mercoledì 11 marzo 2009

La galleria rossa (parte prima)

galleria rossa


Nel suo illuminante saggio di estetica analitica “La trasfigurazione del banale”, uscito da poco per Laterza, Danto inizia facendo un esempio tanto significativo quanto assurdo in relazione all’odierno status dell’arte contemporanea; si tratta del famoso esempio della galleria di quadri rossi.
In questa galleria immaginaria sarebbe allora compreso un dipinto, descritto da Kierkegaard e che troverebbe così vicino al suo stato d’animo travagliato, per via della forte valenza simbolica del colore, in cui sono ritratti gli israeliti che attraversano il mar Rosso e, poiché gli israeliti avevano già attraversato il mare e gli egiziani erano già affogati, l’opera si presenta come un quadrato dipinto di rosso. Accanto a questo dipinto ve ne sarà un altro, estremamente simile, dipinto da un ritrattista danese che “con immensa penetrazione psicologica” ha realizzato un’opera intitolata Lo stato d’animo di Kierkegard.
Vicino ai primi due, dotato di pari somiglianza, vi sarà il dipinto Red Square (Piazza Rossa) “un interessante scorcio di paesaggio moscovita” di un espressionista russo.
Seguirà un’opera minimalista di arte geometrica che, per caso, ha lo stesso titolo del precedente Red Square (Quadrato Rosso), e Nirvana “dipinto surrealista che si basa sulla conoscenza da parte dell’artista, dell’identità ultima degli ordini del Nirvana e del samsara, e della consuetudine, da parte dei detrattori del samsara, di chiamarlo affettuosamente Polvere Rossa".
Ecco poi una splendida natura morta eseguita da un brillante allievo di Matisse, intitolata Tovaglia Rossa, che estremizza le ultime ricerche del maestro in fatto di bidimensionalità e purezza dei colori.
L’oggetto successivo, pur non essendo un’opera d’arte finita, è una tela preparata al minio sulla quale Giorgione, se fosse vissuto di più, avrebbe dipinto il suo capolavoro mai realizzato Conversazione Sacra; è una semplice superficie rossa che riceve valore dal fatto che fu lo stesso Giorgione a prepararla.
Infine ci sarà una semplice superficie dipinta, ma non preparata, con del minio, un mero artefatto, una mera cosa, priva di valore, con sopra del colore rosso.
Con questa opera la galleria è quasi finita, “il catalogo di un’eventuale mostra, a colori, sarebbe monotono, visto che ciascuna illustrazione appare uguale a ogni altra, benché si tratti di riproduzioni di dipinti che appartengono a generi diversissimi tra loro: pittura storica, ritratto psicologico, paesaggio, astrazione geometrica, arte religiosa, natura morta”; l'assurdità di una collezione così uguale e così diversa e il mistero dello statuto dell'arte oggi.

Cfr. A.C. Danto, La trasfigurazione del banale, Bari 2008

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