Chi non lo ha mai pensato una volta osservando l'arte contemporanea? Ora si può fare grazie a iartist, un pò come l'operazione che compie Mike Bidlo con le opere degli artisti storici. In questo caso l'opera, inserita pienamente nel contesto della merce e del consumo, arriva a casa con tanto di pacco e istruzioni e deve essere solo montata. Un pezzo su tutti il celebre teschio di Hirst, ma si possono realizzare anche dei Banksy, la celebre testa di Marc Quinn, Everyone I have Ever slept with 1963-1995 di Tracy Emin. E per riflettere sul concetto di originalità-realtà nell'arte contemporanea, ovvero sulle differenze, tutte filosofiche, che intercorrono tra un oggetto comune e lo stesso oggetto diventato opera e musealizzato, è uscito da poco Oltre Brillo Box. Il mondo dell'arte dopo la fine della storia, di Arthur Danto. Finalmente anche in Italia viene tradotto il celebre saggio The artworld (in parte fruibile in inglese qui), ampliato e aggiornato: "Analizzando in modo critico la complessa relazione tra interpretazione, storia, teoria e pratica nell'arte, e con uno stile improntato alla chiarezza espositiva, "Oltre il Brillo Box" prende le distanze da un passato dominato dal paradigma tradizionale delle arti visive e ci proietta nell'attualità di un mondo caratterizzato da opere d'arte indiscernibili dagli oggetti ordinari: è il mondo in cui viviamo, costantemente alla ricerca di una risposta alla domanda "che cos'è l'arte?". Naturalmente, per entrare in queste problematiche, si sconsiglia l'inutile testo, seppur divulgativo, di Bonami "Lo potevo far anch'io".
Visualizzazione post con etichetta Danto. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Danto. Mostra tutti i post
venerdì 4 marzo 2011
Posso farlo anch'io
sabato 15 maggio 2010
e dopo la fine dell'arte?
Quale sottile filo lega le due immagini in alto? Una presenta un'icona di Madonna con bambino della fine del 900 a.c., l'altra le celebri Brillo Box di Wahrol. Entrambe si possono trovare in un manuale di storia dell'arte ma cosa realmente le unisce, al di la dell'ormai abusata teoria dell'evoluzione per cui il progresso automaticamente fa progredire ogni fenomeno? Naturalmente le categorie che usiamo per analizzare le due opere sono diverse ma, per convenzione, entrambe fanno parte di un sistema strutturato che prende il nome di Storia dell'arte, sistema frutto di relative periodizzazioni e inevitabili riduzioni concettuali. La questione dell’arte, quando è posta al livello generale di “che cos’è l’arte?”, probabilmente non ha risposta, riferisce Nigel Warburton nel suo saggio La questione dell'arte. A riguardo prendo spunto dal significativo articolo del prof. Rodolfo Papa che, riflettendo sulle teorie contemporanee dell'arte, contro il concetto rassicurante e indistinto di “arte” che, per tutto contenere, nulla comprende, afferma che l'arte è il frutto innovativo della spiritualità cristiana e che l'era dell’arte va sostanzialmente dal XIII al XVIII secolo.
Da una parte, come teorizza Hans Belting nel fondamentale testo Il culto delle immagini. Storia dell'icona dall'età imperiale al tardo Medioevo, vi sarebbe la pre-arte; in questo periodo le immagini sacre, infatti, non erano considerate "arte" ma oggetti di venerazione che recavano in sé una tangibile presenza del sacro.
Dall'altra una post-arte dove, come illustrato da Danto in Dopo la fine dell'arte. L'arte contemporanea e il confine della storia, troviamo conclusa la parabola della “rassicurante cornice narrativa”. Danto, infatti, costruisce una narrazione a partire dal concetto di “fine dell’arte”, analizzando ciò che accade dopo la fine dell’arte, indicando questo “dopo” come un momento storico preciso, che si individua nell’assenza di principi come unico principio regolatore.
Quale sarebbe la causa di questa morte?Come afferma Papa come il Cristianesimo è stato l’inizio stesso dell’arte, così il volontario rifiuto di questo ne hasancito la fine: insieme alla visione cristiana del mondo, è stato abbandonato il fondamento metafisico della bellezza e il valore veritativo dell’arte.
L'argomento è affascinante e di certo non può trovare conclusione in un post, rimando pertanto all'articolo completo di Papa e ad altri suoi scritti che approfondiscono maggiormente il concetto di arte e, in particolare, il concetto di arte cristiana.
domenica 18 aprile 2010
Danto on art - Una lezione in podcast
Arthur Coleman Danto è un critico d'arte statunitense; i suoi scritti hanno aperto significativi dibattiti circa lo statuto ontologico dell'opera d'arte e l'esperienza della bellezza. Le sue teorie estetiche e l'idea di teorizzare una sorta di filosofia dell'arte sono a tutt'oggi in discussione quali punti di riferimento imprescindibili per la critica d'arte contemporanea. Segnalo naturalmente il suo testo più famoso La trasfigurazione del banale e questa lezione in podcast, dal titolo Danto on Art, fruibile e scaricabile dal sito http://www.partiallyexaminedlife.com/ oppure da questo link. Interessanti, a riguardo, anche i commenti dello stesso Danto apparsi sulla sua pagina su facebook. Per concludere una recensione all'Abuso della Bellezza.
mercoledì 11 marzo 2009
La galleria rossa (parte prima)

Nel suo illuminante saggio di estetica analitica “La trasfigurazione del banale”, uscito da poco per Laterza, Danto inizia facendo un esempio tanto significativo quanto assurdo in relazione all’odierno status dell’arte contemporanea; si tratta del famoso esempio della galleria di quadri rossi.
In questa galleria immaginaria sarebbe allora compreso un dipinto, descritto da Kierkegaard e che troverebbe così vicino al suo stato d’animo travagliato, per via della forte valenza simbolica del colore, in cui sono ritratti gli israeliti che attraversano il mar Rosso e, poiché gli israeliti avevano già attraversato il mare e gli egiziani erano già affogati, l’opera si presenta come un quadrato dipinto di rosso. Accanto a questo dipinto ve ne sarà un altro, estremamente simile, dipinto da un ritrattista danese che “con immensa penetrazione psicologica” ha realizzato un’opera intitolata Lo stato d’animo di Kierkegard.
Vicino ai primi due, dotato di pari somiglianza, vi sarà il dipinto Red Square (Piazza Rossa) “un interessante scorcio di paesaggio moscovita” di un espressionista russo.
Seguirà un’opera minimalista di arte geometrica che, per caso, ha lo stesso titolo del precedente Red Square (Quadrato Rosso), e Nirvana “dipinto surrealista che si basa sulla conoscenza da parte dell’artista, dell’identità ultima degli ordini del Nirvana e del samsara, e della consuetudine, da parte dei detrattori del samsara, di chiamarlo affettuosamente Polvere Rossa".
Ecco poi una splendida natura morta eseguita da un brillante allievo di Matisse, intitolata Tovaglia Rossa, che estremizza le ultime ricerche del maestro in fatto di bidimensionalità e purezza dei colori.
L’oggetto successivo, pur non essendo un’opera d’arte finita, è una tela preparata al minio sulla quale Giorgione, se fosse vissuto di più, avrebbe dipinto il suo capolavoro mai realizzato Conversazione Sacra; è una semplice superficie rossa che riceve valore dal fatto che fu lo stesso Giorgione a prepararla.
Infine ci sarà una semplice superficie dipinta, ma non preparata, con del minio, un mero artefatto, una mera cosa, priva di valore, con sopra del colore rosso.
Con questa opera la galleria è quasi finita, “il catalogo di un’eventuale mostra, a colori, sarebbe monotono, visto che ciascuna illustrazione appare uguale a ogni altra, benché si tratti di riproduzioni di dipinti che appartengono a generi diversissimi tra loro: pittura storica, ritratto psicologico, paesaggio, astrazione geometrica, arte religiosa, natura morta”; l'assurdità di una collezione così uguale e così diversa e il mistero dello statuto dell'arte oggi.
In questa galleria immaginaria sarebbe allora compreso un dipinto, descritto da Kierkegaard e che troverebbe così vicino al suo stato d’animo travagliato, per via della forte valenza simbolica del colore, in cui sono ritratti gli israeliti che attraversano il mar Rosso e, poiché gli israeliti avevano già attraversato il mare e gli egiziani erano già affogati, l’opera si presenta come un quadrato dipinto di rosso. Accanto a questo dipinto ve ne sarà un altro, estremamente simile, dipinto da un ritrattista danese che “con immensa penetrazione psicologica” ha realizzato un’opera intitolata Lo stato d’animo di Kierkegard.
Vicino ai primi due, dotato di pari somiglianza, vi sarà il dipinto Red Square (Piazza Rossa) “un interessante scorcio di paesaggio moscovita” di un espressionista russo.
Seguirà un’opera minimalista di arte geometrica che, per caso, ha lo stesso titolo del precedente Red Square (Quadrato Rosso), e Nirvana “dipinto surrealista che si basa sulla conoscenza da parte dell’artista, dell’identità ultima degli ordini del Nirvana e del samsara, e della consuetudine, da parte dei detrattori del samsara, di chiamarlo affettuosamente Polvere Rossa".
Ecco poi una splendida natura morta eseguita da un brillante allievo di Matisse, intitolata Tovaglia Rossa, che estremizza le ultime ricerche del maestro in fatto di bidimensionalità e purezza dei colori.
L’oggetto successivo, pur non essendo un’opera d’arte finita, è una tela preparata al minio sulla quale Giorgione, se fosse vissuto di più, avrebbe dipinto il suo capolavoro mai realizzato Conversazione Sacra; è una semplice superficie rossa che riceve valore dal fatto che fu lo stesso Giorgione a prepararla.
Infine ci sarà una semplice superficie dipinta, ma non preparata, con del minio, un mero artefatto, una mera cosa, priva di valore, con sopra del colore rosso.
Con questa opera la galleria è quasi finita, “il catalogo di un’eventuale mostra, a colori, sarebbe monotono, visto che ciascuna illustrazione appare uguale a ogni altra, benché si tratti di riproduzioni di dipinti che appartengono a generi diversissimi tra loro: pittura storica, ritratto psicologico, paesaggio, astrazione geometrica, arte religiosa, natura morta”; l'assurdità di una collezione così uguale e così diversa e il mistero dello statuto dell'arte oggi.
Cfr. A.C. Danto, La trasfigurazione del banale, Bari 2008
Iscriviti a:
Post (Atom)