mercoledì 29 dicembre 2010

Giuditta e Oloferne

(via ahitinsweden, hristos)
Art in Motion.



L'ossessione e la dinamica del gesto in una gif che anima varie versioni barocche della Giuditta e Oloferne. (via absurdlakefront). Rappresentazione differenziata o moto continuo.

Michelangelo Merisi da Caravaggio - Judith Beheading Holofernes, 1598-99
Artemisia Gentileschi - Judith Slaying Holofernes, ~1612-1614 Naples version
Artemisia Gentileschi - Judith Slaying Holofernes, ~1614-1620
Valentin De Boulogne - Judith and Holofernes, 1626

martedì 28 dicembre 2010

John Cage e Duchamp

“Music for Marcel Duchamp” è una composizione di John Cage per pianoforte, in cui lo strumento viene “preparato” inserendo, a cavallo delle tre corde che ne compongono una nota, sette striscioline di feltro, una di gomma e una vite a distanze prestabilite; questo aggiustamento porta ad una modifica degli armonici e ad un suono, che ricorda vagamente quello di un clavicembalo.


giovedì 23 dicembre 2010

Il primo presepe e l'ultima natività

Un augurio di Buon Natale a tutti i lettori con l'immagine del primo presepe della storia dell'arte, di Arnolfo di Cambio, realizzato nel 1291 in Santa Maria Maggiore Tiberina a Roma, rendendo omaggio alla devozione delle reliquie della mangiatoia e delle fasce del Bambino Gesù che fanno della Basilica mariana la Betlemme d'Occidente. E con una Natività recentissima, del 2007, realizzata dal pittore Rodolfo Papa per la Chiesa di Sant’Andrea Apostolo, a Jelsi.



«E’ chiaro che, quando tu abbia visto che colui che è incorporeo è diventato uomo a causa tua, allora farai l’immagine della sua forma umana. Quando l’invisibile sia diventato visibile per la carne, allora raffigurerai l’immagine di lui che è stato visto; quando colui che nella sovrabbondanza della sua natura è senza corpo e senza figura, incommensurabile ed intemporale, quando colui che è immenso e sussitente nella forma di Dio, sia sia invece ristretto alla misura ed alla grandezza, dopo aver preso la forma di schiavo, e si sia cinto della figura del corpo, allora riproduci la sua forma su di un quadro, ed esponi alla vista colui che ha accettato di essere visto» (Giovanni Damasceno, Primo discorso apologetico contro coloro che calunniano le sante immagini). (DelVisibile)

Da Munari alla scimmia

Qualche consiglio di lettura per le feste. Ce ne sarebbero tanti ma scelgo qualcosa di leggero e piacevole.

Il primo è un fumetto di Alessandro Baronciani: Le ragazze dello studio di Munari.
Per sfuggire al dolore di essere stato lasciato dalla sua fidanzata, Fabio, libraio e collezionista di libri usati e di antiquariato, si rifugia in un mondo fatto di film e libri del designer Bruno Munari. Il risultato sarà però una complicata relazione sentimentale con tre ragazze contemporaneamente, tre amori fra cui Fabio non riesce a scegliere quale possa essere quello vero.










Il secondo è un libro di pseudobiografie. Di Francesca Bonazzoli: L'inganno della scimmia.
Si tratta di lettere, dialoghi  o discorsi di venti artisti scritti dall'autrice sulla base di precise fonti storiche e biografiche. Non tutte sono all'altezza ma si conoscono molti retroscena della vita degli artisti. Il vizio del gioco che ogni notte trascina nel fango Guido Reni, divin pittore della Controriforma; l'avarizia di Michelangelo, controllato speciale dell'Inquisizione; i veleni dell'alchimia che conducono alla morte Parmigianino e la grettezza di Velázquez che rinuncia all'amore per inseguire il potere. L'ipocondria di Munch, l'erotismo morboso di Schiele, l'inettitudine di Vermeer, fantoccio nelle mani della ricca suocera, e le false testimonianze di Rembrandt per far internare l'ex amante e non pagarle un vitalizio. Ma anche la gioia di vivere e la nostalgia di Rubens per gli anni della gioventù trascorsi in Italia, gli uomini di Suzanne Valadon e le passioni di Sofonisba Anguissola, fra la Sicilia e la severa corte di Spagna. Dietro i capolavori di venti grandi artisti, rancori, tradimenti, avvelenamenti, debolezze e sogni mai confessati nelle pagine ufficiali della storia dell'arte. In queste immaginarie autobiografie senza censure, i genii della pittura tolgono la maschera e tornano a essere semplici uomini.

mercoledì 22 dicembre 2010

Arte e musica su youtube

Segnalo questo canale su youtube Argesarge, un canale che, oltre a condividere dell'ottima musica (tra l'altro rari e bellissimi pezzi del '600 napoletano a metà tra musica colta e folclorica) è sempre attento alla presentazione dei filmati unendo alla musica, delle opere d'arte molto spesso adattissime. Vi è nella scelta delle opere un grande gusto, oltre che una spiccata conoscenza della storia dell'arte.

martedì 21 dicembre 2010

Ah, che rebus!


Segnalo questo celebre ritratto di Lorenzo Lotto ("Ritratto di Lucina Brembati" 1518) poiché, oltre ad essere un superbo notturn,o riserva una curiosità. Se si nota bene la falce di luna sullo sfondo presenta due lettere "CI". Risolvendo il facile rebus esce fuori, appunto, il nome di Lucina. Nel Cinquecento i letterati chiedevano l’ausilio dei pittori per tramutare le parole in “ieroglifici”. Si sviluppò così da una forma di crittografia la pratica del rebus, che in qualche caso veniva utilizzata anche nei quadri. 


Col suo piccolo enigma Lotto presuppone uno spettatore "amante dei giochi a chiave e degli esercizi di intelligenza", suggerisce il critico Mauro Lucco che ha curato la mostra "Ah, che rebus! Cinque secoli di enigmi fra arte e gioco in Italia" aperta a Roma a Palazzo Poli (fino al prossimo 8 marzo). E in verità simili giochi erano nel Cinquecento diffusi, e ben più ricchi e vasti del rebus lucinesco. Basta guardare il Libro d’arme & d’amore di Andrea Baiardo, per esempio, che è una specie di rebusistica graphic novelrinascimentale, per farsene un’idea. Anche se, va detto, fino all’Ottocento il rebus, e la mostra lo illustra con abbondanza d’esempi, era più un’esibita capacità di tradurre parti delle parole di un testo in immagini costruendo così testi misti facilmente intelligibili che l’elaborazione di una vignetta misteriosa fregiata di lettere qua e là, del tutto impenetrabile a prima vista. (L'articolo su La Stampa).



E che dire di questo particolare dal San Girolamo del Dossi?Si tratta dell'unica opera firmata dell'artista ferrarese, pittore ironico e brillante. Curiosamente, il nome non è reso in modo diretto ma sottoforma di rebus: in basso a destra e in primo piano compare una D maiuscola attraversata da un OSSO.


Vi lascio a risolvere, invece, questo bellissimo rebus di Stefano Della Bella, sulla fortuna. 

domenica 19 dicembre 2010

Catherine's Room

Catherine’s room del 2001 di Bill Viola si ispira alla predella della Santa Caterina di Andrea di Bartolo, per la riproposizione della stanza, strutturata in una severa prospettiva centrale, dove si muove la figura della donna durante il giorno, dedita a pratiche "ascetiche" e spirituali che si rifanno alla cultura zen e buddista. Come The Greeting è ispirata alla Visitazione del Pontormo e Emergence alla Pietà di Masolino, anche qui vi è una ripresa della pittura rinascimentale, anche se il punto di partenza è concettualmente e spiritualmente diverso.




La Pie di Monet


Un quadro che mi ha sempre affascinato e che si adatta bene a questi giorni di neve e freddo. Spira da questa tela una sensazione di silenzio e di calma ma non solitudine, bensì il senso dell'attesa in una serena mattinata dopo la tempesta. 
Durante l'inverno del 1868, approfittando di un soggiorno vicino a Etretat, Claude Monet, che aveva appena 28 anni, realizza questo capolavoro di equilibrio pittorico. Il formato non è quello comune per un paesaggio. Il pittore, attento ai giochi dei contrasti, lavora con l'ombra e la luce utilizzando una gamma minima di colori: bianco, nero, marrone e blu. L'esercizio è rischioso ma Monet risolve sapientemente le differenti densità della neve con l'inserimento, più o meno forte, di colori nel bianco, conferendo per contrasto alle zone una luminosità eccezionale. La sensazione di quiete non dipende solo dal trattamento cromatico, ma anche dal rigore della composizione. il muretto divide la tela in due parti orizzontali uguali. al di sotto il campo di neve e l'ombra; sopra la casa e il cielo. L'orizzontalità è controbilanciata dalla verticalità degli alberi, e solo la gazza rimane decentrata rompendo l'equilibrio. Scrive al suo amico Bazille "Passeggio attraverso la campagna, che è molto bella qui e che trovo più piacevole d'inverno che d'estate".
La Pie fu rifiutata all'Esposizione dalla giuria del Salon del 1869 ma c'era già fermento nell'aria poiché la tela fu dipinta cinque anni prima della nascita ufficiale dell'Impressionismo.
Dal 1984 è al museo d'Orsay.

sabato 18 dicembre 2010

I nuovi mecenati


I mecenati moderni sono anche questi che, grazie alla prima sottoscrizione su internet per acquistare un'opera d'arte, hanno permesso che restasse al Louvre “Le Tre Grazie”, di Lucas Cranach dichiarato “tesoro nazionale”, messo in vendita da un collezionista privato col rischio di finire all'estero. E forse ha ragione Luca Beatrice che, dal Giornale, così scrive "A questo punto in Italia si sarebbe chiesto un intervento pubblico che, visti i tempi, certamente sarebbe stato negato. E via a protestare di tagli e insensibilità dei governanti. Ma i cugini transalpini sono maestri nell’inventare le soluzioni più disparate: così dal 13 novembre è stato lanciato sul web e sui giornali un appello popolare per l’acquisto.Bastava entrare nel sito www.troisgraces.fr e inviare la pro pria sottoscrizione. Lo slogan «Tutti mecenati »".

Una ricostruzione degli intermezzi per "La Pellegrina"

Questo post è dedicato agli appassionati di iconografia, una vera chicca di filologia che ricostruisce nientemeno che i celeberrimi intermezzi organizzati da Giovanni de’ Bardi per la rappresentazione della commedia “La Pellegrina”, con i costumi e le scenografie disegnate e realizzate da Bernardo Buontalenti e le musiche composte da Emilio De' Cavalieri. Aby Warburg compì a riguardo uno studio magistrale che, partendo dai disegni dei costumi, indagava in profondità l'ambiente di corte mediceo e la realtà storica della committenza, poiché, come illustrato anche da Burchkardt "le feste italiane nella loro forma più elevata furono un vero passaggio dalla vita all'arte". L'impressione, dato l'eccessivo uso del tecnicolor e qualche effetto speciale di troppo, può risultare sgradevole, forse a volte kitsch, ma le scene, i costumi e le musiche sono originali e il colpo d'occhio è veramente suggestivo.
I sei Intermezzi si caratterizzano come pantomime di gusto antico, accompagnati da madrigali, incentrati sul potere della musica e modellati sulle indicazioni di scrittori antichi. 
Tre di queste rappresentazioni si configurano come allegorie platoniche sulla musica mondana (I-“L’Armonia delle sfere”, IV-“La Regione de’ Demoni”, VI-“La discesa di Apollo e Bacco insieme col Ritmo e l’Armonia”), mentre le restanti come allegorie della musica humana (II-“La gara fra Muse e Pieridi”, III-“Il combattimento pitico d’Apollo”, V-“Il canto d’Arione”).

Alcuni bozzetti del Buontalenti.







La registrazione di questa riproposizione-riadattamento è del 1986 ad opera della Taverner Consort, condotta da Andrew Parrot. Tra gli interpreti si segnalano Emma Kirkby, Tessa Bonner, Emily Van Evera, Evelyn Tubb (sopranos), Mary Nichols, Terry Anderson, Catherine Woolf (altos), Nigel Rogers, Andrew King, Mark Padmore, Charles Daniels, Rogers Covey-Crump (tenors), Alan Ewing, John Milne, Richard Wistreich (basses).
(I filmati vanno dall'1 all'8, proponiamo in basso l'inizio)

mercoledì 15 dicembre 2010

Novecento sedotto

E proprio oggi che ho scritto un post sul ritorno al figurativo apprendo di questa singolare quanto coraggiosa mostra: Novecento sedotto. Il fascino del Seicento tra le due guerre da Velàzquez a Annigoni, allestita in coincidenza con le celebrazioni del centenario dalla nascita del noto artista toscano, che ha come intento principale il rilancio e la riscoperta del museo monografico di Pietro Annigoni. Si tratta di un percorso innovativo ed affascinante presso il neonato Museo Annigoni (Villa Bardini, Costa San Giorgio 2), dove, fino al 9 gennaio è ancora in corso la mostra su Caravaggio e caravaggeschi. L’allestimento mette insieme 50 opere di autori italiani e internazionali che, a cavallo fra le due guerre, hanno vissuto il fascino della pittura seicentesca. Una sorta di passione che accomunò molti autori attorno alla grande Mostra della pittura italiana del Seicento e del Settecento, allestita nel 1922 a Firenze. Un evento unico, che presentò sotto un’altra luce oltre mille opere del diciassettesimo secolo e per la prima volta raccolse sotto lo stesso tetto diverse opere del Caravaggio, al tempo ancora dimenticato. L’interesse verso la pittura del seicento investì artisti come Giorgio De Chirico, Primo Conti, Achille Fucini , Pietro Annigoni, le cui opere in mostra dialogano con i capolavori di Artemisia Gentileschi, Jusepe de Ribera, Diego Velázquez.

Il percorso:

I. Attualità del Seicento negli anni Venti


Declinazioni del gusto tra Firenze, Roma e Milano
Mentre a Firenze si teneva nel 1922 la “Mostra della pittura italiana del Seicento e del Settecento”, l’eco degli studi sul Seicento attraversava l’Italia, inserendosi tra i movimenti e gli interessi individuali degli artisti. Alcuni di essi ne furono dichiaratamente affascinati, altri ne accolsero alcuni influssi, mostrandosi molto sensibili a quel gusto. Questo dialogo è esemplificato nel percorso espositivo da confronti tra opere del Novecento e del Seicento, uno per tutti l’accostamento tra Dopo il bagno di Primo Conti e la Susanna di Felice Carena, alla maestosa Betsabea al bagno di Artemisia Gentileschi.

Critici e collezionisti
Allestita come una sorta di “corridoio degli uomini illustri”, la sezione presenta i ritratti di alcuni dei critici che presero parte, nel Novecento, al recupero della pittura del XVII secolo: Matteo Marangoni, Roberto Longhi, Ugo Ojetti e Giorgio de Chirico, il primo a parlare di «mania del Seicento». Accanto a loro, sono rappresentati alcuni dei collezionisti che contribuirono a nutrire la fortuna del secolo, come i coniugi Contini Bonacossi.

II. Il gusto del Seicento attraverso i generi e le tecniche


La natura morta
Allestite come una piccola e preziosa quadreria, le opere di Conti, Socrate, Marussig, Dudreville, Trombadori, De Chirico, Annigoni, testimoniano come gli artisti moderni seppero vivacemente interpretare il genere seicentesco della natura morta.

Il paesaggio
Al tema del paesaggio è dedicato un approfondimento che ancora una
volta prende spunto dalle analogie che i critici del primo Novecento avevano colto tra le opere di artisti noti dell’epoca e quelle di artisti attivi tra Sei e Settecento. In particolare la sezione è dedicata al tema del paesaggio nella pittura di Pietro Annigoni, a confronto con lo stesso genere affrontato da Anton Francesco Peruzzini, artista vissuto a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo.

III. Da Caravaggio alla realtà moderna


Interpretazioni dell’arte del Seicento intorno agli anni Quaranta
La sezione ha il suo fulcro nell’opera Bacco all’osteria del pittore armeno Gregorio Sciltian, con i suoi dichiarati riferimenti al Caravaggio e a Velázquez. Le suggestioni della pittura del Seicento sono inoltre documentate in questa sala da opere moderne di Pietro Annigoni e Antonio Bueno che dialogano con quelle seicentesche di Jusepe de Ribera e Diego Velázquez, il cui Acquaiolo, restaurato per l’occasione, risalta per la sua alta qualità pittorica.

Luci e ombre seicentesche nel cinema
L’ispirazione al Seicento transiterà anche nel cinema. Come caso paradigmatico, si presenta il fotogramma finale di Mamma Roma (1962) con la morte di Ettore. La scena, diretta dalla regia di Pier Paolo Pasolini, brillante allievo di Roberto Longhi, evoca i chiaroscuri e la composizione del Compianto sul Cristo morto di Orazio Borgianni.






Ritorno alla figurazione

Segnalo questo interessante blog http://artodyssey1.blogspot.com/ che si occupa di figurazione, ovvero segnala artisti figurativi da tutto il mondo. Le opere non sempre sono all'altezza, molte sono anacronistiche, altre tecnicamente deboli, altre sono riproposizioni di movimenti passati, altre troppo spinte verso tematiche mistico-simboliche ermetiche e stucchevoli, ma tutte segnalano come la forma non sia mai passata di moda, anzi, sia sempre più riscoperta e rivalutata in ogni continente. L'elenco degli artisti è lunghissimo, segnalo il tag con gli artisti italiani e posto qualche loro immagine. Per il resto riporto l'ultimo post dal blog Almanacco Romano, sito coltissimo con osservazioni illuminanti e puntuali circa l'odierna arte contemporanea; più che altro un monito contro l'allontanamento della figurazione dalla semplicità dei concetti.

L’arte di oggi – non gli inganni dei ciarlatani –, quella che pur esiste e resiste, ma che si addentra per la strada a senso unico, conducendoci nei meandri dell’angoscia – immagini che si negano il volto, versi che anche mirabili nella costruzione ritmica rinunciano alla punteggiatura, alle pause che smorzano le ossessioni, musiche che rifuggono impaurite da qualsiasi accenno melodico –, l’arte dell’asperità perseguìta ormai da eremiti alquanto nobili, lontani da mondanità e mode, somiglia impressionantemente alla religione protestante. Contraria alle consolazioni facili, finisce per rigore un po’ diabolico con l’ignorare qualsiasi consolazione. L’artista come il sacerdote universale luterano deve incaponirsi ad avvelenare la dolcezza del mondo per mostrare soltanto l’aspetto tragico. Nessun cibo per i sensi, nutrimento amaro invece per l’intelletto affinché demistifichi ogni illusione, testimoni con mistica scabra della vuotaggine del reale, anche se la mistica un tempo provava a dire la contentezza traboccante per ogni alba che si ripete. Quel forzare i confini del dicibile per eccesso di amore, da parte della creatura che prova a intonare un Magnificat straripante, era la sua gloria e talvolta la sostanza del linguaggio speciale dell’arte. Oggi, festa di santa Lucia, protettrice della vista, gli artisti che si denominano ‘visivi’ dovrebbero meditare sullo sguardo cattolico posato sul mondo redento e bellissimo. Nelle tenebre di quello che era, fino alla riforma gregoriana del calendario, il giorno più oscuro dell’anno, la Chiesa celebra la santa che richiama la luce anche nel nome: nella «valle di lacrime» terrena, l’occhio deve saper vedere lo splendore.











martedì 14 dicembre 2010

Arte demenziale o perdita dell'aura

Provocatorio e irridente articolo di Luca Beatrice sulla pagine del Giornale, dove analizza il fenomeno, molto comune su facebook, della manipolazione in chiave demenziale di opere d'arte (il gruppo Opere d'Arte Idiote). Qualcuna è anche simpatica, come la cena pulp di Emmaus del Caravaggio o il David obeso; la Maja(la) desnuda è quasi geniale. Tra i soggetti preferiti si segnala la Gioconda e l'Urlo di Munch. Per il resto solo una profonda perdita dell'aura. Fra qualche anno ci ritroveremo di questo passo come in quella scena di Futurama dove il tiro al piattello si faceva con le tele di Leonardo.

«Stupido come un pittore». È ciò che diceva di sé Martin Kippenberger, uno degli artisti più trasgressivi e provocatori transitati sulla terra alla fine dello scorso secolo (per intenderci, è quello della rana crocefissa), avendo compreso quanto fosse difficile dire qualcosa di nuovo e intelligente attraverso una tecnica ormai inadatta ai tempi. A metà anni ’90, peraltro, andò di moda per un breve periodo la corrente soprannominata «Bad Painting», cattiva nei contenuti e pessima nella forma, sponsorizzata da Charles Saatchi che poi se ne pentì in fretta. Il teorico del gruppo, Martin Maloney, spiegava che i pittori avrebbero dovuto dipingere come dei dilettanti, con uno stile trasandato che ne lasciasse trapelare la totale incapacità. E così anche la pittura finisce per perdere l’aura, scivolando nel ridicolo, nel brutto senza appello.
Il fatto è che, a differenza di altri linguaggi, la pittura schifosa inevitabilmente fa ridere, perché sembra il manufatto di un cretino. Non che qualcuno non ci avesse già provato: l’Andy Warhol intento a replicare l’Ultima Cena leonardesca o i quadri metafisici di de Chirico hanno raggiunto inquietanti vette comiche, per non dire di un altro americano, Mike Bidlo, che per anni ha riprodotto in pittura l’orinatoio di Duchamp. Come non avesse portato abbastanza guai l’originale...
Questo genere di arte, paragonato al cinema o alla tv, andrebbe iscritto nel sottosettore della parodia: la messa alla berlina di un quadro, un film o un testo serio, accentuandone ipertroficamente le assurdità, i paradossi, equivocando coi doppi sensi... Se cercate in facebook la pagina «Opere d’arte idiote», tra le centinaia di immagini postate potreste trovarci qualcosa di interessante e una sorta di linea estetica involontaria sul nostro presente, dove la stupidità è davvero un valore aggiunto.
Basta un normale programma grafico per rielaborare un’immagine, estrapolandone un particolare o aggiungendovene un altro completamente fuori contesto, allo scopo di alterarne il significato. Infinite variazioni sul tema che rileggono un’opera d’arte del passato. In testa a questa particolare classifica c’è ancora la Gioconda, già sbeffeggiata da Duchamp con un bel paio di baffi, quindi l’Urlodi Munch, un dipinto che ha avuto il torto di portarsi addosso un così tragico significato da apparire francamente insopportabile. Ad esempio la Gioconda interpreterà il ruolo di una cicciona alla Botero o di Bart Simpson, di un gangsta rap o di un cyborg o di una bionda appena uscita dal chirurgo estetico; può partecipare a un party lesbo o andarsene sulla luna, finché, sfinita, deciderà di uscirsene dal quadro. Per quanto riguarda l’Urlo, i navigatori di facebook si domandano perché diavolo quello strano individuo debba strillare così forte: ha fatto gol, l’hanno spaventato, molestato o, magari, gli hanno soffiato una vuvuzela nell’orecchio?
Un critico sveglio potrebbe inventarsi la nuova tendenza dell’«arte demenziale» e selezionare lacréme in questo crescente campionario di idiozie. Qualcosa di spiritoso e acuto qua e là appare, come il Dejeneur sur l’herbe trasformato in uno strip poker, i famosi Coniugi Arnolfini in stile Playmobile e il mondo di Escher rifatto con il Lego. Abbiamo anche un Picasso del periodo blu che ritrae Keith Richards e Darth Vader dentro il paesaggio romantico per eccellenza, le montagne avvolte della nebbia da Caspar Friedrich. Una risata la strappa anche la Maja(la) Desnuda che riceve la visita, certamente gradita, di Rocco Siffredi.
Nel book fotografico delle «Opere d’arte idiote» ci finiscono anche degli artisti veri, o quanto meno convinti sulla carta di contare sulla legittimità del proprio mestiere. In primis uno dei massimi esponenti della street art, il famigerato Banksy, che ancora non riusciamo a distinguere da un vero cialtrone. Quindi Filippo Panseca, negli anni Ottanta inventore delle faraoniche scenografie per Bettino Craxi ai convegni del Psi, autore di un ciclo di dipinti sugli Amori di Silvio; infine Giuseppe Veneziano, pittore pop piuttosto noto in Italia, che riesce sempre a fare incazzare qualcuno nonostante i colori zuccherosi e infantili dei suoi quadri, una sapiente e cinica mescolanza tra sacro e profano, pornografia e innocenza, infanzia e depravazione. Lui sì, perfettamente consapevole che l’idiozia è strettamente connessa al fare arte, anzi addirittura necessaria. Che l’intellettualismo sia ormai lontano anni luce dalla cultura del presente lo dimostra proprio la crescente quantità di immagini postate in questa categoria, dove l’accesso è libero e bisogna farsi largo tra le scemenze per trovare quel non molto di buono che c’è in giro, in Rete o in galleria.





E se proprio vogliamo dirla tutta preferisco quest'altro gruppo (Anche le Statue e i Quadri parlano) dove l'ironia è maggiore, e anche l'effetto. Alcuni dialoghi sono geniali ed esilaranti. Ecco un selezione:






domenica 12 dicembre 2010

Come lavorava Caravaggio?


Riporto il comunicato stampa di questa interessantissima esposizione che cerca di indagare, attraverso ipotesi e ricostruzioni, il metodo di lavoro di Caravaggio durante la sua permanenza a Roma.

"Per le celebrazioni del quarto centenario dalla morte di Caravaggio, il prossimo 21 dicembre 2010 la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma, diretta da Rossella Vodret, presenterà una mostra del tutto inedita e in forma sperimentale e didattica per ricostruire la bottega di Caravaggio nelle cosiddette “Sale Quattrocentesche” di Palazzo Venezia.
La mostra, dal titolo “Caravaggio. La Bottega del Genio”, è organizzata dalla società Munus e ha come main sponsor Banca Etruria.
L’idea nasce dal fatto che, nonostante l’imponente bibliografia su Caravaggio, la sua tecnica esecutiva – cioè in che modo Caravaggio realizzava i suoi splendidi capolavori - è ancora un mistero, oggetto ancora oggi di studi approfonditi e specialistici. 
Per cercare di capire meglio i suoi processi creativi ed entrare nei meccanismi delle sue composizioni e del suo singolare approccio alla realizzazione delle sue opere di sconvolgente modernità, sarà presentata nelle “Sale Quattrocentesche” un’ipotesi di allestimento dello studio di Caravaggio negli anni romani.

L’ipotesi, basandosi sulle recenti ricerche, prende spunto dalle fonti contemporanee all’artista, da quelle letterarie quali Mancini, Baglione, Sandrart, Bellori a quelle archivistiche come l’Inventario delle robbe del 1605, che elenca i beni posseduti dal pittore nel 1605. È da queste fonti, infatti, che è possibile desumere alcuni dati fondamentali per capire la tecnica usata da Caravaggio sia per ricreare la luce che illumina i suoi modelli, sia per indagare i modi utilizzati per la loro riproduzione sulla tela, anche attraverso l’utilizzazione di strumenti ottici, quali specchi e lenti, di cui l’artista probabilmente si serviva.
La mostra di Palazzo Venezia - ideata da Rossella Vodret e curata da Claudio Falcucci - presenterà le più importanti ipotesi avanzate dagli studiosi specialisti di questo argomento, tenendo presenti le conoscenze scientifiche dell’epoca di Caravaggio e offrendo al visitatore l’opportunità per comprendere la lettura, in chiave documentale, della complessità del dipingere del grande Maestro lombardo, sia dal punto di vista tecnico che concettuale.

Verranno messe in opera quattro ipotesi di ricostruzione delle tecniche esecutive di Caravaggio utilizzando come modelli sculture in vetroresina: dalla Canestra di frutta al San Girolamo scrivente, dal Bacchino malato alla Medusa.
Le prime tre ipotesi saranno in relazione alla Canestra e si baseranno sul ricorso a lenti, fori stenopeici - un semplice foro posizionato al centro di un pannello che funge da obiettivo - e specchi per la proiezione del soggetto sulla tela come guida per l’esecuzione pittorica, ma soprattutto come mezzo per osservare la realtà.
La Magia Naturale di Giovan Battista della Porta (1558, ma riedito con ampliamenti nel 1584, periodo nel quale Caravaggio studiò a Milano presso la bottega di Simone Peterzano) è una delle fonti che può aver ispirato questo metodo. La canestra di frutta, che sarà presente nell’allestimento grazie a una ricostruzione realizzata in vetro resina sul modello originale, verrà proiettato su tre tele per verificare la diversa messa a fuoco dell’oggetto osservato.

La quarta ipotesi consisterà nell’impiego di uno specchio piano, il cosidetto specchio grande citato nel prima ricordato Inventario delle robbe, usato come piano di riflessione per i modelli. Praticamente uno schermo di traduzione ottica bidimensionale della composizione scenica. Il visitatore potrà direttamente porsi al posto del pittore, vivere la scena visualizzando il modello nello specchio così come potrebbe averlo collocato Caravaggio nel mettere a punto la sua composizione, vedere accanto a lui la tela preparata con lo stesso tono e le medesime incisioni presenti nell’originale. Il modello, in questo caso, sarà il San Girolamo scrivente della Galleria Borghese, anch’esso realizzato in vetroresina in dimensioni al naturale. L’uso dell’immagine riflessa per lo studio del chiaroscuro e dello scorcio verrà illustrato e commentato attraverso i trattati di Leonardo, Leon Battista Alberti e Filarete.

Alla mostra sarà abbinato un ciclo di conferenze, che si svolgeranno tra gennaio e febbraio, a Palazzo Venezia, con cadenza settimanale, ideato da Rossella Vodret e curato da Marco Cardinali e da Maria Beatrice De Ruggieri. In esso, i curatori della mostra e i membri del comitato di studio avranno modo di spiegare e illustrare i processi creativi e tecnici di Caravaggio.

Nell’iniziativa della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma rivivrà la sperimentazione ottica del grande artista lombardo e prenderà forma il suo modo di osservare la realtà, nella speranza di poter così afferrare con qualche certezza in più le motivazioni più profonde del suo “GENIO”. (Fonte)

Data Inizio:22 dicembre 2010 
Data Fine: 29 maggio 2011 
Costo del biglietto: 6,00; Riduzioni: 4,00 
Luogo: Roma, Palazzo Venezia – Sale del '400 (piano terra) 
Orario: dalle 10.00 alle 19.00 dal martedì alla domenica / chiuso lunedì, Natale e Capodanno



giovedì 9 dicembre 2010

La famiglia in vetrina




LA FAMIGLIA IN VETRINA 
Impressioni contemporanee sul concetto di unione 
A cura di Tommaso Evangelista

COMUNE DI PESCHE 

PRO LOCO DI PESCHE (Pro-Pesche)

Coordinatore sul territorio Valentina di Gabriele

Direttore artistico Antonio Tramontano

Curatore Tommaso Evangelista

Con al partecipazione della Galleria d’Arte Officina Solare, Termoli 

Progetto grafico Luca Pop Pontarelli 

Nell'ambito della XI edizione della mostra concorso “I Presepi nel Presepe” il paese di Pesche (IS) ospiterà la mostra La Famiglia in Vetrina, dall’11 dicembre 2010 al 6 gennaio 2011. L’inaugurazione è prevista per sabato 11 dicembre alle ore 17

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La mostra riflette sulla possibilità della raffigurazione del nucleo familiare nel XXI secolo, in contrapposizione e confronto con la classica iconografia religiosa del presepe. Si è chiesto agli artisti di analizzare queste tematiche, con i mezzi più disparati (pittura, fotografia, elaborazione grafica), per comprendere se l’arte contemporanea abbia i mezzi e la voglia per un’indagine sulla famiglia sempre più, oggi, depauperata dei suoi valori e collocata in false e ingannevoli vetrine (la televisione, i giornali, la pubblicità). La famiglia moderna, come noi ancora la percepiamo, si fonda su qualcosa di ben più forte del tradimento operato dalle dinamiche di modernizzazione sulla sua millenaria tradizione. Il senso, allora, sta altrove, fuori dalla politica e dal consumo. Abbiamo chiesto aiuto all’arte e non saprei dire se per trarne giovamento o per criticizzare il problema; fatto sta che le risposte date dagli artisti, mai comuni e scontate, sono da cogliere come spunti di riflessione e di ricerca. Con la formula dell’esporre le opere non in originale ma in riproduzioni, inoltre, si è voluta marcare maggiormente l’idea, evitando il disturbo della materia, per permettere che si cogliesse meglio la forma e il messaggio non fermandosi all’aspetto tecnico recuperabile, d’altra parte, nella fruizione dei presepi in concorso. La scelta di esporre all’esterno le riproduzioni, inoltre, è voluta essere il tentativo di creare una sorta di galleria all’aperto, permettendo che le opere interagiscano con l’ambiente circostante. 

I 36 artisti partecipanti: 

Alessandra Antinucci 
Nino Barone
Arturo Beltrante
Lino Cianchetta
Luciano Cristicini
Lucia Di Miceli
Ferdinando Fedele
Elena Maglione
Antonella Peluso
Alessandra Peri
S&M
Pop
Nazzareno Serricchio
Antonio Tramontano
Cristina Valerio
Walter Giancola
Michele Carafa
Sara Pellegrini
Rodolfo Papa
Giancarlo Cianchetta
Fabrizio Di Salvio
Donatella Di Lallo
Valeria Acciaro
Enza Acciaro
Stefano Pavone
Roberto Melfi
Salvatore Costa
Adolfo Pretorino
Alessandro Marinelli
Valentino Robbio
Benvenuto Succi
Nicola Dusi Gobbetti
Alessio Martella
Dante Gentile Lorusso
Valentina Fortunato
Alberto Burgo 


mercoledì 1 dicembre 2010

La foto di gruppo dei futuristi

Visto che non si trova sul web un'immagine decente di questa bellissima fotografia storica la inserisco io. Da sinistra Luigi Russolo, Carlo Carrà, Filippo Tommaso Marinetti, Umberto Boccioni, Gino Severini.

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