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Quando si tratta di arte contemporanea ritengo che una delle sue migliori forme di fruizione sia quella del cercare analogie e contrasti con le opere del passato; solo attraverso l'anacronismo si può arrivare ad apprezzare un oggetto contemporaneo che, avulso da qualsiasi legame dalla tradizione, apparirebbe spiazzante e fine a se stesso. Ecco allora che quella sorta di déja vu che si può produrre quando possiamo mettere a confronto una natura morta del '600 olandese (Johann Georg Hinz: Kleinodienschrank, 1667), carica di implicazioni allegoriche, con le istallazioni dell'inglese James Hopkins (James Hopkins, Consumption and Consequence, 2006), il quale unisce arte pop e recupero della tradizione iconografica del memento mori, risulta essere molto più illuminante di qualsiasi altra spiegazione.
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p.s. non riesco a comprendere tutto questo amore degli artisti inglesi dell'ultima generazione per il Teschio (vedi Hirst)
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Ciao Tommy,
RispondiEliminabellissima scoperta il tuo blog,
ti ho linkato nella mia "Blog-Liste"
e ti seguo
Grazie mille anche a te per seguire il mio mi ha fatto molto piacere.
Laura