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lunedì 3 dicembre 2012

Storia dell'arte coatta


Come spiegare la storia dell'arte in romanaccio? Ci pensa questo blog: L'arte spiegata ai truzzi.

Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore, 1480/1485 – Venezia, 1576)
Amor sacro e amor profano
1515 ca, Roma, Galleria Borghese, olio su tela (118 × 279 cm)

E mo io so sicura che tte stai a pensà, a pischella de sinistra che è tutta acchittata che pare na principessa è aamore sacro, e quella de destra gnuda che pare na zoccola è aamore profano.
Ma fattoo dì, sce sta tutto n’artro significato, e se a smetti n’attimo de smanettà co sto cellulare too spiego.
Tanto pe comincià, tocca sapè perché Tizziano ha fatto sto quadro. ‘N pratica sce staveno due che se staveno a sposà, de du famije che erano stati nemisci pe ‘n sacco de tempo, e mo sti due se sposeno come pe ffà pasce, e er marito je voleva da regalà sto quadro aaa moje, e je disce a Tizziano, je disce “A Tizzià, te che sce capisci e se bbravo, famme sto quadro qua che io nun so come spiegattelo ma deve da esse tipo che spiega in che consiste er matrimonio.” Carcola quinni che Tizziano s’è messo llà e sto quadro è come che fosse na ricetta pe er matrimonio perfetto, tipo quii libbri che vendono “Come fa funzionà er matrimonio”. Sì o so, te drentro na libreria sce sei entrato pe sbajo solo na vorta che a polizzia te stava a core appresso. Vabbè.
Tornamo ar quadro. Allora, a pischella a sinistra è vestita come na sposa, perché er matrimonio è ‘n contratto, du persone che se sposeno de fronte aaa legge pe mette i bbeni in comune e mette ar monno li fiji leggittimi e riconosciuti. L’arta, quella gnuda, te sta a ddì che er matrimonio è pure ‘n sacramento, che nfatti uno se sposa in comune oppure ‘n chiesa ma se tte sposi ‘n chiesa perché sce credi vale pure ar comune oppure te sposi ar comune perché nte ne frega ‘n cazzo ma all’epeca de Tizziano nun se poteva fa perché se discevi che daa Chiesa nte fregava ‘n cazzo te mettevano ar gabbio.
Insomma, quella llà è gnuda perché er sacramento der matrimonio è na cosa spirituale, come ‘n idea, è na cosa de purezza, e anfatti scià ‘n mano na fiamma, che va verso er cielo, come a ddì, Signò, l’amore nostro o dedicamo a tte.
Ste du pischelle poi stanno sedute su na fontana che pperò na vorta era na tomba. Na tomba dell’antichi romani, che sse chiama sarcofago, però riempita d’acqua. Scioè, Tizziano te vole dì, a morte po ridiventà vita, che mo ste du famije se odiaveno e se ammazzaveno pe strada, ma mo che se sposeno diventano tuttamisci volemose bbene tarallucci e vino.
E sce stà un amorino, pare n’angioletto ma è Cupido, che se usa pure anfatti a san Valentino e vor dì amore, e cche fa? Ammischia l’acqua carda e quella fredda, come a dì, se tte sposi a temperatura ggiusta daamore che sce devi avè è né cardo né freddo, na cosa ggiusta, scioè tu moje n’è n’estranea e je devi volè bbene ma n’è manco na puttana che state a scopà ogni du minuti. Armeno all’epeca se pensava ccosì.
Quinni vedi che ogni cosa scià ‘n significato. Pure su o sfonno, er castello e a cchiesa so n’artra vorta er civile e er religgioso, e i cani so’ a federtà, che pure è ‘mportante ner matrimonio, e i coniji se sa, vor dì tanti fiji, e…ma che tte sei addormito?

domenica 5 giugno 2011

Fuffa art Tribu'ne

Artribune è forse il caso dell'anno tra le webzine che parlano di arte. Nata da una costola di exibart, con direttore editoriale Massimiliano Tonelli, si è imposta subito tra gli addetti ai lavori e non solo per uno stile "gossipparo" ma anche pieno di contenuti, per aggiornati reportage e tante collaborazioni ed interviste. In questi giorni di Biennale ha fatto vedere in anteprima l'orribile Padiglione Italia e dalla pagina di facebook non manca aggiornamenti, spesso anche inutili, ma che ben si legano col clima modaiolo in laguna. Ora scopro che, sempre fu facebook, è nata una divertente parodia del profilo, si chiama Fuffa Art Tribu'ne e propone aggiornamenti parodistici tipo: Zio Michele oggi sarà ospite della Biennale di Venezia dove si esibirà in una nuova performance artistica insieme a Marina Abramović; "Luigi Ontani ce l'ha piccino", lo ha detto a Venezia Jannis Kounellis; Damien Hirst a Venezia cenando da Cipriani ha ordinato zuppa di pinna di squalo ma l'ha rimandata indietro perchè sapeva di formaldeide, ha ripegando su tartine burro e acciughe. 
Gagosian ha acquistato per un milione di euro un'opzione sulla nuova opera di Hirst "tartina di acciughe e burro in formaldeide". Della serie prendersi troppo sul serio alla fine stufa.

domenica 20 febbraio 2011

Invidie

Adesso capite perchè il Baglione invidiava Michelangelo Merisi?

Giovanni Baglione, Venere fustigata, 1624

martedì 14 dicembre 2010

Arte demenziale o perdita dell'aura

Provocatorio e irridente articolo di Luca Beatrice sulla pagine del Giornale, dove analizza il fenomeno, molto comune su facebook, della manipolazione in chiave demenziale di opere d'arte (il gruppo Opere d'Arte Idiote). Qualcuna è anche simpatica, come la cena pulp di Emmaus del Caravaggio o il David obeso; la Maja(la) desnuda è quasi geniale. Tra i soggetti preferiti si segnala la Gioconda e l'Urlo di Munch. Per il resto solo una profonda perdita dell'aura. Fra qualche anno ci ritroveremo di questo passo come in quella scena di Futurama dove il tiro al piattello si faceva con le tele di Leonardo.

«Stupido come un pittore». È ciò che diceva di sé Martin Kippenberger, uno degli artisti più trasgressivi e provocatori transitati sulla terra alla fine dello scorso secolo (per intenderci, è quello della rana crocefissa), avendo compreso quanto fosse difficile dire qualcosa di nuovo e intelligente attraverso una tecnica ormai inadatta ai tempi. A metà anni ’90, peraltro, andò di moda per un breve periodo la corrente soprannominata «Bad Painting», cattiva nei contenuti e pessima nella forma, sponsorizzata da Charles Saatchi che poi se ne pentì in fretta. Il teorico del gruppo, Martin Maloney, spiegava che i pittori avrebbero dovuto dipingere come dei dilettanti, con uno stile trasandato che ne lasciasse trapelare la totale incapacità. E così anche la pittura finisce per perdere l’aura, scivolando nel ridicolo, nel brutto senza appello.
Il fatto è che, a differenza di altri linguaggi, la pittura schifosa inevitabilmente fa ridere, perché sembra il manufatto di un cretino. Non che qualcuno non ci avesse già provato: l’Andy Warhol intento a replicare l’Ultima Cena leonardesca o i quadri metafisici di de Chirico hanno raggiunto inquietanti vette comiche, per non dire di un altro americano, Mike Bidlo, che per anni ha riprodotto in pittura l’orinatoio di Duchamp. Come non avesse portato abbastanza guai l’originale...
Questo genere di arte, paragonato al cinema o alla tv, andrebbe iscritto nel sottosettore della parodia: la messa alla berlina di un quadro, un film o un testo serio, accentuandone ipertroficamente le assurdità, i paradossi, equivocando coi doppi sensi... Se cercate in facebook la pagina «Opere d’arte idiote», tra le centinaia di immagini postate potreste trovarci qualcosa di interessante e una sorta di linea estetica involontaria sul nostro presente, dove la stupidità è davvero un valore aggiunto.
Basta un normale programma grafico per rielaborare un’immagine, estrapolandone un particolare o aggiungendovene un altro completamente fuori contesto, allo scopo di alterarne il significato. Infinite variazioni sul tema che rileggono un’opera d’arte del passato. In testa a questa particolare classifica c’è ancora la Gioconda, già sbeffeggiata da Duchamp con un bel paio di baffi, quindi l’Urlodi Munch, un dipinto che ha avuto il torto di portarsi addosso un così tragico significato da apparire francamente insopportabile. Ad esempio la Gioconda interpreterà il ruolo di una cicciona alla Botero o di Bart Simpson, di un gangsta rap o di un cyborg o di una bionda appena uscita dal chirurgo estetico; può partecipare a un party lesbo o andarsene sulla luna, finché, sfinita, deciderà di uscirsene dal quadro. Per quanto riguarda l’Urlo, i navigatori di facebook si domandano perché diavolo quello strano individuo debba strillare così forte: ha fatto gol, l’hanno spaventato, molestato o, magari, gli hanno soffiato una vuvuzela nell’orecchio?
Un critico sveglio potrebbe inventarsi la nuova tendenza dell’«arte demenziale» e selezionare lacréme in questo crescente campionario di idiozie. Qualcosa di spiritoso e acuto qua e là appare, come il Dejeneur sur l’herbe trasformato in uno strip poker, i famosi Coniugi Arnolfini in stile Playmobile e il mondo di Escher rifatto con il Lego. Abbiamo anche un Picasso del periodo blu che ritrae Keith Richards e Darth Vader dentro il paesaggio romantico per eccellenza, le montagne avvolte della nebbia da Caspar Friedrich. Una risata la strappa anche la Maja(la) Desnuda che riceve la visita, certamente gradita, di Rocco Siffredi.
Nel book fotografico delle «Opere d’arte idiote» ci finiscono anche degli artisti veri, o quanto meno convinti sulla carta di contare sulla legittimità del proprio mestiere. In primis uno dei massimi esponenti della street art, il famigerato Banksy, che ancora non riusciamo a distinguere da un vero cialtrone. Quindi Filippo Panseca, negli anni Ottanta inventore delle faraoniche scenografie per Bettino Craxi ai convegni del Psi, autore di un ciclo di dipinti sugli Amori di Silvio; infine Giuseppe Veneziano, pittore pop piuttosto noto in Italia, che riesce sempre a fare incazzare qualcuno nonostante i colori zuccherosi e infantili dei suoi quadri, una sapiente e cinica mescolanza tra sacro e profano, pornografia e innocenza, infanzia e depravazione. Lui sì, perfettamente consapevole che l’idiozia è strettamente connessa al fare arte, anzi addirittura necessaria. Che l’intellettualismo sia ormai lontano anni luce dalla cultura del presente lo dimostra proprio la crescente quantità di immagini postate in questa categoria, dove l’accesso è libero e bisogna farsi largo tra le scemenze per trovare quel non molto di buono che c’è in giro, in Rete o in galleria.





E se proprio vogliamo dirla tutta preferisco quest'altro gruppo (Anche le Statue e i Quadri parlano) dove l'ironia è maggiore, e anche l'effetto. Alcuni dialoghi sono geniali ed esilaranti. Ecco un selezione:






martedì 23 marzo 2010

Jumping in Art Museums

Jumping in Art Museums è un bel modo per interaggire con gli spazi museali e le opere; nulla di serio naturalmente, ma un gesto minimo di chi vede i musei come posti di gioia e vitalità e non come luoghi da fruire in religioso silenzio. Consigliato a chi non ne può più dell'aria di pesantezza e monotonia di molti musei italiani.
Si può anche contribuire personalmente inviando a info@allisonreimus.com una foto con: Nome, Luogo, Nome dell'opera "che viene saltata", Nome del Museo o Galleria.

lunedì 25 gennaio 2010

Donatello e lo zuccone

Di topos nella storia dell’arte ce ne sono molti, in particolare nelle vite degli artisti. E’ famoso l’episodio di Michelangelo che martella la statua del Mosè stupito dal fatto di averla realizzata in maniera così veritiera: “perchè non parli?”. L’episodio fa eco al celebre aneddoto del pittore greco Zeusi il quale, avendo raffigurato una natura morta con dell’uva, aveva ingannato gli uccelli che, credendola vera, andavano a beccarla. Nel rinascimento, ben prima del Buonarroti, come ci racconta il Vasari, un episodio del genere era capitato a Donatello il quale, mentre stava lavorando al suo profeta, detto volgarmente lo Zuccone (il profeta Abacuc), esclamò “Favella! Favella! Che ti venga il cacasangue!”.

8habak

martedì 20 ottobre 2009

Calzini turchesi

Beh, visto che vanno così di moda ma sono tanto criticati offro anch’io il mio contributo con le foto degli splendidi calzini di mio fratello e degli altrettanto significativi miei calzini. In questo caso è una metafora che sta ad indicare come i calzini turchesi, prima che un fatto materiale, sono un’inclinazione dell’anima.

20102009

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E visto che questo blog, indegnamente, parla di arte non potevo non notare come anche quel noto “comunista” di Pistoletto, ben prima dello scandalo, amava collocare assurdi calzini turchese tra gli stracci della sua “Venere degli stracci”.

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sabato 17 ottobre 2009

AAA. cercasi gemelli per Hirst

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Ritornando al post di prima riporto l’annuncio presente sul sito della Tate. In tempo di crisi ogni lavoro può essere interessante ed essere parte di un opera di Damien Hirst alla Tate per la mostra Pop Life è di sicuro un’esperienza da provare. Il museo cerca, per tutta la mostra, coppie di gemelli disporsi a sedersi di dietro due opere dell'artista.
Chiedono gemelli identici disposti a partecipare per un certo numero di turni di quattro ore ciascuno durante l'arco della mostra: 1 ottobre 2009 al 17 gennaio 2010.
Riguardo i requisiti i gemelli devono essere identici, possibilmente della stessa altezza e con taglio di capelli e vestiti uguali; il ruolo da svolgere è spiegato dallo stesso artista nel video precedente. Occorre aver compiuto18 anni e impegnarsi per per un minimo di quattro turni di quattro ore per tutta la durata della mostra. I turni sono 10,00-14,00 e 14,00-18,00 al giorno, più 18,00-22,00 Venerdì e Sabato sera. Ai partecipanti verrà pagata una somma di £ 7,60 all'ora (£ 30,40 per ogni turno di quattro ore) e verrà dato un ricordo fotografico della partecipazione. Le spese di viaggio non saranno coperte dalla Tate.

http://www.tate.org.uk/modern/exhibitions/poplife/twins.shtm

P.s. Cerco ufficialmente un mio sosia per partecipare all’evento.

sabato 19 settembre 2009

Il panino-martire (ancora su San Sebastiano)

Torno sull’iconografia del santo per segnalare questa pubblicità della McDonald, immagine dalla campagna pubblicitaria "Quanto casino per un panino", lanciata il 20 gennaio 2002 (giorno del santo) e che destò tanto scalpore. “Una mossa pubblicitaria, colta e autoironica, ribalta le accuse di globalizzazione e assimila l'attacco al panino alla tortura del martire” (engramma). Io la trovo molto intelligente e simpatica.

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giovedì 16 luglio 2009

Le zucchine della Farnesina

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La Villa Ghigi realizzata dal Perruzzi tra il 1506 e il 1509, definita la Farnesina dopo l'acquisto fattone dal cardinale Alessandro Farnese nel 1590, situata a via della Lungara, è forse uno degli esempi più belli di quella riscoperta del mondo classico avvenuta durante il Rinascimento. Costruita col preciso scopo di essere preposta a villa delle delizie, questa residenza suburbana, ma inserita pienamente nel circuito stradale principale della Roma del tempo, vanta un ciclo di affreschi di inestimabile rilevanza: vi lavorarono tra i tanti il Peruzzi, Sebastiano del Piombo, il Sodoma,Raffaello e la sua bottega.

Proprio alla bottega di Raffaello si deve forse il ciclo di affreschi più famoso, quello con le Storie di Amore e Psiche, realizzati nella seconda loggia la quale in origine costituiva la loggia di accesso alla dimora. Di questo ciclo, concepito come un pergolato al di là del quale si scorgono porzioni di cielo in cui si svolgono gli episodi della favola narrata da Apuleio nell'Asino d'Oro, volevo sottolineare però gli splendidi festoni realizzati da un aiuto di Raffaello: Giovanni da Udine.

Per il finto pergolato questi realizzò una decorazione, ispirata agli affreschi romani, che comprende un trionfo di frutta e di fiori (se ne contano circa 150 specie diverse) del tutto verosimili e assemblati con una tale fantasia e vividezza che nessun altro pittore riuscì ad eguagliare.

Tra i tanti capricci realizzati da Giovanni vengono subito all’occhio una serie di composizioni basate su zucchine, cetrioli ed altre verdure lungiformi, che prendono effettivamente la forma di falli e che si pongono quali elementi apotropaici di fertilità e di buon augurio per il banchiere Ghigi.

Il più notevole, ricordato anche dal Vasari, è il capriccio posto sopra Mercurio (divinità anche della fecondità) ed indicato dalla stessa divinità.

“…sopra la figura di un Mercurio che vola ha finto per Priapo una zucca attraversata da villucchi, che ha per testicoli due petroncioni, e vicino al fiore di quella ha finto una ciocca di fichi brugiotti grossi, dentro a uno dei quali, aperto e troppo fatto, entra la punta della zucca col fiore, il quale capriccio è espresso con tanta grazia, che più non si piò alcuno immaginare”.

Vasari, vita di Giovanni da Udine.

mercurio-farnesina

Su questo ottimo sito troverete un’analisi di tutti i frutti ed i fiori del pergolato, con la loro precisa collocazione.

http://www.hort.purdue.edu/newcrop/udine/default.html

mercoledì 15 luglio 2009

I giovani dirigenti ringraziano

Veramente sarcastica e spiazzante questa serie di cartoline disegnate dall’illustratore Marco Marella; le trovo geniali e graficamente ben realizzate, a metà tra graffitismo e vena rivoluzionaria. Un tocco di cinismo e tanta ironia.

Qui altre sue realizzazioni.

marco marella

marco marella 2 marco marella 3

giovedì 18 giugno 2009

Arte ed Ufo

Tra le tante assurdità sull’arte che girano nella rete, c’è un filone di siti che tratta del fantomatico tema degli Ufo nell’arte dimostrando le svariate tesi con una serie di esempi a prima vista illuminanti. In effetti molte di queste immagini, ad un primo sguardo poco critico, possono trarre in inganno, ma è solo colpa del nostro sistema percettivo che tende a ricondurre a forme conosciute, o “sperate”, le forme non comprese o stilemi arcaici. Vero che è forte nell’uomo il desiderio di nuove forme di vita, ma vederle addirittura nei grandi capolavori della storia dell’arte mi sembra una forzatura iconologica.

Ho inserito a titolo esemplificativo qualche immagine tra quelle poste sotto osservazione, cliccando però il link sotto lo “Sputnik” potrete leggere l’esaustiva analisi iconografica di Diego Cuoghi che smonta, con grande preparazione, tutte le tesi. Un fenomeno da conoscere ed un modo per capire anche alcune ermetiche iconografie.

Crivelli_Madonna_part Missili che decollano?

Gelder_hr Incontri ravvicinati del terzo tipo?

Madonna_PalVecchio_Past_Nubex Disco volante?

Masolino_Miracolo_della_Neve La guerra dei mondi?

Moon_Blago_Archives_480 Navicelle? Sun_Blago_Archives_480

Trinita_Salimbeni_Montalcin

Link: Diego Cuoghi.

martedì 19 maggio 2009

Minimal Porn – Minimal Killer

Il collettivo Sexyshock di Bologna, lavorando sulla stilizzazione delle immagini su una piattaforma virtuale, ha realizzato questa serie di composizioni apparentemente astratte dove vengono però rappresentati, in maniera inequivocabile, ma molto stilizzata ,dettagli di corpi che fanno sesso. Il modo di operare qui è il più classico: si interpretano le forme della realtà dandone una propria rappresentazione, in questo caso stilizzando il più possibile.

L'astrazione tipica delle linee geometriche e delle zone di colore omogeneo, così, salvaguardano l’anonimità della parte visiva, rendendo vano ogni tentativo di bollare il lavoro come osceno, ma mostrandosi tali sono dopo aver compreso i vero significato celato; un sottile svelamento dell’immagine ed una piccola riflessione sul funzionamento del nostro sistema neurale il quale, senza indicazioni, non saprebbe associare queste figure ai loro contenuti.

Come spiegano i curatori delle immagini, che giustamente definiscono Minimal Porn, per le quali è stato realizzato un sito specifico, questa è “un’idea grafica che vuole allontanarsi dal realismo fotografico proponendo un punto di vista estremo: il sesso esplicito, depurato dai suoi colori naturali diventa solo un movimento meccanico, dove la nostra fantasia (se c’è) riempirà le forme”.

Nel sito, a rendere ancora più estraniante il legame tra queste immagini e il mondo del sesso, la possibilità, nell’area “game”, di far realizzare ai visitatori, personali riempimenti cromatici delle figure.

blow Minimal minimal2

Lo stesso effetto surreale e spiazzante è stato riproposto nell’altro progetto Minimal Killer, nel quale, oltre alle immagini, sono presenti animazioni in flash; anche in questo caso l’omicidio è visto come una semplice alterazione dell’equilibrio delle parti geometriche e cromatiche; “La spettacolarizzazione del piacere e del dolore scompare. Quel che resta cerca di essere un ironico, a volte cinico e sottile riferimento… sottile come la lama di un rasoio o come il perizoma di una valletta!”.

Minimalkiller minimalkiller2 minimalkiller3

Minimal Porn Vai al sito Minimal Killer

domenica 17 maggio 2009

My personal Pollock

Come per le Teste di Picasso, segnalo un altro simpatico sito dove sperimentare velleità artistiche sulla falsariga dello stile di Pollock (quella sotto è la mia creazione)………adatto anche come anti-stress……occhio al mouse.

my pollock

clicca qui

mercoledì 13 maggio 2009

Vaticano Clonato – 01.org e la Porta Santa del Net

Senza andare con la fantasia troppo oltre, senza pensare a trame, misteri, intrighi ed illuminati, il più riuscito attacco al cuore del Vaticano non è venuto da “Angeli” o “Demoni”, bensì da un gruppo italiano di net artisti nato, probabilmente, nel 1998 a Bologna. I giovani artisti sono gli italiani Eva e Franco Mattes, che hanno scelto l’arte come forma di critica sociale e si sono chiamati 0100101110101101.ORG, più semplicemente zero uno punto org.

Il loro controverso lavoro, spesso ai confini dell’illegalità, include appropriazioni e remix di famose opere di arte digitale, l’invenzione di un artista inesistente (Luther Blisset) e la creazione e diffusione di un virus informatico per la Biennale di Venezia nel 2001 (biennale.py). Il progetto al quale hanno dedicato più energie è il life_sharing (anagramma di file sharing), un sistema per condividere file che si basa sul sistema operativo della Linux: dal 2001 danno libero ed illimitato accesso a tutti i loro contenuti del computer”, ma la loro opera più famosa resta di certo vaticano.org.

Per tutto il 1999, in attesa del Giubileo, digitando su qualsiasi browser (http://www.vaticano.org), si poteva accedere ad un sito apparentemente ufficiale della Santa sede, esteticamente identico a quello ufficiale del Vaticano (www.vatican.va) ma con contenuti leggermente modificati: testi eretici, canzoni degli 883, informazioni turistiche per i pellegrini completamente sballate, errori grossolani, enclicliche rivedute e corrette, cut-up dei contenuti del sito ufficiale ma assemblati in maniera bizzarra, il tutto inserito in un contesto plausibile. Per 12 mesi milioni di persone di tutto il mondo hanno consultato il sito senza rendersi conto della clamorosa beffa, rivelata soltanto quando, allo scadere del primo anno di contratto, Network Solutions non ne ha accettato il rinnovo, rivendendo il dominio a un'associazione cattolica.

vaticano-1

Questa tipo “azione” si chiama cybersquatting ed è in sostanza l'utilizzo del nome di dominio da parte di un soggetto non legittimato ad usarlo ovvero la pratica di acquisizione di un dominio orientata a creare confusione o disturbo ad altri soggetti, in quanto indicazione ingannevole dell'ubicazione Internet di certi contenuti. Si registra un dominio ad hoc che presenta il nome dell'organizzazione oggetto della protesta e lo si costruisce con contenuti diversi da quelli normalmente previsti, utilizzando lo spazio per veicolare tematiche di protesta, ingannevoli e spesso irrisorie.

In questo modo, l'utente è invitato ad una riflessione conseguente allo straniamento semiotico e contenutistico, alla trasformazione di un sito nel suo opposto, al rovesciamento dei valori veicolati dal sito, alla sovversione del linguaggio. Una pratica che, seppur con mezzi contemporanei, sa molto di dadaismo (vedi immagine).

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L’esperimento è ancora visibile sulla pagina del collettivo a questo link: http://0100101110101101.org/home/vaticano.org/index.html. Vi consiglio questo assurdo viaggio in un sito inesistente ma che è rimasto attivo per un anno registrando milioni di visitatori e che considero geniale; fate attenzione ai contenuti, alle insensatezze ed ai tranelli che troverete durante la navigazione (in particolare, guarda caso, nella sezione “servizi di informazione”). Andate in pace.

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