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giovedì 19 marzo 2015

mercoledì 20 ottobre 2010

I Bentvueghels

S. Maria in Aquiro - flagellazione
Soffermandomi sulla notizia del restauro delle tre importanti tele della cappella della Passione di S. Maria in Aquiro a Roma, significative in quanto rappresentano l’ultima committenza pubblica affidata alla scuola di Caravaggio, leggendo degli eventuali realizzatori (si parla del francese Trophime Bigot per due tele e del cosiddetto “Master of candle” per la terza) ho trovato anche il nome dei Bentvogels (o banda degli Uccelli; scritto anche Bentvueghels). Questa, poco conosciuta col suo vero nome e dalla storia affascinante anche per capire il variegato ambiente romano dell'epoca, era un'associazione di pittori ("Schilderbend" gilda dei pittori), in larga parte olandesi e fiamminghi, in opposizione all'Accademia di San Luca. Fondata nel 1623 da Breenbergh e Poelenburgh  aveva sede in via Margutta, nei pressi di Piazza di Spagan, garantiva assistenza ai soci e perseguiva una pittura di genere (scene di strada e di vita quotidiana, vedute con rovine). In seguito parte dei pittori di questa gilda furono conosciuti anche col nome di Bamboccianti (usato per la prima volta da Salvator Rosa), e del resto molti dei soprannomi derivano proprio da qui.
L'associazione era famosa anche per un'altro motivo: come riporta questa esauriente nota di wikipedia "altra caratteristica della Schildersbent, che richiamava scarso apprezzamento, erano i rituali e pratiche bacchici dei suoi associati. Anche se l'organizzazione non aveva uno statuto o un qualsivoglia regolamento, era comunque previsto un rituale di iniziazione a cui doveva sottoporsi ogni nuovo adepto e che ci è noto da varie testimonianze lasciate da Bentvueghels, come disegni, incisioni e racconti. Si trattava di una parodia di antiche feste, in cui i vari membri, vestiti con toghe e con la corona d'alloro, onoravano Bacco. Il novizio aveva il privilegio di giocare il ruolo del dio. La cerimonia iniziava con uno pseudo-battesimo in chiave sempre di parodia, in cui il nuovo adepto veniva innaffiato di vino. Seguivano lauti banchetti e la visita alla tomba di Bacco, ovvero al Sarcofago di Costantina in porfido rosso, recante scolpite scene di vendemmie con tralci di vite e putti. Questo sarcofago si trovava nella Chiesa di Santa Costanza, che si suppone sia stata costruita su un tempio dedicato a Bacco. Oltre all'iniziazione, era usanza che ogni membro avesse un soprannome: in una nicchia vicino al sarcofago, si trovano centinaia di nomi di Bentvueghels con i relativi soprannomi".

Tali cerimonie sono ricordate dal Passeri, dal Sandrart e piú dettagliatamente da Cornelis de Bruyn, a Roma nel 1675, e documentate da disegni e incisioni. In basso alcune immagini:





“Vi e poi talun, che col pennel trascore
A dipinger faldoni e guitterie,
E facchini, e monelli, e tagliaborse:
Vignate, carri, calcare, osterie,
Stuolo d’imbriaconi, e genti ghiotti,
Tignosi, tabaccari, e barberie;
Niregnacche, bracon, trentapagnotte:
Chi si cerca pidocchi, e chi si gratta,
E chi vende ai baron le pere cotte;
Un che piscia, un che caca, un che alla gatta
Vende la trippa, Gimignan che suona,
Chi rattopa un boccal, chi la ciabatta...”
"...Da l'atlantico mare a l'eritreo
il decoro non ha dove ricoveri,
ch'ognun s'è dato ad imitar Pirreo:
sol bambocciate in ogni parte annoveri,
né vengono a i pittori altri concetti
che pinger sempre accattatozzi e poveri".


sabato 4 luglio 2009

L’Abruzzese barbuta del Ribera

Una delle più curiose opere dell’arte spagnola fu realizzata da Josè de Ribera nel 1631 probabilmente quando il pittore risiedeva a Napoli: è il famoso ritratto di Maddalena Ventura con suo marito e suo figlio, meglio conosciuto come la mujer barbuda.

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Un singolare documento è stato di recente portato alla luce da G. de Vito per l'esecuzione di questo dipinto, che fu commissionato dal viceré D. Fernando Afan de Ribera y Enríquez, terzo Duca di Alcalà. Nella sua corrispondenza, l'ambasciatore a Venezia riporta di una visita al pittore in data 11 febbraio 1631: «Nelle stanze del Re V. Stava un pittore famosisimo faccendo un ritratto di una donna Abbruzzese maritata e madre di molti figli, la quale ha la faccia totalmente virile, con piu di un palmo di barba nera Bellisima, ed il petto tutto Peloso, si prese gusto su Eccellenzza di farmela veder, como cosa maravigliosa, et racconto è veramente ».

La maestria dell'artista riesce a trasformare questo anomalo e quasi ripugnante "caso clinico" in una splendida opera d'arte giocando sulla suggestione misteriosa dell’immagine e sulla psicologia dei personaggi: il dramma della donna virile e l’amara rassegnazione del marito sono espressi con commovente intensità. Lo stile invece è prettamente caravaggesco: un fitto, drammatico buio da cui emergono una serie di elementi significativi di stupefacente intensità, sottolineato dalla luce forte e tagliente con una pennellata che modella le forme e suggerisce matericità degli elementi.

Sulla destra una sorta di splendida natura morta sopra al blocco con l’iscrizione: il mandarino è attributo femminile che allude ai lavori domestici, forse una conchiglia, simbolo di ermafroditismo, e una bobina di lana messa per indicare il carattere femminile del personaggio, pur smentito dalla sua fisionomia esterna; al naturalismo scientifico, quindi, si legherebbe un più profondo significato simbolico.

naturalezamuerta

Dell’opera risultano diverse copie, tra le quali un disegno del Goya; riguardo invece la mascolinità della donna volevo sottolineare un altro dipinto, conservato attualmente presso la Galleria Spada di Roma, e che raffigura la marchesa Maria Veralli con la famiglia; anche in questo caso la moglie tutto sembra fuorché una bella donna.

brigidabarbuda Ritratto marchesa maria veralli e famiglia-galleria spada

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