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sabato 12 dicembre 2009

Sesto convegno della nuova critica d’arte italiana

convegno critica termoli

Lodevole iniziativa quella che si svolgerà a Termoli il 17 e 18 dicembre. Presso il liceo Artistico Statale “B. Jacovitti”, in via Corsica, organizzato da Nino Barone si terrà il IV Convegno della Nuova Critica d’Arte Italiana. Riporto l’interessantissimo programma con i vari interventi i quali, ad una prima analisi, vogliono essere spunti di riflessione sullo stato dell’arte in Italia e in Molise oggi.

PROGRAMMA

Giovedì 17 dicembre 2009

ore 10.00/10.30 Apertura dei lavori del Convegno e saluto delle Autorità:

Dirigente Scolastico del Liceo Artistico”B: Jacovitti” Antonio Mucciaccio

Presidente della Provincia di Campobasso Nicola D'Ascanio,

Presidente del Consiglio Regione Molise Michele Picciano

Assessore alla Cultura della Provincia di Campobasso Nicola Occhionero

Assessore ai Servizi Sociali e Scolastici Antonio Russo

ore 10.30 /10.45 Presentazione del Convegno a cura degli organizzatori

Nino Barone, Antonio Picariello, Giuseppe Siano

ore 10.45/13.00 Interventi

Gasbarrini Antonio

Angelus Novus:l'arte nelle macerie / le macerie dell'arte

Ferrara Daniele

Il contemporaneo in Molise

Picariello Antonio

LE UNIVERSITA' DEI CRITICI + LE ACCADEMIE DEGLI ARTISTI = EPISTEMOLOGIA + PENSIERO + TECNICA = ELOGIO DELLA STUPIDITA' IN “A” COME AMICIZIA

Siano Giuseppe

Contributi per una nuova estetica, a partire dall'esperienza della manifestazione ARTMEDIA

Caliendo Giada

Il sogno dell'arte: un'indagine irrinunciabile

Romoli Luciano

Algoritmi – Eidoalgoritmi

ore 12.30/13.20 Dibattito e conclusioni

ore 17.30/18.30 Performance dell'artista Albert Mayr, Sala Colitto

Venerdì 18 dicembre 2009

ore 10.00712.30 Inizio dei lavori, interventi

Bordini Silvia

Arte e multimedialità

Mayr Albert

Musiche del tempo

Salerno Giuseppe

Tempo Reale, l'arte telematica in Italia (1986/1991)

Vitiello Aristide

Identità e territorio – Ruolo dell'arte e architettura

Ferraris Paola

Le prove dell'avanguardia

D'Ambrosio Matteo

L'Arte? Si è trasferita, e il resto non conta

Vicari Alessandra

Scatti di Genere

ore 12.30/13.20 Dibattito e conclusioni

ore 17.30/18.30 Performance dell' artista Albert Mayr con gli studenti del Liceo Artistico “Azione nella Città”

mercoledì 9 dicembre 2009

La “Natività” di Caravaggio in pasto ai maiali

Con grande tristezza pubblico queste rivelazioni del pentito Spatuzza le quali, se fossero vere, scriverebbero la parola fine sulla lunga e misteriosa vicenda del quadro di Caravaggio. Pare strano che la Mafia, di certo attentissima al valore materiale dell’oggetto e al suo peso “politico”, sia stata così maldestra da rovinarlo irrimediabilmente (quando si tratta di opere d’arte non si può essere mai sicuri delle loro vicende e passaggi) ma le parole del pentito, se fossero riscontrate, non lascerebbero più molta speranza.

"Ho saputo da Filippo Graviano nel carcere di Tolmezzo intorno al 1999 che il quadro era stato distrutto negli anni Ottanta. La tela era stata affidata ai Pullarà (capimafia della cosca di Santa Maria di Gesù), i quali l'avevano nascosta in una stalla, dove era stata rovinata, mangiata dai topi e dai maiali, e perciò venne bruciata". Fonte

Un Caravaggio in pasto ai maiali mi fa piangere letteralmente il cuore.

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Resta l’ipotesi che Spatuzza abbia confuso il dipinto. Anni fa il pentito Francesco Marino Mannoia, deponendo nel processo a Giulio Andreotti, rivelò che i ladri, inesperti, danneggiarono irreparabilmente la tela nel tentativo di avvolgerla. Ma si è poi accertato che il furto di cui parlava il collaboratore riguardava un altro quadro, di valore artistico inferiore, del pittore Vincenzo da Pavia. ''Siamo sicuri che la Natività è ancora integra'', aveva detto il colonnello Musella quando, nelle settimane scorse, ha partecipato a Palermo alla presentazione del libro ''Il muro di vetro'' del giornalista e scrittore Giuseppe Quatriglio che ricostruisce appunto in forma romanzata la vicenda del Caravaggio rubato. Anche il procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone, titolare dell'inchiesta, si è detto sicuro che il quadro non è andato distrutto.

domenica 18 ottobre 2009

La Natività del Caravaggio. Ultime novità

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Nell'ultimo periodo è tornato vivo l’interesse per la celebre Natività del Caravaggio rubata dalla Mafia 18 ottobre 1969 dall’Oratorio della compagnia di san Lorenzo a Palermo. Non che le indagini si siano mai fermate, anzi ancora sono attivissime tra misteri, depistaggi e ipotesi, ma un ritorno di interesse è sempre una cosa positiva. Per non dimenticare e per tenere attiva la guardia. Proprio oggi si conclude il convegno "La Natività del Caravaggio: 40 anni dal furto".

Segnalo questo link con gli ultimi articoli, tra i quali un nuovo libro, incentrati sull’argomento e rimando ad un mio post precedente che aveva raccontato tutta la vicenda, le rocambolesche indagini e i tanti punti interrogativi che ancora rimangono.

Articoli

Il Caravaggio della Mafia.

Intanto un privato proprietario di un "falso d'autore" della Natività, con tanto di certificato di Pitti Arte Firenze, dipinto nel 2000 dal maestro Stefano Pessione, ha manifestato l'intenzione di donare l'opera per esporla nel luogo dove il capolavoro di Caravaggio é stato trafugato. Un piccolo ma significativo gesto.

martedì 29 settembre 2009

Ancora sul Caravaggio…un ritratto ed una Maddalena

 

Apprendo e riporto dal blog Caravaggio400, ottimamente realizzato e sempre aggiornato sul pittore del quale, ricordo, cadrà nel 2010 il quarto centenario della morte, alcune notizie interessanti sul pittore, naturalmente tutte da approfondire.

La prima riguarda la Deposizione di Simone Peterzano, suo maestro, che celerebbe una giovanile Maddalena del ben più dotato allievo. Il Peterzano, naturalmente, avrebbe ricoperto la figura per invidia, vedendosi superato dal giovane ragazzo. In realtà questo tipo di vicissitudine è un topos in tutta la storiografia artistica e lo si ritrova in  moltissime vite. Sarebbe comunque da indagare.

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La seconda notizia riguarda, invece, il ritrovamento di un un presunto ritratto del pittore, l’unico ritratto contemporaneo del Caravaggio. Ad oggi l’unico conosciuto è il celebre ritratto di Ottavio Leoni, suo amico, realizzato però anni dopo la morte del pittore. Le motivazioni del team che ha fatto la scoperta sono tutte da analizzare con attenzione critica prima di un’attribuzione così pesante “…opera di un artista di scuola romana del primo Seicento e si trattava del ritratto di un artista, come rivelavano le chiome lunghe e incolte. I suoi caratteri somatici corrispondevano perfettamente a quelli di Michelangelo Merisi…probabilmente, si sarebbe fatto ritrarre con una camicia di foggia semplice o, ancora più verosimilmente, a petto nudo, come nel "Bacchino". Sul suo viso, avremmo dovuto leggere i segni di una salute cagionevole e una certa espressione di distacco contemplativo. Sempre in ragione del suo narcisismo artistico, dovevamo aspettarci – in un ritratto autorizzato o in un autoritratto - il suo volto sbarbato, a differenza dell’opera eseguita dal Leoni”.

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lunedì 28 settembre 2009

Oro Buttato- Alcune riflessioni

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Come c’era da aspettarsi la puntata di ieri sera di Presa Diretta, su Rai 3, dedicata allo sfacelo dei nostri beni culturali ha creato molte reazioni sul web tra esperti ai lavori e non. Del resto l’oro buttato di cui parla il titolo colpisce trasversalmente tutti i settori dal turismo all’economia, dalla ricerca alla formazione diventando ben più di una denuncia, ma l’atto di accusa verso una politica nazionale che sempre meno ha creduto nella cultura come elemento di sviluppo culturale ed economico. La nazione con più opere d’arte al mondo, tanto elogiata viscidamente dal Premier il quale riesce a far apparire come se tutto il nostro patrimonio sia, tra le tante cose, merito suo, in realtà è quella che meno investe in ricerca, conservazione e valorizzazione. Le eccellenze certamente ci sono ma se, come si apprende dal reportage, anche l’ICR rischia di finire chiuso e dismesso per mancanza di fondi allora non si sa più a cosa appellarsi. L’ICR, infatti, per chi non lo sapesse è il centro, fondato da Cesare Brandi, che ha insegnato a tutto il mondo come condurre un restauro moderno. L’amarezza e lo sconforto ci sono tutte; le colpe, “fortunatamente”, cadono trasversalmente a destra e a sinistra; le altre nazioni ci surclassano in quanto a efficienza (Montpelier, per quanto ben valorizzata, non sarà mai come Napoli, Parma, Ferrara, ecc. ecc.) e le soprintendenze devono cavarsela con quattro soldi (ai beni artistici in Molise solo 200 mila euro che non bastano, volendo, neanche per i caffè). Paradossalmente, in tutta questa incuranza, vedo forse l’ultima opportunità, per i viaggiatori venuti dall’estero, di rivivere le emozioni del gran tour. Durante il corso dell’700 e dell’800, nel loro viaggio di formazione, alcuni giovani della nobiltà europea giunti in Italia avendo come meta culmine Roma, spesse volte, incautamente, si avventuravano anche verso il Sud alla ricerca delle antichità della Magna Grecia e dei romani, situate in particolare intorno Napoli e Pozzuoli, giungendo a volte sino in Calabria e Sicilia. Ebbene, oltre ai pericoli del viaggio, tra briganti e disavventure, l’ambiente che trovavano davanti ai loro occhi, selvaggiamente pittoresco e abbandonato, è proprio quello che si ritrova oggi. Custodi assenti, aree abbandonate nascoste alla vista, raccattati ciceroni da quattro soldi, bellezza sublime e incuranza totale.

Resta alla fine la condanna ma è ben poca cosa; il senso di impotenza è ben maggiore. Solo una presa di coscienza, ma dubito, potrebbe cambiare le cose.

Per chi non ha visto la puntata o vorrebbe rivedersela, lo può fare dal sito della Rai.tv a questo link.

Per chi fosse rimasto colpito dai luoghi meno conosciuti indagati nella puntata, ecco una breve lista di link che ne trattano:

Piscina Mirabilis a Miseno (link 1, link 2, link 3)

Sepino (link 1, link 2, link 3, link 4, link 5, link 6)

Pozzuoli Museo Archeologico (link 1)

Terme di Diocleziano (link 1, link 2, link 3)

…ed è già molto se sono riuscito a trovare dei link, naturalmente non ufficiali, che descrivono in maniera relativamente scientifica e precisa il sito; per il museo di Portici, per esempio, tanto elogiato per la sua sistemazione museografica, neanche una misera pagina web fatta come si deve. Il link inserito è uscito veramente da una fortuita ricerca. Forse cominciare dall’informazione non sarebbe male…

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P.s. Vorrei cominciare da oggi, per quanto mi permette il blog e il tempo a disposizione, a dedicare qualche post proprio a tali argomenti, ovvero ad esempi di “Oro buttato” dei quali sono a conoscenza. Proprio di stamattina, e ringrazio il mio amico Mosè, la notizia assurda delle disavventure della statua del Nettuno del Montorsoli a Messina. La statua faceva parte della splendida fontana del Nettuno del 1557, commissionata dal Senato di Messina, una delle poche fontane, insieme a quella di Orione, scampata al tragico terremoto. Assai danneggiata nello scorso secolo, ha subito notevoli lavori di restauro e di ripristino; in particolare fu sostituita con una copia e portata nel museo di Messina. Dopo un’ulteriore intervento di restauro, riuscito benissimo, doveva essere trasportata nella nuova sede museale. Per far ciò la statua venne ingabbiata con una rete di tubi in acciaio e spostata di luogo. L’intervento riuscì alla perfezione sennonché, per essere liberata dai tubi, si pensò bene di ricorrere nientemeno che al flex. Naturalmente i tubi sono stati tagliati ma le scintille incandescenti provocate dall’arnese si sono conficcate nella statua, per circa 10 centimetri, provocando evidenti danni, quasi irreversibili. Un ulteriore restauro ha ripristinato, ma relativamente, la superfice iniziale del manufatto.

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Segui il gruppo Oro Buttato su Facebook da questo link

martedì 21 luglio 2009

Le Pale d’Altare di Bill Viola per la Cattedrale di St Paul

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All'artista della videoart Bill Viola è stata commissionata dal Capitolo della chiesa la realizzazione di due pale a display per due altari della cattedrale di St Paul a Londra . Il progetto dovrebbe essere completato per la prima metà del 2011.
Dopo l'ampio programma di restauro degli interni, completato nel 2005, all’artista è stata commissionata la realizzazione di due pale (con impianti video multi-schermo) sui temi di Maria e di martiri da collocate alla fine della navata centrale, vicino l'altare maggiore della Cattedrale e l’American Memorial Chapel.
Ogni lavoro sarà costituito da più pannelli al plasma, come le ante di un polittico, mentre gli schermi saranno montati su pannelli a cerniera che permetteranno loro di essere chiusi.
Bill Viola ha dichiarato: “The two themes of Mary and Martyrs symbolise some of the profound mysteries of human existence. One is concerned with birth and the other with death; one with comfort and creation, the other with suffering and sacrifice. If I am successful, the final pieces will function both as aesthetic objects of contemporary art and as practical objects of traditional contemplation and devotion.”
Bill Viola, un pioniere riconosciuto della videoart, da oltre 35 anni ha creato una vasta gamma di video ed installazioni in diversi luoghi del mondo: dai principali musei agli istituti religiosi, dai palazzi reali alle università. Nel concentrarsi sulle universali esperienze umane - la vita, la morte e rinascita - il lavoro dell'artista trae radici sia nella mistica orientale che nell’iconografia occidentale.
Questo fa parte delle commissioni del St Paul's Cathedral Arts Project, un programma in corso che mira a esplorare l'incontro tra arte e fede. Commissioni recenti hanno infatti interessato opere di Rebecca Horn, Yoko Ono e Martin Firrell.
L’artista si era già confrontato problematicamente con un’ambiente sacro con la suggestiva installazione Ocean Without a Shore presso la chiesa di San Gallo a Venezia del 1200 per la Biennale del 2007; come spiega lui stesso: “Ocean Without a Shore is about the presence of the dead in our lives. The three stone altars in the church of San Gallo become portals for the passage of the dead to and from our world. Presented as a series of encounters at the intersection between life and death, the video sequence documents a succession of individuals slowly approaching out of darkness and moving into the light. Each person must then break through an invisible threshold of water and light in order to pass into the physical world. Once incarnate however, all beings realise that their presence is finite and so they must eventually turn away from material existence to return from where they came. The cycle repeats without end.”
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Con l’opera The Messenger per la cattedrale di Durham nel nord Inghilterra nel 1996, e col trittico Study for The Path realizzato nel 2002 per la basilica di San Marco a Milano con una processione o un pellegrinaggio, oppure un' allegoria del cammino della vita, incessante e senza meta apparente.
messenger cathedral
«Study for the path»viola


sabato 18 luglio 2009

Gli altri lo fanno meglio

italia-it-logo

Volevo ritornare sul post precedente per segnalare alcuni portali ufficiali turistici delle altre nazioni per permettere più facilmente un confronto col nostro portale Italia.it. Ancora mi chiedo come sono stati spesi quei cinque milioni di euro senza offrire nemmeno la traduzione, non dico in tutte, ma almeno nelle maggiori lingue europee.

OLANDA

FRANCIA

GERMANIA

GRECIA

SPAGNA

AUSTRIA

SVIZZERA

logo-italiait

Italia.it sito ufficiale dell’ipocrisia italiana

italia.it

Dopo la fantomatica mostra per il G8 dell’Aquila “L’arte del saper far bene italiano”, l’ennesimo affronto alla nostra cultura viene da un sito, da poco inaugurato (o meglio reinaugurato): Italia.it. Quella online oggi è una versione dimostrativa, ma è comunque un passo avanti, per un sito del quale si parla dal 1994 e che sparì dalla rete già una prima volta, criticato da tutti in quanto un autentico flop (ricorderete il Rutelli di “Plis…visit Italy…”)

A conti fatti, questo nuovo portate dovrebbe costare "poco più di 5 milioni di euro", circa la metà di quelli stanziati totalmente per la promozione del paese all'estero. Una cifra esorbitante, e c'è da sperare effettivamente che possa creare un aumento del traffico turistico che la giustifichi. L'obiettivo dichiarato è portare il turismo a rappresentare il 20% del PIL, cioè il doppio di quello odierno.

A parte le solite polemiche però, bisogna soffermarsi un attimo sui contenuti e su ciò che il sito veicola: fermo restando che la peculiarità del bel Paese è sempre stata la varietà, concetto fondamentale nella storia dell’arte in quanto indica la ricchezza e la diversità di un contesto, e che questa varietà si manifesta in mille forme di arte, cultura, natura difficilmente accumunabili senza privarli delle loro peculiarità, quello che l’ideologia dietro al sito propone è una fondamentale omologazione culturale della nazione in relazione alla sua offerta turistica.

“Il Sito www.italia.it ha la finalità di promuovere, attraverso la rete Internet, il marchio Italia nel settore del turismo e di raccogliere e divulgare informazioni di interesse turistico riguardanti il territorio nazionale”. (sito)

Considerare una nazione e la sua storia un marchio da offrire al miglior offerente, considerare i suoi prodotti o opere d’arte, quindi, sottomarche da pubblicizzare nel modo più semplicistico possibile, è frutto di una riduzione culturale, anche a livello di approccio, che punta alla quantità e non alla qualità. Considerare solo le eccellenze artistiche o paesaggistiche da mettere in vetrina, in filmati di 30 secondi, oltre a relegarle a ruolo di semplici cartoline (o prodotti da consumare nel tempo libero), porta ad escludere splendide realtà locali sfortunatamente poco valorizzate. Come al solito sembra l'ennesimo spot politico creato da chi, indifferente al nostro patrimonio (vedi i tagli al ministero che stanno mettendo in ginocchio tutte le nostre istituzioni culturali e luoghi di cultura che poi questo turismo lo dovrebbero ricevere), lo usa solo come elemento di presunto prestigio.

Sfido qualunque straniero ad organizzare un viaggio in Italia partendo dalle indicazioni fornite dal sito che, essendo di carattere generale e quindi risapute, non possono essere incisive.

Il sito del resto, ma ci sono esperti che potrebbero analizzarlo molto meglio di me, è unidirezionale (messaggio-fruitore), non presenta interazioni originali e creative, non stimola la ricerca e non trasmette nessun amore per le bellezze del nostro paese. I video di presentazione delle regioni, che dovrebbero in 30 secondi illustrare tutte le loro peculiarità, sono quanto di più offensivo e riduttivo per la loro storia e i contenuti lasciano a desiderare. Naturalmente non voglio essere disfattista; ci sarà sicuramente molto da migliorare e da aggiungere, grazie anche alle nostre critiche; del resto con 5 milioni di euro più che un portale si potrebbe creare direttamente un cancello.

Ci sarebbe ancora molto da riflettere ma vi lascio con la frase della homepage scritta dal presidente Berlusconi accanto alla classica foto ritoccata da repertorio:

"L'Italia è il Paese del cielo, del sole, del mare. Un Paese magico, capace di incantare e di conquistare il cuore non solo di chi ci vive, ma anche di chi lo visita, di chi lo scopre per la prima volta. Un Paese che regala emozioni profonde attraverso i suoi paesaggi, le sue città, i suoi tesori d'arte, i suoi sapori, la sua musica. Un viaggio in Italia, per noi italiani e per chiunque arrivi da ogni parte del mondo, è un viaggio nell'arte e nel bello. L'Italia è magica. Scopritela. Nascerà un grande amore."

Sciacalli!!

Per critiche e commenti potete scrivere Qui

La delibera dello stanziamento di fondi per il progetto.

mercoledì 15 luglio 2009

Giù le mani dalla cultura – Lettera al Molise - Provvidenti

provvidenti

Riporto la lettera scritta da coloro che hanno reso possibile in Molise la nascita di una realtà incredibile trasformando la piccola cittadina di Provvidenti nel "borgo della musica", un centro vivo di cultura e di arte e che rischia seriamente di finire in mano ad una Srl. (Fonte FrancoValente).

Lettera al Molise

Hai noi!! che siamo tra quelli che hanno sempre pensato che al Molise mancasse solo un’occasione per il “riscatto” …….. un riscatto che potesse far vedere al mondo la nostra esistenza, un riscatto fatto di condivisione con gli altri della nostra identità, un riscatto che non facesse fuggire i giovani ma al contrario li attirasse, un riscatto che ci liberasse dall’essere identificati con la stramaledettissima mozzarella, caciotta e salciccia di turno (che sono strabuonissime ma non soddisfano il bisogno di cultura della popolazione), un riscatto che attraverso la cultura ci rendesse un popolo felice o quantomeno che tendesse ad esserlo, un riscatto attraverso la salvaguardia del territorio e non la sua svendita alle deturpazioni di insediamenti industriali ….fabbricanti di oggetti nocivi per l’umanità…….. un riscatto si! un riscatto ……

Per l’inizio di questo riscatto abbiamo ideato il progetto culturale “provvidenti il borgo della musica”, a questa idea abbiamo lavorato per 3 anni, l’abbiamo ideato e prodotto con le nostre fatiche i nostri pochi soldi e con l’aiuto di moltissime persone, artisti e diversi enti regionali,

Dopo 3 anni siamo riusciti a far conoscere questo piccolo paese molisano in tutta Europa. Il paese ha riscoperto vitalità, voi tutti sapete non c’è bisogno dell’elenco delle cose che sono avvenute.

Abbiamo lavorato affinchè fosse possibile, un giorno, che i giovani molisani trovassero un luogo dove soddisfare il proprio bisogno di espressione culturale, trovare un luogo di ricerca musicale internazionale nella propria regione, anzi dietro l’angolo. Abbiamo creato quindi un luogo nel quale potesse avvenire l’auspicato incontro tra arcaico e contemporaneo.

Abbiamo creato un luogo dove le culture alternative, la creatività giovanile, le “nuove tendenze” avessero, più che una piena cittadinanza, un ambiente accogliente, un contesto che stimola e che raccoglie la sfida dell’omologazione culturale per contrastarla in ogni sfera e in ogni dimensione, con un vivido coacervo di situazioni e occasioni avviate: rassegne, produzioni, chiamate alla cittadinanza onoraria, gemellaggi con altri centri culturali europei, seminari, dirottamento su Provvidenti di ricerche di atenei non solo nazionali, attivazione di canali per la realizzazione di progetti innovativi con finanziamenti della comunità europea, relazioni per condividere la creazione di un distretto culturale evoluto che inglobasse anche i comuni limitrofi, il tutto non necessariamente attanagliato da vincoli, da camarillas politiche o da forzature di appartenenza: spesso e stato sufficiente avere buone idee, saperle tradurre in progetti realizzabili, oltre che immaginabili, e saper capitalizzare sinergicamente volontà e opportunità in maniera da far coincidere efficacemente i propri intenti con quelli di altre situazioni presenti nello stesso territorio e con la stessa voglia ed entusiasmo per stupire con le proprie iniziative gli annoiati prosseneti della cultura cosiddetta “dominante”.

Abbiamo vissuto Provvidenti, anzi ce ne siamo innamorati!! ancor prima di decidere nel luglio del 2006 che era ora di attivare quel processo che avrebbe dato alla Regione tutta il tanto auspicato riscatto. Così abbiamo iniziato i lavori…. la KomArt ha ideato 4-20Live l’ha prodotto trovando le risorse necessarie in un partner americano la “Luky Brand Jeans” e in “Milano Concerti”, l’associazione culturale The Patch Horse ne ha studiato l’attuazione artistica. Si proprio lì, Provvidenti un luogo dimenticato da tutti anche dalla maggioranza dei molisani.

Nel tentativo di renderlo stabile si sono avviate relazioni, anche politiche, e affinchè il sogno si realizzasse sono venuti in appoggio varie istituzioni e soprattutto singoli artisti che sposando il progetto hanno accettato la cittadinanza onoraria.

La necessità di stabilità del progetto è stata supportata da progetti avviati con la collaborazione e la condivisione di enti tra i quali l’E.P.T. (con il quale si è progettato un villaggio ecosostenibile che potesse offrire al progetto spazi che il piccolo comune non dispone il ”Green Music Village” a mettere la prima pietra Franco Battiato), la Regione Molise (che fin dal suo nascere gli è stato vicino con finanziamenti fin dove gli è stato possibile) e l’Università Bocconi di Milano (con la partecipazione ad un bando FIRB in collaborazione con l’Università del Molise). Ecco ciò da cui si è partiti e ciò a cui il progetto culturale tendeva. Ma oggi questo work in progress è minacciato seriamente da un manipolo di “banditi”, gli sciacalli della cultura. Gli sciacalli non hanno esitato, per impossessarsi del progetto, a mettere in scena azioni che neanche nel peggior quartiere mafioso descritto da Saviano si oserebbe fare.

All’alba di più giorni, armati di piedi di porco tronchese ed attrezzature varie scassinavano le porte di abitazioni private e dei locali in concessione al progetto con all’interno materiale tecnico e materiale di chi al momento lavorava a Provvidenti, personale tecnico e musicisti, mettendo in atto diverse violazioni dal furto alla violazione di domicilio. Queste performance degli sciacalli hanno di fatto frenato/fermato il progetto acuendo ancor di più l’impossibilità di attuazione, impossibilità avvalorata anche dal fatto che ad oggi il comune di Provvidenti non riesce ancora a formalizzare un protocollo d’intesa con il progetto e non ha messo a disposizione dello stesso nessun spazio necessario se non quelli di proprietà della Curia.

Di fatto il progetto culturale provvidenti borgo della musica è fermo è in stallo da mesi.

Sono in corso manifestazioni che nulla hanno a che fare con il progetto culturale, caratterizzate piu come “sagra di paese” che come espressione di un progetto culturale europeo soggetto di studi di ricerca in diversi atenei.

Ecco la situazione in cui ci si trova, abbiamo deciso di condividerla perché è il nostro ultimo tentativo per salvare il progetto provvidenti borgo della musica.

Facciamo appello a tutta la regione, operatori culturali e tutte le persone che nel nostro progetto credono e vi hanno creduto fin dall’inizio, ma soprattutto agli enti regionali invitandoli a darci con atti concreti la ferma volontà di aiutarci nel proseguire le attività in tutte le direzioni già citate.

Noi del progetto Provvidenti il borgo della musica, rimaniamo ancora un po’ alla finestra…metaforica. Vedremo se si muoverà qualcosa. Vedremo se l’unica soluzione, come ci hanno dichiarato alcuni cittadini onorari interpellati – a cui va tutta la nostra simpatia ed il nostro grazie – rimane la chiusura, con il successivo ritiro delle loro cittadinanze.

Essendo gli ideatori è produttori del progetto culturale sappiamo che un progetto culturale non è un edificio inamovibile e in quanto tale vuole continuare ad esistere.

Vogliamo reiterare la nostra assoluta indipendenza rispetto a qualsiasi lobby politica o economica: vogliamo essere considerati ed aiutati per quello che siamo, per il lavoro che facciamo, per il valore dei nostri progetti, perché è giusto sostenere iniziative come le nostre.

Perché è semplicemente giusto che “provvidenti il borgo della musica” viva lì dove l’abbiamo creato, se sarà possibile, altrimenti ci dirigeremo su altri luoghi, luoghi anche fuori regione la lista delle richieste è già lunga.

Invitiamo tutti coloro che sono stati vicini al progetto in questi anni, coloro che lo hanno fatto vivere e aiutato con il loro entusiasmo, tutti coloro che hanno creduto in esso e ci credono ancora, gli operatori culturali, gli artisti, i rappresentanti degli enti regionali e tutte le associazioni culturali, ad una assemblea regionale (che presto convocheremo) alla quale parteciperanno anche alcuni cittadini onorari e dalla quale uscirà un documento congiunto in difesa del progetto culturale o altrimenti il comunicato stampa al nazionale della morte del progetto “Provvidenti Borgo della Musica”.

Ricordiamo inoltre che i siti e le pagine web ufficiali del progetto culturale provvidenti borgo della musica sono di seguito elencati, gli “sciacalli” hanno aperto siti/pagine web non avendo da noi nessuna autorizzazione, utilizzando logo e materiale foto/video a nostro unico uso con apposite liberatorie e sotto tutela.

http://www.provvidentiborgodellamusica.com
http://www.myspace.com/laformica
http://www.facebook.com/pages/Provvidenti-Borgo-della-Musica/123527316627?ref=ts

mail Info@provvidentiborgodellamusica.com

ps: Se vuoi aiutarci a difendere il borgo della musica diffondi alla tua mailinglist questo nostro SOS.
Il presidente di The Patch Horse
Michele Mariano

lunedì 6 luglio 2009

Il Crocefisso di Michelangelo…la solita speculazione? Ipotesi, confronti e aggiornamenti

Riporto un articolo della dottoressa Stella Rudolph circa l’autenticità del tanto celebrato crocefisso di Michelangelo che, stando alle attribuzioni, dovrebbe essere la scoperta più sorprendente nel campo artistico degli ultimi decenni.
“Alla fine dello scorso febbraio la Corte dei Conti del Lazio ha avviato un’inchiesta sull’acquisto da parte dello Stato, da un antiquario torinese, del piccolo (alt. 41 cm.) Crocefisso in legno di tiglio per € 3.250.000,00 che da parecchi anni viaggia con un’assai controversa attribuzione a Michelangelo (peraltro non suffragata da verun documento). Con secca precisione Paola Barocchi lo definì “un’opera di rispettabile serialità quattrocentesca, legata ad un’alta tradizione di intaglio ligneo, che niente ha a che fare con Michelangelo e le sue opere giovanili”: infatti ben otto simili esemplari coevi vennero citati nel catalogo redatto quando la sculturina fu presentata in una mostra al Museo Horne nel 2004, tutti poi taciuti nell’occasione dell’esposizione in pompa magna a Montecitorio al cospetto entusiasta dell’attuale ministro Bondi. L’ipotesi è di un danno all’erario perché, se non di Michelangelo, quella cifra risulta enormemente di sproposito mentre, se l’opera fosse autografa, varrebbe tanti ma tanti milioni in più (un suo disegnuccio di un’Addolorata fu aggiudicato a € 10.200.000,00 in un’asta di Sotheby’s nel lontano 2001). Già Luciano Berti non volle codesto Crocefisso per la Casa Buonarroti, Mina Gregori ne sconsigliò l’acquisto alla Cassa di Risparmio di Firenze e Giovanna Melandri quando era Ministro lo ricusò (“non ci vidi chiaro e non comprai quel Cristo”): indi un coro di dinieghi ben argomentati da noti studiosi della materia. A questo punto urge una più plausibile identificazione dell’autore, onde bloccare l’insensato dispendio, e una soluzione si potrebbe trovare quasi dietro l’angolo (cioè a due passi dal Teatro del Sale). Infatti nella parete sinistra della chiesa di Sant’Ambrogio si trova lo squisito altarino intagliato da Leonardo del Tasso (1466-1500) con un suo San Sebastiano in legno policromo di pressoché uguale anatomia ed esecuzione; si tratta del deposito della famiglia del Tasso, dal primo ‘400 alla metà del ‘500, esponenti della più “alta tradizione di intaglio ligneo” fiorentino e d’altronde in rapporto col Michelangelo (vedasi l’eccezionale cornice del suo Tondo Doni agli Uffizi, di qualche anno posteriore, riferita a loro). Perché non prendere almeno in considerazione questo valido, anzi logico, candidato come l’artefice responsabile del manufatto invece di scomodare il nome del grande maestro?”.
"Su questa storia vogliamo vederci chiaro, abbiamo avviato un'istruttoria". La "storia" di cui parla Pasquale Iannantuono, procuratore generale della Corte dei conti del Lazio, è l'acquisizione da parte dello Stato del crocifisso di Michelangelo.
Si tratta di una scultura che negli ultimi tempi ha fatto molto parlare di sé, un Cristo di legno di tiglio attribuito nientemeno che al giovane Buonarroti. Un affare di 3,2 milioni di euro pagati a un antiquario torinese dal ministero dei Beni culturali per un'opera dalla paternità contestata, alta 41,3 centimetri per 39,7 di larghezza, realizzata - stando agli esperti - intorno all'anno 1495. Dopo i trionfi dei mesi scorsi - la scultura a dicembre è stata presentata a papa Benedetto XVI e, successivamente, esposta alla Camera dei deputati e portata in giro per l'Italia - ora la magistratura contabile "vuol vederci chiaro su tutta l'operazione", come spiega Innantuono, il quale ha aperto un fascicolo e affidato l'istruttoria sul caso a uno dei suoi sostituti, Salvatore Sfregola, vice procuratore generale della Corte dei Conti del Lazio.
Un passo nato, evidentemente, dalle polemiche esplose intorno all'acquisizione e rimbalzate nei giorni scorsi anche sul New York Times. Chi, invece, non ha mai avuto incertezze è l'attuale ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, convinto sostenitore dell'acquisto dell'opera, che dopo la presentazione ufficiale del 12 dicembre scorso nell'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, a Roma, è stata esposta anche a Trapani, Palermo e Milano. In questi giorni è a Napoli. Entro luglio dovrebbe prendere definitivamente posto al museo del Bargello, a Firenze.
Dovrebbe, perché ad oggi, come spiega la direttrice Beatrice Paolozzi Strozzi, "non ho ancora avuto nessuna comunicazione ufficiale, né del suo arrivo, né che sia questa la sua sede definitiva". Una dichiarazione che, dopo il clamore che ha accompagnato la presentazione ufficiale dell'opera, risuona di una singolare freddezza. Così come il no comment sull'attribuzione: "È di sicuro un'opera di buona qualità", dice Paolozzi Strozzi, "che arricchirà il museo. Ma per il resto, non sono una michelangiolista e non mi pronuncio".
E il crocifisso come verrà presentato al pubblico: come opera "di Michelangelo", o soltanto "attribuita a"?: "Lo concorderemo col Polo Museale" risponde Paolozzi Strozzi. Ovvero con la soprintendente Cristina Acidini, grande sponsor, insieme al direttore dei Musei vaticani Antonio Paolucci, della scultura e della sua attribuzione michelangiolesca. Che invece assicura: il Cristo "andrà al Bargello, non appena sarà pronto l'allestimento adatto".
Ma il mondo dell'arte fiorentino è diffidente. A partire da Paola Barocchi, fra i massimi studiosi di Michelangelo, per la quale si tratta di "un'opera seriale", e da Mina Gregori, la grande storica dell'arte che riuscì a far rifiutare l'acquisto del crocifisso alla Cassa di Risparmio di Firenze, la prima a cui l'antiquario torinese lo aveva offerto ("Se lo Stato non ha finito di pagarlo, valuti se non sia il caso di restituirlo"). "Stupito" dell'acquisto si è detto anche il direttore del prestigioso Kunsthistorisches Institut di Firenze Alessandro Nova; mentre "interrogativi" arrivano pure dallo storico Massimo Ferretti, in un primo momento fra i sostenitori dell'attribuzione a Michelangelo del Cristo tanto amato dal ministro Bondi".”
I discorsi non fanno una grinza, del resto l’analisi su un manufatto di questa importanza, prima di una così importante attribuzione e visto lo stato degli studi michelangioleschi, dovrebbe essere molto maggiore, anche se al giorno d’oggi ricerche specifiche e contraddittori scarseggiano. Che si tratti della solita speculazione? Un breve saggio, molto interessante, a favore dell’attribuzione lo trovate in questo link; il confronto stilistico ed anatomico, infatti, risulta essere abbastanza convincente. Testo.
Riguardo notizie su Leonardo del Tasso, invece, rimando a questo articolo. Testo. (Per ricerche più approfondite consiglio invece il catalogo elettronico dell’Hertziana alla voce “Michelangelo-crocifisso”).
Inserisco qualche immagine per un superficiale confronto che non pretende di essere scientifico; la vicinanza stilistica però tra una testa del Tondo Doni e il volto del Cristo appare suggestiva. Chissà cosa avrebbe pensato il grande Federico Zeri? "Se non è Michelangelo è Dio"; (vedi il nuovo post con aggiornamenti)
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Confronto col crocefisso della sagrestia di Santo Spirito.
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Altre Crocefissioni del Michelangelo pittore.
michelangelo-crocefissione disegno Copia desde la Crucifixion dibujada hacia 1540 por Miguel Angel Buonarroti para Vittoria Colonna
Marcello venusti-crocefissione dal disegno di michelangelo bonasone-crocifissione da michelangelo
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Le sculture certe di Michelangelo: link

Aggiornamenti

E' proprio di questi giorni la risposta della corte dei conti sull'autenticità del crocefisso in relazione al suo prezzo d'acquisto. Aggiungo quindi l'intervento di Tomaso Montanari a riguardo.

CECCHI INCHIODATO. Il crocifisso-patacca pagato a peso d’oro: la Corte dei Conti manda il sottosegretario a processo 
di Tomaso Montanari e Malcom Pagani
“Il Fatto Quotidiano”, 18 feb. 2012

Secondo Roberto Cecchi, cattoarchitetto dalle trame celesti, mancato ministro e infine sottosegretario senza deleghe ai Beni culturali del governo Monti, il presunto cristo ligneo di Michelangelo, fatto acquistare su sua pressante insistenza allo Stato per la cifra di 3.250.000 euro nel 2008, è una scultura che “può essere facilmente trasportata, senza dare tutti quei problemi di conservazione che altre opere pongono”. 

La Corte dei conti gli ha dato ragione, trasferendo i quaranta centimetri del crocifisso dai depositi del Polo museale fiorentino alle aule di tribunale e rinviando a giudizio Cecchi ed altre quattro persone per “danno erariale”. 

Secondo molti studiosi il Cristo altro non era che un prodotto seriale del valore di poche migliaia di euro. Cecchi si batté per farlo comprare al Mibac (la proposta venne accettata a sole 24 ore dall’offerta) e oggi si ritrova nei guai per un’opera che rischia di rivelarsi una crosta pagata circa 150 volte il suo reale valore. 

Ancora una volta il professor Roberto Cecchi è oggetto di attenzioni e approfondimenti non esattamente accademici. E la sua posizione nell’esecutivo tecnico, foriera di imbarazzi non cattedratici. Dopo gli scivoloni di Bondi e Galan, altre ombre, non solo economiche sull’istituzione. Dicono che ieri sera il ministro Ornaghi fosse furibondo per l’ennesimo non commendevole faro acceso sul suo collaboratore. Che attendesse un gesto di buona volontà o una mossa di Cecchi che - giura chi lo conosce - non verrà né oggi né domani. Niente dimissioni per Cecchi (neanche se consigliato in tal senso) perché fanno sapere dal ministero: “somiglierebbero a un’ammissione di colpa”. 

La parola per Cecchi è eretica e le stanze del collegio romano non somigliano per nulla a quelle inflessibili della Germania. Dopo l’apertura di un fascicolo in Procura a Roma sulle curiose modalità di cessione del restauro del Colosseo a Diego Della Valle, la scoperta di una serie di lettere firmate nel 2006 (quando era direttore generale dei beni architettonici e paesaggistici) volte a far ottenere al suo editore Armando Verdiglione denaro dal Mibac per il restauro di Villa San Carlo Borromeo e una sofferta archiviazione con proscioglimento per abuso d’ufficio su un vincolo fatto togliere a un mobile settecentesco, Cecchi è ancora in piedi. 

Trasversalmente appoggiato dal Pd e dal Terzo Polo, ben visto dal Quirinale (ottimi rapporti con Carandini) Cecchi in queste ore riflette. In attesa che la Corte dei Conti proceda, essere eucaristici sul Cristo ligneo di Michelangelo è affare complicato. Il sottosegretario Cecchi non si limitò infatti a firmare le carte. Pretese, ottenne e interpretò la parte del prim’attore. Fu lui a imprimere la svolta decisiva ad una pratica che avrebbe potuto essere archiviata e ancora lui a fissare il prezzo, decidendo di sottrarre oltre tre milioni di euro ad un bilancio già ridotto all’osso. Cecchi difese con vigore l’acquisto, firmando un aggressivo memoriale di risposta all’interrogazione che un anno più tardi portò in Parlamento una polemica a tinte grottesche che già divampava sui giornali di tutto il mondo. 

La Corte dei Conti si è concentrata sulla valutazione che Cecchi dette alla perizia del venditore (la definì oggettiva) e sul catalogo di vendita del Cristo (incomprensibilmente sdoganato come attendibile e autorevole da un passivo Comitato tecnico scientifico). Senza che l’attuale sottosegretario pensasse a coprirsi le spalle con lo straccio di uno studio indipendente. 

Nell’operazione, tra buchi e omissioni, i misteri del caso. 

Cecchi non riuscì a farsi dire da dove venisse davvero l’opera (finendo così per girare al pubblico del Tg1 l’ipotesi della “derivazione fiorentina”: mentre il Cristo proveniva dagli Stati Uniti, dove era stato acquistato per diecimila euro). Inoltre non si preoccupò di indagare sul perché l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze avesse saggiamente rinunciato all’acquisto pochi mesi prima e permise che a certificare il prezzo fosse Cristina Acidini, la stessa funzionaria che aveva proposto l’acquisto, creando così un macroscopico caso di conflitto di interesse. 

Soprattutto, non si chiese Cecchi, perché un vero Michelangelo rimanesse per anni a disposizione ed anzi fosse finito ai saldi, facendosi comprare per un sesto della (già stracciatissima) richiesta iniziale (18 milioni) posta all’allora ministro Rutelli che rifiutò sdegnato. 

Oggi, in luogo di un artista, ad essere crocifisso è Cecchi e la sua idea di un ‘Michelangelo portatile’ adatto all’industria delle mostre commerciali che promuovono soprattutto chi le organizza. Cecchi, Il supertecnico che intervistato dal Corsera qualche giorno fa ha dichiarato di considerare suo nemico mortale Italia Nostra, la principale associazione per la difesa del patrimonio e del paesaggio italiani, della macchina delle mostre blockbuster è spassionato sostenitore. Non è detto che tra qualche mese, da privato cittadino, non possa promuoverne a pieno titolo.


E aggiungo questa breve rassegna stampa partendo dal blog nonleggerlo.blogspot che ha riunito le dichiarazioni di quel dicembre 2008. Tra l'eccitazione generale per l'affarone appena concluso, ecco che si diceva del "capolavoro di Michelangelo" (link).


Acidini, attendo di conoscere addebiti su crocifisso Michelangelo (adnkronos)

Caso del Crocifisso, Bondi difende l'acquisto (corriere.it)

Bondi: ''Giusto l'acquisto del crocifisso attribuito a Michelangelo'' (adnkronos)

Dubbi sul Crocifisso attribuito a MichelangeloChiesti i danni per l'acquisto (corriere)

Il Crocifisso senza museopolemiche e misteri (repubblica)

domenica 5 luglio 2009

Berlusconi the Magnificent e la mostra per il G8 dell'Aquila

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Se per dare lustro al G8 della Maddalena volevano trasportarvi, come mute veline, nientemeno che i Bronzi di Riace, per il G8 dell’Aquila si è allestito addirittura un museo ad uso e consumo delle delegazioni del vertice.

In un piano della caserma di Coppito, così, selezionati da non si sa quale illustre soprintendente, fanno bella mostra un Codice di Leonardo da Vinci, la statua del Guerriero di Capestrano (una scultura in pietra calcarea del VI secolo a.C. rinvenuta in una necropoli dell'antica città di Aufinum-Ofena), un violino del 1566 di Andrea Amati, lo spartito originale della Tosca di Giacomo Puccini, l’originale della vita di san Francesco scritto da Bonaventura, il telescopio di Galileo, altre opere provenienti dai musei distrutti dell’Aquila e l’immancabile statua di Cascella, scultore tanto amato dal Presidente per il quale costruì il famoso mausoleo “massonico” ad Arcore. C’è anche una Fiat 500 nell’ultima sala.

Intitolata "L’arte del saper fare bene italiano" (The Art of Italian Expertise), la mostra è promossa dal Ministero del Turismo, dalla Presidenza del Consiglio (dipartimento della Protezione Civile) e dalla Regione Abruzzo. La curatela è di Alessandro Nicosia.

Dopo lo 'shopping' su incarico del Presidente del Consiglio nei musei e collezioni del paese, il 'Museo Italia', in mezzo alle baracche di Bertolaso ed ai musei veri in macerie, dimostra una volta di più il completo disinteresse dei nostri politici per i beni culturali, trattati come merce di prestigio da vetrina, scelti per pura esposizione in base non a rigorose scelte scientifiche ma alla pura mercificazione dell’artefatto in virtù del suo valore intrinseco, presentati in uno squallido piano di una caserma, per pura demagogia, senza un chiaro percorso museografico e degradati a bassa merce di scambio in virtù di una supposta grandezza culturale da parte di persone che in realtà hanno dimostrato largamente il loro disinteresse verso il nostro patrimonio, con taglio di fondi e con la scelta di dirigenti lontanissimi da un’ottica di tutela e valorizzazione.

Ricordo, a tale proposito, di quando Botticelli fu al servizio del fascismo per la celebre mostra “Italian art 1200-1900” allestita a Londra nel 1930. Degli oltre 600 dipinti esposti per l’occasione, ben più della metà erano stati prestati da collezioni italiane pubbliche e private, spesso con la pressione dello stesso Duce il quale, con tale mostra, chiaramente politica, voleva promuovere il fascismo e l’italianità e mettere in buona luce il nuovo regime presso gli inglesi. Lui stesso si presentava agli inglesi come il nuovo Lorenzo il Magnifico, così magnanimo da permettere la partenza di tante e prestigiose opere. Lo svolgimento della mostra, infatti, coincise con l’apoteosi della popolarità, addirittura dell’adulazione, che il duce riscosse in quel Paese. Naturalmente non si pensò alla sicurezza delle opere: durante il trasporto in Inghilterra su una nave italiana, il Leonardo da Vinci, infatti, si scatenò una terribile tempesta che rischiò di inabissarla con tutto il suo carico. Per comprendere la gravità dell’evento elencherò qualcuno dei capolavori inviati per l’evento: Amor sacro e Amor profano di Tiziano, la Nascita di Venere del Botticelli, la Tempesta del Giorgione, il Dittico di Montefeltro di Piero della Francesca, il David di Donatello, la Crocifissione di Masaccio, le Cortigiane di Carpaccio, qualche Tiziano e qualche Caravaggio, allora ancora poco apprezzato.

Riguardo la sicurezza non posso inoltre non fare un paragone con oggi in quanto lo sciame sismico non sembra ancora essersi placato e la caserma, per quanto resistente, non mi sembra in grado di garantire la perfetta sicurezza per le opere. Solo immaginare un codice di Leonardo li dentro, oltre a farmi una profonda tristezza, non può che crearemi apprensione.

Dopo così il celebre logo inventato dalla Brambilla, Magic Italy, che più che rimandare alle bellezze del nostro paese sembra il marchio di qualche telepromozione, come di quelle che si vedono sui canali Mediaset, ambientate in false e asettiche scenografie, ecco una mostra di italianità che della telepromozione condivide molto. Ma del resto è l’idea del nostro presidente per il quale le opere sono ambasciatori privilegiati del paese e si possono inviare di qua e di là, come merce e senza le opportune norme di sicurezza, oppure sistemare nelle proprie dimore (come il caso delle quattro statue romane, da trasferire dal Museo delle Terme di Diocleziano a Palazzo Chigi).

I vezzi napoleonici del Premier (leggi l’articolo).

Inoltre questo dispendio di risorse per una mostra assurda, senza criteri, appare ancora più spiazzante se si pensa agli enormi tagli attuati per il ministero dei Beni culturali, che mettono in ginocchio le nostre istituzioni e il nostro patrimonio. E’ proprio di questi giorni infatti l’assurda proposta di Buttiglione, ex ministro del MiBac, di vendere i musei, chiavi in mano, ad enti stranieri.

Articoli:

Repubblica

Corriere della sera

Questa situazione denunciata dai due autorevoli esponenti dei Beni Culturali è anche l‘effetto del trend negativo sul turismo culturale in Italia, iniziato dal 2007: il Touring Club Italiano ha pubblicato il Dossier Musei (2009).

http://static.touring.it/store_pub/document/19_file.pdf

http://www.touring.it/dossiermusei2009

L’allarme di Mario Resca

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