giovedì 7 novembre 2013
Book of Miracles e le sue illustrazioni
lunedì 12 novembre 2012
La madre dei Caravaggio è sempre incinta
Da Michelangelo a Caravaggio: la filologia è ridotta a burla

venerdì 6 luglio 2012
Giovane Caravaggio - Le cento opere ritrovate - I volumi su Amazon

In concomitanza è uscito anche un sito http://www.giovanecaravaggio.it/ attraverso il quale prendere contatti con gli autori.
lunedì 14 maggio 2012
L'arte sacra tra «FIDES ET RATIO». Riflessioni sull'ultimo libro di Rodolfo Papa
Intervengono:
S. E. Rev.ma Card. Antonio Cañizares Llovera
Prefetto della Congregazione per il Culto divino
Prof. Marco Bussagli
Accademia di Belle Arti di Roma
Prof. Antonio Paolucci
Direttore dei Musei Vaticani
Presiede
Mons. Luis Romera
Magnifico Rettore della Pontificia Università della Santa Croce
giovedì 12 aprile 2012
Arte a soqquadro
Di seguito alcuni esempi:
mercoledì 1 febbraio 2012
De Bibliotheca - ebook per la storia dell'arte e risorse digitali per umanisti
martedì 10 gennaio 2012
Cataloghi dal Guggenheim
venerdì 1 luglio 2011
A cosa serve Michelangelo?
Nessun Paese è perfetto, ma il dilettantismo, la presunzione e l’arroganza (per esempio) del Comitato degli storici dell’arte del Mibac che ha consigliato il ministro di comprare l’opera senza consultare esperti terzi, ma basandosi solo sulla forza della consorteria e della corporazione: beh, questi gravi difetti sono tipicamente italiani e tipicamente della casta accademica italiana. La professoressa Marisa Dalai presiede quel Comitato, nonostante sia in pensione da quasi due anni: in nessun altro Paese del mondo c’è un così grave problema di gerontocrazia. E da vecchi non si è felici di essere contestati: pensi che la professoressa Dalai è furibonda perché la Direzione dei beni culturali della Lombardia mi ha invitato a discutere il libro. E questi sarebbero i liberi intellettuali!
Vale in effetti pochissimo. Pochi giorni fa, un signor nessuno fortemente indiziato di cialtroneria ha chiesto al Louvre di prestare la Gioconda a Firenze, e immediatamente la Provincia di Firenze e tutti i media italiani lo hanno seguito come se fosse il pifferaio magico. Nel mondo della storia dell’arte italiana, chiunque può dire di essere Napoleone ed essere creduto.
Semmai un’incoscienza soprannaturale. No, non scherziamo: davvero niente di soprannaturale. Questo è un Paese bizzarro, dove sembra strano fare il proprio lavoro. Ho avuto la fortuna di diventare professore relativamente giovane: abbastanza giovane da ricordarmi cosa pensavo di questo mondo prima di venirvi cooptato. Già, perché da noi il senso critico si esercita dall’esterno: quando si diventa interni, lo si dimentica. E invece io penso che lo Stato mi paghi ogni mese lo stipendio non solo per fare lezioni, esami, tesi e ricerca, ma anche per esercitare il mio senso critico. Se tutti facessero il proprio lavoro, questo Paese cambierebbe.
Direi di sì. La mutazione delle parole (e chi parla male vive male, direbbe, a ragione, Nanni Moretti) inizia a metà degli anni ‘80 nell’entourage di Bettino Craxi. La radice antropologico-politica della mutazione da “opere d’arte” o da “memoria storica” in “beni culturali” è la stessa da cui nasce la cultura berlusconiana della monetizzazione di tutti i valori. Non a caso ho usato la metafora della storia dell’arte che diventa una escort della vita pubblica italiana.
Ovviamente non ho nulla contro la persona di Resca. Ma se il Codice dei Beni culturali dice che lo scopo della cosiddetta valorizzazione è l’aumento della cultura dei cittadini (e non del fatturato dello Stato), forse al posto di un manager degli hamburger bisognava metterci un intellettuale. Se fossi al posto di Resca, lancerei una colossale campagna di “marketing” non dell’effimero (mostre ed eventi) o dei capolavori (Bronzi di Riace o Michelangeli veri o presunti) ma del patrimonio monumentale diffuso in tutto il Paese. Ci sarebbe da divertirsi.
Io sono cattolico praticante: quasi mi turba doverlo dire, ma visto che vengo accusato di essere addirittura “anticristiano”, penso sia meglio chiarire come stanno le cose. Ho dunque un motivo in più per essere indignato per il modo grossolano in cui la gerarchia cattolica italiana strumentalizza il patrimonio artistico sacro per ricavare denaro e consenso. Ciò che descrivo nel libro culmina ora con la follia del Papa che si porta dietro in Germania la Madonna di Foligno di Raffaello, come se fosse una prigioniera in catene dietro un trionfo imperiale.
Dipende dallo scopo che assegniamo all’arte. A cosa serve Michelangelo, e con lui a cosa serve tutto il patrimonio artistico? Se serve a intrattenere, va bene anche Goldin, che usa i quadri come i varietà televisivi usano le ballerine. Ma io non credo che l’arte serva a intrattenere, e nemmeno ad aumentare l’orgoglio nazionale (come posso essere orgoglioso di qualcosa che non capisco e violento?). L’arte serve a diventare più umani, a diventare cittadini consapevoli, a temperare la cecità del presente con la profondità prospettica della conoscenza del passato. E allora è essenziale che non si spostino le opere, ma i cittadini: bisogna viaggiare, visitare le opere nei contesti, conoscere un tessuto complesso, non organizzare luna park effimeri dove tutto è predigerito e finto come a Porta a Porta.
Prima consentimi una battuta: non sono giovane, sono uno storico dell’arte “di mezza età” (come dice di se stesso Lorenzo Bianconi dei Baustelle, che ha due anni meno di me). Un Paese in cui si è ancora “giovani” a quasi quarant’anni, davvero ha qualcosa che non va. Penso che il precariato intellettuale e quello universitario facciano dei danni gravissimi non solo ai giovani storici dell’arte, ma anche al Paese. I migliori tra i nostri giovani passano spesso gli anni migliori della loro vita intellettuale (gli anni in cui potrebbero avere la forza e la fantasia per cambiare i connotati alla disciplina) a compiacere vecchi baroni decotti. Il servilismo e il conformismo sono i veri meriti che vengono ricompensati nella carriera accademica: e se questi sono i presupposti, come si può sperare che qualcosa cambi?
Perché dobbiamo partire dal presupposto che i telespettatori siano una massa di imbecilli, fondando su questa presunzione una ignobile gara al ribasso? Il successo diChe tempo che fa o di Vieni via con me (per non fare che due esempi) dimostra che ci sarebbe eccome lo spazio per una televisione di qualità che faccia pensare invece che addormentare il pensiero. Fare della “vera” storia dell’arte in televisione sarebbe fantastico: il pubblico potrebbe, contemporaneamente, divertirsi ed educarsi. E anche vaccinarsi nei confronti di tutte le incredibili bufale che fioccano ogni giorno in una disciplina infestata da cialtroni e millantatori di ogni sorta.
Per il cosiddetto Michelangelo mi aspetto, certo ingenuamente, che il Ministero dei Beni culturali ammetta l’errore, lo restituisca e si faccia rendere i soldi. E spero che la magistratura faccia la sua parte. Quanto ai privati, benissimo se hanno un ruolo di arricchimento e integrazione, ma non possono supplire al ruolo dello Stato. Il nostro patrimonio straordinario nasce da un millenario investimento di denaro, che ha “reso” arte. Oggi dobbiamo decidere se abbiamo interesse a continuare a investire denaro in quel patrimonio: così come si fa negli ospedali e nelle scuole. I dividendi del patrimonio artistico sono le cure dell’anima: memoria collettiva, cittadinanza, liberazione intellettuale, felicità. Chi può dire che non ne abbiamo bisogno quanto abbiamo bisogno delle cure del corpo?
giovedì 23 dicembre 2010
Da Munari alla scimmia
Il primo è un fumetto di Alessandro Baronciani: Le ragazze dello studio di Munari.
lunedì 18 gennaio 2010
L’oscurità di Caravaggio e il Lomazzo
L’oscurità di Caravaggio deriverebbe dal Lomazzo. Interessante colta e leggera biografia dell’artista quella scritta dall’ex sovrintendente di Roma Claudio Strinati e uscita recentemente da Arte’m. Lo storico dell’arte mischiando ricordi, impressioni, studi, incontri con i maggiori studiosi (Zeri, Longhi, ecc.) traccia in poche pagine un mirabile sunto dell’esperienza artistica e umana dell’artista palesando questa probabile chiave interpretativa.
Naturalmente riscontri storici e documentari non ci possono essere ma il Caravaggio, durante il suo periodo di formazione a Milano presso la bottega di Peterzano, entrò sicuramente in contatto col Lomazzo, mediocre artista ma eccellente teorico diventato tale solo una volta caduto nella cecità più completa. La sua Idea del tempio della pittura, l’opera più metafisica, offre una descrizione della natura umana e della personalità sullo schema della teoria dei quattro temperamenti, contentente spiegazioni sul ruolo dell'individualità nel giudizio e nella invenzione artistica. Nel testo la Pittura è descritta come un tempio le cui colonne sono i Sette Governatori dell'Arte: Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Polidoro da Caravaggio, Andrea Mantegna, Tiziano, Gaudenzio Ferrari. Nell’oscurità il Lomazzo faceva teoria e probabilmente al Caravaggio restò, come impressione, la sua speculazione sul buio.
“Caravaggio imparò che il pittore può pensare il buio e essere, nel contempo, uno che vede meglio di ogni altro. Chi non vede avendo conosciuto il bene della vista, sa rappresentare anche la dimensione della cecità, del buio e della incomprensione carica di pietà. Una sfida immane... Nacque a Milano nel 1571 e morì a Porto Ercole nel 1610. Ebbe innumerevoli seguaci italiani e stranieri. Il termine caravaggismo è ancora adesso utilizzato e ha un significato intuitivo". (Claudio Strinati).
domenica 10 maggio 2009
Morte malinconica del Ragazzo Ostrica ed altre malinconie
Oltre ai film, il genio visionario e dark di Tim Burton si è cimentato anche in un libro dal titolo "La Malinconica Morte del Ragazzo Ostrica", pubblicato nel 1997 (in Italia per Bompiani). Un libro di poesie dai versi e dai personaggi alquanto macabri, tristi e malinconici: dal bambino con i chiodi negli occhi alla bambina spazzatura; dal bambino con la testa di melone al bambino-pinguino.
Un libro di poesie e di splendidi disegni, schizzi semplici e grotteschi tipici del suo stile, creature mostruose che non fanno paura in fiabe antiche (come quelle dove la crudeltà era spesso usata per stimolare la morale infantile) e moderne, semplicità e fantasia e quel gusto per uno stile visionario; una malinconia minimale che lascia alla fine un sottile senso di straniamento e di dolceamaro.
Ed a proposito di Tim Burton voglio segnalare questo visionario cortometraggio, surreale, malinconico, romantico e struggente che tanto mi ricorda il suo stile; è stato scritto e diretto da Jeff Desom mentre l’autore, e anche attore nel video, della splendida colonna sonora è il pianista e compositore tedesco Volker Bertelmann, in arte Hauschka. La particolarità di questo artista è quella di suonare il "piano preparato", ovvero un pianoforte in cui vengono inseriti oggetti vari sui martelletti o sulla tastiera per giocare con i vari suoni.