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sabato 9 maggio 2009

Engrammi di Malinconie Urbane-Days in a day (Pierrick calvez)

'Days in a Day' è un'opera d’arte interattiva realizzata da Pierrick Calvez, Art Director e Graphic Designer indipendente che attualmente risiede e lavora a Parigi.

Day

Il lavoro che ha ottenuto riconoscimenti in alcuni dei più importanti eventi riguardanti l'arte ed il design applicati al web e ai nuovi media (ha vinto il Flash Festival a Parigi nel 2002, e la New York Flash Award nel 2003), è realizzato completamente in flash e permette di esplorare la giornata tipo di Mr. Brown, offrendo una serie di istantanee del percorso che ogni giorno compie nello spostarsi fra i luoghi del lavoro, del tempo libero, dei rapporti sociali dall’alba al tramonto.

Queste impressioni, engrammi appunto, consultabili seguendo il suo piccolo viaggio giornaliero, da una parte raccontano la sua vita come fossero polaroid multimediali molto suggestive e minimali (fumetti, fotografie, montaggi, animazioni digitali, film tutti interagibili) dall'altra evocano l'inquietudine ed il senso di smarrimento del protagonista che ci rimane assente; sono piccolissimi audiovisivi che parlano della sua inadeguatezza alla vita in un’X-city qualunque, un vuoto agglomerato urbano odierno.

Day2

'Days in a Day' espone infatti una tesi semplice e molto precisa: gli esseri umani non sono adatti a vivere nel formicaio delle città moderne. "I would never have imagined to belong to an insects society" dice il protagonista senza volto che potrebbe rappresentarci tutti; “sono un primate, cosa ci faccio in un formicaio?”; prodotto senza vita di un sistema impersonale e senz’anima. L’opera, pur non cercando un impatto politico, ha comunque una valenza etica precisa nella descrizione di questa solitudine urbana dove il culto dell’individualismo porta solo alienazione e stress, dove i giorni sono tutti uguali e perciò fuori dal Tempo (Giorni in un Giorno) e dove la malinconia è la colonna sonora più forte. L'audio è molto curato, ottenuto dall'autore e da Jerome Kerriuel partendo da campionamenti di piano e di piccoli pattern ritmici che spesso sembrano suoni sospesi, senza sviluppo; molto suggestiva poi la selezione di pezzi per le singole scene.

Per chi volesse, ecco il link per questo suggestivo e minimale viaggio multimediale in una città senza nome ma che tranquillamente potrebbe appartenerci.

http://www.daysinaday.com/

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giovedì 2 aprile 2009

La Venezia Celeste

 

MoebiusVeniceSm

Venezia ha sempre ispirato la mente degli artisti, con le suggestioni delle sue architetture e la magia del suo mondo in bilico tra il sogno e la veglia, ma mai nessuno come Moebius, nome d’arte del grande fumettista Jean Giraud, ha raffigurato una Venezia dello spirito in un’utopistica visione di grande fascino.

Queste tavole, copertine del breve racconto pubblicato in Italia da Comic Art nella collana Best Comics n°35 (Roma, gennaio 1995) nel volume "La Dea" col titolo "Venezia Celeste", mostrano tutta la vena immaginifica di Giraud, che a buon diritto è stato definito il Raffaello del fumetto. Sono immagini per sognare e, almeno a me, fanno venire grandiose visioni nell’immaginarmi il resto di una città dove i canali sono lingue di nuvole e dove le profondità delle acque sono sostituite dalle altezze del cielo. Se volete guardatevi questo video di Ligabue.

venice15

giovedì 26 marzo 2009

La forma della città

Visto che in questi giorni è tanto di attualità il "piano casa" con la ventilata proposta della possibilità dell'aumento della cubatura per ogni immobile del 20%, senza ricorso al condono, non è lontana l'ipotesi di una nuova colata di cemento su tutta l'Italia, il cui territorio, negli ultimi anni, è stato il più cementificato in Europa, subendo disastri immensi e forse non più rimediabili. Considerazioni tecniche a parte, però, la mia preoccupazione riguarda l'impatto estetico di queste speculazioni edilizie e la percezione del mondo che avremo intorno sempre più lontano dalla bellezza e dall'armonia. La forma della città non è una trovata ambientalista degli ultimi anni, ma un'idea antica quanto l'uomo il quale si è sempre cimentato nel creare il proprio ambiente quanto più armonico e sostenibile possibile. Senza andare troppo indietro agli agglomerati romani definiti dagli incroci dei cardi e dei decumani, basti pensare alle speculazioni rinascimentali per considerare come il problema della sostenibilità delle città non fosse solo si natura meramente economica, ma politica, nel senso di bene pubblico. La città ideale altro non è che il riflesso positivo nella vita collettiva dell'armonia architettonica e gli esempi sono tanti: Sforzinda progettata dal Filarete, gli schemi di Francesco di Giorgio Martini e di Giorgio Vasari, la città di Vincenzo Scamozzi o Pietro Cattaneo, fino alla città sognata da Fra Giocondo, riflesso in terra della Gerusalemme Celeste, vero prototipo della città universale. Ecco allora che parlare di estetica della città non consiste solo nel parlare del decoro urbano, ma di un problema che può portare a trasformazioni antropologiche e culturali, ad un'assuefazione al brutto e al degrado che violenterebbe le pur minime possibilità di riscatto; la percezione positiva del proprio ambiente dovrebbe infatti essere il primo tassello di riscatto sociale. E' pur vero che è cambiato il rapporto tra uomo e natura ma la cultura della città, dalla metà dell'800, registra un processo di disintegrazione che è, in primo luogo, disintegrazione dei valori; ecco così, in questo caso, ancora una volta illuminante, e anticipatore, è stato Pasolini che, partendo dalla distruzione visiva di un paesaggio, arrivava a concepire, già dagli anni '60, l'omologazione sconvolgente che avrebbe portato la civiltà dei consumi. Profetico.

cfr. B. Zevi. Controstoria dell'architettura italiana. Paesaggi e città, Roma 1995

M. Romano, La città come opera d'arte, 2008

F. Sansa, M. Preve, Il partito del cemento, 2008


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