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giovedì 10 febbraio 2011

Adorno compositore

Theodor Adorno, tra i più importanti filosofi del '900, dette un contributo fondamentale all'Estetica. Grande musicologo scopro ora che fu anche un valente compositore. Nel video uno studio per quartetto d'archi dalla serie di sei studi composti nel 1920, prima che nel 1925 si recasse a Vienna per studiare composizione con Alban Berg. Berg era insieme ad Arnold Schönberg uno dei più influenti compositori di musica 12-tono (dodecafonia). Questa 'Nuova Musica' compare sovente nel lavoro dell'Adorno teorico, in particolare si riflette nel concetto di "dissonanza" nell'arte.

La musica del video è stata eseguita dal Leipzig String Quartet



Theodor Adorno fu prima musicista e critico musicale e poi filosofo, eminente
esponente della Scuola di Francoforte. Allievo ed ammiratore di Alban Berg e amico
di Schönberg, i quali rappresentavano l’avanguardia musicale che avrebbe rinnovato
la musica del tempo, Adorno scrisse saggi e musica in collaborazione con Hans
Eisler, il celebre musicista del teatro di Berthold Brecht, il quale tuttavia sembrava
apprezzare maggiormente le idee sulla musica espresse da Walter Benjamin, ne
L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (1930). Benjamin, amico
e parente di Adorno, vi sosteneva la tesi che nell’epoca della “riproducibilità della
tecnica”, l’opera d’arte si stava trasformando da arte auratica, ovvero circondata da
un’aura sacrale, ad arte democratica, ovvero prodotto di massa. Il processo della
desacralizzazione del mondo (secolarizzazione) aveva i suoi effetti sull’arte e sulla
musica in particolare. Idee che più tardi saranno riprese dall’altro eminente
francofortese emigrato negli Stati Uniti, Herbert Marcuse. Adorno, emigrato negli
Stati Uniti a motivo della sua origine ebraica, condivide in parte le idee di Benjamin
circa il carattere consumistico della musica contemporanea, che sembra incapace
ormai di comunicare un messaggio di umanizzazione, di dialogo, di comunicazione:
«La musica leggera – egli scrive- e tutta la musica destinata al consumo [...] sembra
che sia direttamente complementare all’ammutolirsi dell’uomo, all’estinguersi del
linguaggio inteso come espressione, all’incapacità di comunicazione. Essa alberga
nelle brecce del silenzio che si aprono tra gli uomini deformati dall’ansia, dalla
routine e dalla cieca obbedienza [...] Questa musica viene percepita solo come uno
sfondo sonoro: se nessuno più è in grado di parlare realmente, nessuno è nemmeno
più in grado di ascoltare [...] la potenza del banale si è estesa sulla società nel suo
insieme.» (Adorno , Introduzione alla sociologia della musica). Tuttavia, a differenza
di Benjamin, Adorno riesce a comprendere come l’arte e la musica contemporanea
non hanno la funzione «di garantire o rispecchiare la pace e l’ordine, ma costringere
ad apparire ciò che è posto al bando sotto la superficie, e quindi resistere
all’oppressione della superficie, della facciata» (Adorno, Dissonanze). In altri
termini, la musica costituisce per Adorno quasi una psicanalisi del mondo moderno,
portando alla luce l’inespresso, il non detto, ciò che non sa giungere a parola, ma che
sa esprimersi solo nel linguaggio musicale, portando alla luce il dolore dell’esistenza:
«La musica, scrive Adorno, tende al fine di un linguaggio privo di intenzione.. »,
ovvero un linguaggio diverso dalla parola, perché diversamente «essa, come pensare
assoluto, cesserebbe di esser musica e si convertirebbe al linguaggio » (Adorno,
Musica e linguaggio). La musica allora sembra richiedere per Adorno una
ermeneutica del suo significato recondito, che è quello di una esistenza lacerata dalla
perdita dell’ “aura sacra” dell’arte, e che nell’epoca della “desacralizzazione” del
mondo sa trovare comunicazione, oltre la parola, nel linguaggio musicale. Filosofia e
musica sono allora strettamente congiunte in una dimensione che potremmo definire
“ermeneutica”. E da ciò anche la differenza tra la musica di Adorno e quella di
Strawinsky, che si mostrava unicamente nostalgico di un passato classico
inafferrabile. Strawinsky, scrive Adorno, rappresenta «il sacrificio antiumanistico del
soggetto alla collettività, sacrificio senza tragicità, immolato non all’immagine
nascente dell’uomo, ma alla cieca convalida di una condizione che la vittima stessa
riconosce, sia con l’autodeterminazione che con l’autoestinzione» (Adorno, Filosofia
della musica moderna). La musica invece sembra assolvere, per l’ebreo Adorno,
quasi ad una funzione messianica, quella di accogliere su di sé le lacerazioni, i
drammi e gli abbandoni dell’uomo del secolarismo, non per abbandonarvisi nella
rassegnazione, ma per instillare in esso l’esigenza di un “oltre la secolarizzazione”,
quello che il suo amico e collega Max Horkheimer chiamerà “la nostalgia del
Totalmente Altro”, suscitata in noi dall’ascolto della musica e dalla interpretazione
del suo messaggio che si esprime oltre la parola. «Gli chocs dell’incomprensibile,
che la tecnica artistica distribuisce nell’era della propria insensatezza, si rovesciano,
danno un senso ad un mondo privo di senso: e a tutto questo si sacrifica la musica
nuova. Essa ha preso su di sé tutte le tenebre e la colpa del mondo: tutta la sua felicità
sta nel riconoscere l’infelicità, tutta la sua bellezza sta nel sottrarsi all’apparenza del
bello. Nessuno vuole avere a che fare con lei, né i sistemi individuali né quelli
collettivi; essa risuona inascoltata, senza echi. Quando la musica è ascoltata,il tempo
le si rapprende intorno in un lucente cristallo. Ma non udita la musica precipita simile
a una sfera esiziale nel tempo vuoto. A questa esperienza tende spontaneamente la
musica nuova, esperienza che la musica meccanica compie ad ogni istante, l’assoluto
venirdimenticato» (Adorno, Filosofia della musica moderna ).
Ascoltare la musica significa allora farne rivivere il messaggio riaprendo, nell’epoca
della secolarizzazione, la nostalgia del Bello e dell’Assoluto. (Fonte)

giovedì 23 luglio 2009

Music From A Tree

Forse non sarebbe troppo azzardato chiamarla land-art; di certo una performance spiazzante ed assolutamente originale; se John Cage faceva musica con il silenzio è altrettanto valida l’intuizione di Diego Stocco, sound designer italiano e "creativo del suono", che riesce a trarre ritmi e melodie addirittura da un albero. Geniale come del resto gli altri suoi lavori. (Intervista).

Diego Stocco - Music From A Tree from Diego Stocco on Vimeo.

domenica 5 luglio 2009

La musica di Caravaggio

caravaggio-concerto

Nell'autunno del 1595 Caravaggio, ormai a Roma da tre anni, entra al servizio del Cardinale Francesco Maria Del Monte, e fissa la sua nuova casa in Palazzo Madama. All'interno del palazzo, oltre alle numerose stanze per gli ospiti e ai saloni di rappresentanza, il cardinale Del Monte aveva fatto costruire un salone per la musica che ospitava una parte consistente della sua importante raccolta di libri di musica e di strumenti musicali oltre ad alcuni dipinti. Non si conosce con esattezza quali opere fossero già presenti all'arrivo di Caravaggio, ma, cosa tipica per l'epoca, tutta la collezione doveva essere incentrata sul Cinquecento e sull'antichità classica. Palazzo Madama, oggi sede del Senato, offriva a Caravaggio non soltanto la possibilità di accedere a così importanti collezioni d'arte e scienze, ma anche un ambiente ricco di stimoli intellettuali e personaggi interessanti: è infatti il principale biografo nonché peggior nemico di Caravaggio, il pittore Giovanni Baglione, ad alludere al sollievo di Caravaggio nell'aver ottenuto una sistemazione sicura a Palazzo Madama, e al piacere col quale dipinse per il cardinale "una musica di alcuni giovani ritratti al naturale, assai bene". Questo dipinto (il Concerto di giovani) oggi conservato al Metropolitan di New York, è il primo lavoro espressamente eseguito per il cardinale, ed il primo che dimostra una familiarità del pittore con il ricco ambiente musicale della Roma di fine secolo. In quel periodo l'Italia, e soprattutto Roma, era un centro di vita musicale che attirava da tutta Europa compositori e virtuosi, un luogo dove chiese, collegi e seminari offrivano ampie possibilità d'impiego, mentre i visitatori erano sbalorditi di fronte all'abbondanza di occasioni di sentire musica. Nell'ambiente aristocratico il talento musicale era tenuto in alta considerazione, ed in questa cultura il cardinale Del Monte aveva un ruolo di primo piano: tanto lui quanto Ferdinando de' Medici erano musicofili appassionati, in contatto con i migliori compositori ed esecutori del tempo, e questa passione era condivisa dal cardinale Pietro Aldrobrandini, nipote del papa e dal cardinale Alessandro Montalto. Il cardinale Del Monte, oltre ad essere un suonatore di chitarra dilettante, possedeva una collezione di strumenti musicali, esposti nella sua stanza della musica: furono certamente questi strumenti quelli utilizzati come modello da Caravaggio per il Concerto di giovani.

La grande precisione con cui Caravaggio dipinge gli strumenti musicali e i fogli di musica ci permette di identificare alcuni dei brani copiati nei due quadri appartenuti al cardinale Del Monte: nel Concerto di giovani, nonostante il cattivo stato di conservazione che rende difficilmente leggibile la partitura, è stato possibile individuare un madrigale di Jacques Arcadelt (1505-1568), compositore fiammingo che dal 1539 fu attivo a Roma, prima presso la Cappella Giulia, poi come maestro della Cappella Sistina. Altri quattro madrigali di Arcadelt sono chiaramente dipinti nel ritratto di liutista fatto per Vincenzo Giustiniani, mentre nella copia di Del Monte appaiono due madrigali stampati nel medesimo libro primo di Arcadelt, ma di due autori a lui
contemporanei: il fiammingo Jaques de Berchem e il fiorentino Francesco de Layolle, organista e compositore, che fu, tra le altre cose, maestro di musica di Benvenuto Cellini.

Poi Caravaggio, forse stanco di vivere alle dipendenze di monsignori e cardinali, affitta una casa tutta per se' . E' in vicolo del Divino Amore, un tempo dei Santi Cecilia e Biagio. Per quell' appartamento al civico 22 (primo e secondo piano), l' artista paga alla proprietaria Prudenzia Bruni, ben 40 scudi. Un affitto salato, considerando che il canone medio si aggirava intorno ai 20 scudi l'anno. Ed è proprio la proprietaria, denunciando il mancato pagamento, a sfrattare Caravaggio e a fare l' inventario dei suoi beni: dentro un baule di cuoio nero, ci sono un paio di pantaloni e un giubbotto stracciati, una chitarra, un violino, due specchi, dei libri, un pugnale e un paio di orecchini. Tutti oggetti che si ritrovano nei suoi quadri. Gli strumenti musicali, inoltre, rivelano come il pittore si dilettasse personalmente anche nella musica, suonando forse per se stesso non proprio quella ricercata ed erudita della corte papale ma quella più popolare in voga a Roma nel periodo e che risentiva di influssi spagnoli: ricercari, passacaglie, follie, ecc.

E’ interessante conoscere il clima musicale nel quale si muoveva l’artista per immaginarsi il suo tempo travagliato e contestualizzare allo stesso tempo i dipinti; come sarebbe assurdo osservare un quadro del pittore in piena luce radente, così sarebbe forviante accostare ai suoi quadri suoni diversi da questi.

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Segnalo due cd in particolare.

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Il primo si intitola Lachrimae Caravaggio realizzato da Le Concert des Nations, Hesperion XXI, sotto la direzione del grande Jordi Savall; il lavoro, pur non essendo una ripresa filologica dei brani dell’epoca, attraverso una sorta di suite rielaborata a partire da brani autentici, rievoca i suoni pieni di tormento e malinconia propri del periodo. Si basa su sette Statio, che rimandano ai soggiorni dell’artista e alle sue opere più importanti; più che partiture sono suoni pittorici, ricchi di sfumature e di improvvisazioni, come se fossero eseguiti sull’istante; gli strumenti sono i più vari ma in prevalenza si è usato il liuto e il violoncello. Ascoltandoli, provate a chiudere gli occhi e ad immaginare il pittore, a lume di candela, strimpellare nella sua casa, tra i malfamati vicoli del centro di Roma, tristi e silenziose melodie.

Il CD

Il CD con la possibilità di ascoltare i primi 30 secondi di ogni pezzo

Il secondo cd, invece, si intitola Il liuto di Caravaggio (Lute music in Rome at the time of Caravaggio) ed è eseguito da Diego Cantalupi. In questo caso i brani in scaletta sono tutti originali e si riferiscono ad artisti realmente attivi a Roma nel periodo in cui anche il pittore vi risiedeva; brani quindi che ebbe modo sicuramente di ascoltare nei palazzi nobiliari o tra le strade. Tra i nomi dei musicisti figurano Vincenzo Galilei, Laurencini, Francesco da Milano, Girolamo Kapsberger e molti altri. Da ascoltare per entrare nel clima musicale dell’epoca.

Il CD

Da questo bellissimo sito, che riporta quasi tutta l’opera completa del Caravaggio, potete inoltre ascoltare direttamente le composizioni presenti negli spartiti dipinti nelle sue tele e leggerne i testi. Basta entrare, andare su Percorsi e poi su Caravaggio e la musica.

Il SITO

Buon Ascolto

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domenica 10 maggio 2009

Morte malinconica del Ragazzo Ostrica ed altre malinconie

Oltre ai film, il genio visionario e dark di Tim Burton si è cimentato anche in un libro dal titolo "La Malinconica Morte del Ragazzo Ostrica", pubblicato nel 1997 (in Italia per Bompiani). Un libro di poesie dai versi e dai personaggi alquanto macabri, tristi e malinconici: dal bambino con i chiodi negli occhi alla bambina spazzatura; dal bambino con la testa di melone al bambino-pinguino.

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Un libro di poesie e di splendidi disegni, schizzi semplici e grotteschi tipici del suo stile, creature mostruose che non fanno paura in fiabe antiche (come quelle dove la crudeltà era spesso usata per stimolare la morale infantile) e moderne, semplicità e fantasia e quel gusto per uno stile visionario; una malinconia minimale che lascia alla fine un sottile senso di straniamento e di dolceamaro.

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Ed a proposito di Tim Burton voglio segnalare questo visionario cortometraggio, surreale, malinconico, romantico e struggente che tanto mi ricorda il suo stile; è stato scritto e diretto da Jeff Desom mentre l’autore, e anche attore nel video, della splendida colonna sonora è il pianista e compositore tedesco Volker Bertelmann, in arte Hauschka. La particolarità di questo artista è quella di suonare il "piano preparato", ovvero un pianoforte in cui vengono inseriti oggetti vari sui martelletti o sulla tastiera per giocare con i vari suoni.


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