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For the Love of God - Hirst |
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San Valerio https://www.wired.com/2013/09/bejeweled-skeletons/ |
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For the Love of God - Hirst |
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San Valerio https://www.wired.com/2013/09/bejeweled-skeletons/ |
David Cerny è uno scultore ceco le cui opere-installazioni, spesso controverse, puntano sul rovesciamento dei valori politici nazionali ed internazionali provocando molto spesso dure reazioni. Cerny ha raggiunto la notorietà nel 1991 dipingendo di rosa un carro armato sovietico, a memoria del secondo conflitto mondiale. La sua provocazione è però stata reputata intollerabile e l’artista è stato arrestato. Ultimamente un’opera che ha suscitato innumerevoli discussioni è Entropa, creata in occasione della presidenza Ceca al Consiglio dell’Unione Europea nel primo semestre del 2009. Si tratta di una scultura che presenta immagini ironicamente stereotipizzate di ciascun paese dell’Unione raffigurato attraverso un suo vizio (qui alcuni bozzetti), oggetto di polemiche per il suo tono fortemente dissacrante e per il grosso “bluff” inscenato dallo stesso Cerny, il quale, contrariamente a quanto annunciato alla stampa ed alle istituzioni in precedenza, ha realizzato l’opera interamente da solo invece che con un team di artisti europei.
La prima personale in Italia di David Cerny sarà "The Solo Show", dal 21 novembre 2009 al 27 febbraio 2010 presso la galleria di arte contemporanea CO2 contemporary art di Roma; nell’occasione sarà esposta un’altra opera provocatoria che fa il verso alla celebre The Impossibility of death in the mind of Someone Living di Damien Hirst. L’opera, intitolata ironicamente SHARK, presenta il ritratto del dittatore Saddam Hussein attraverso il linguaggio del britannico, ovvero immerso in una cellula come il vero squalo del 1991. Una mostra che nasce già come un cult per l’ambiente della Capitale e che vale veramente la pena di essere vista.
Trailer scritto e diretto da Damien Hirst per la serie 100% Weird commissionato da TNT/Tony Kay Films nel 1994.
Ritornando al post di prima riporto l’annuncio presente sul sito della Tate. In tempo di crisi ogni lavoro può essere interessante ed essere parte di un opera di Damien Hirst alla Tate per la mostra Pop Life è di sicuro un’esperienza da provare. Il museo cerca, per tutta la mostra, coppie di gemelli disporsi a sedersi di dietro due opere dell'artista.
Chiedono gemelli identici disposti a partecipare per un certo numero di turni di quattro ore ciascuno durante l'arco della mostra: 1 ottobre 2009 al 17 gennaio 2010.
Riguardo i requisiti i gemelli devono essere identici, possibilmente della stessa altezza e con taglio di capelli e vestiti uguali; il ruolo da svolgere è spiegato dallo stesso artista nel video precedente. Occorre aver compiuto18 anni e impegnarsi per per un minimo di quattro turni di quattro ore per tutta la durata della mostra. I turni sono 10,00-14,00 e 14,00-18,00 al giorno, più 18,00-22,00 Venerdì e Sabato sera. Ai partecipanti verrà pagata una somma di £ 7,60 all'ora (£ 30,40 per ogni turno di quattro ore) e verrà dato un ricordo fotografico della partecipazione. Le spese di viaggio non saranno coperte dalla Tate.
http://www.tate.org.uk/modern/exhibitions/poplife/twins.shtm
P.s. Cerco ufficialmente un mio sosia per partecipare all’evento.
Non credo molto alle classifiche ma qualcosa vorrà pur dire se Damien Hirst, nell’ultimo anno, non solo ha perso il primo posto ma si colloca addirittura alla posizione 48 della celebre classifica delle personalità più influenti nel campo artistico contemporaneo, The Power 100, stilata dall’importante rivista ArtReview che invece assegna la palma del vincitore a Hans Ulrich Obrist. Da un artista, quindi, si è passati ad un curatore e critico d’arte il che lascio a voi stimare se sia un bene o un male.
In effetti questa classifica arriva in un momento un po' particolare per l’uomo che "ha preso tutti i soldi del mondo dell'arte", ovvero Hirst, il quale proprio il 14 ottobre ha inaugurato alla Wallace Collection una personale dal titolo No Love Lost, Blue Paintings (titolo tratto da un verso di una canzone del gruppo post-punk Joy Division). Scordatevi carcasse di animali o medicine, questa mostra segna infatti il ritorno dell’artista alla pittura (con le proprie mani), una sorta di crisi delle mezza età.
Sin dall'inizio della carriera Hirst ha messo in discussione tutto ciò che significa essere un artista. 'No Love Lost' testimonia invece il ritorno ad un una sensibilità diversa con una serie di dipinti che, nelle parole dell'artista sono "profondamente legati al passato”. L’esposizione alla Wallace nasce dall’idea di presentare queste opere in un ambiente classico, nel contesto di quadri di antichi maestri della grande tradizione europea, in una sorta di costante dialogo. Le opere, spesso in trittici, geometrizzate da gabbie e linee come i quadri di Bacon, hanno come filo conduttore il Blu di Prussia, colore intenso e spirituale accostato a tematiche di morte e di vanitas. Opere più che dignitose ma che di certo, se fossero di un altro artista, difficilmente, grazie alle sole loro intrinseche qualità, entrerebbero in una galleria così importante.
Se tutti i commentatori concordano che Hirst ha mantenuto la continuità tematica con il periodo precedente, continuando a proporre soggetti che hanno al centro la decadenza del corpo e la morte, le opinioni sul valore delle tele sono assai diverse. E così sul Times Rachel Campbell-Johnston definisce la mostra “orribile e oscena”, attaccando la scelta dei responsabili della Wallace Collection di ospitarla (“un sacrilegio”, aggiunge), Sarah Crompton sul Daily Telegraph si dice “interdetta” anche confessa di provare ammirazione per il talento di Hirst, mentre sul Guardian Mark Brown esprime un giudizio positivo e loda il coraggio mostrato da Hirst “nell’iniziare un nuovo cammino”.
Hirst dal canto suo ha affermato “la crisi economica che ha sconvolto la vita di milioni di persone mi ha fatto capire che la sobrietà deve diventare un valore di primaria importanza e, per quello che mi riguarda, l’importanza della tradizione pittorica va riscoperta”.
(Lungo articolo dal The Independent con Video).
Intanto, proprio in questi giorni, sempre a Londra presso la Tate Modern si è aperta un’altra importante esposizione dal titolo Pop Life: Art in a Material World, una mostra che di certo lascerà il segno e che espone anche diverse opere più “tradizionali” dell’artista. Tra gli altri illustri nomi Richard Prince, Keith Haring, Cattelan, Jeff Koons, artisti della Ybas ;di fatto i curatori, puntando molto sul periodo tra la fine degli anni ‘80 e gli inizi del ‘90, hanno voluto mostrare il lato più pop della Pop art con opere di sicuro effetto.
(Le immagini della mostra – un articolo)
(la mostra sul sito della Tate…e che dire della splendida Pop Life Boutique?)
“Che cos’è la grande arte? La grande arte è quella che ti fa fermare quando giri l’angolo e dire, “cazzo, cos’è?” È quando ti trovi davanti ad un oggetto col quale hai un rapporto personale fondamentale, stretto e capisci qualcosa sull’essere vivi che non avevi mai capito prima”. Sono parole di Damien Hirst tratte dal suo Manuale per giovani artisti.
For the Love of God è forse la sua opera più famosa e controversa; presentata per la prima volta alla "White Cube Gallery" di Londra consiste in un teschio reale formato da diamanti e denti umani. Come avrà a dire lo stesso artista: “Ho voluto celebrare la vita infernale con la morte. Cosa c’è di meglio nell’esprimere ciò prendendo l’ultimo simbolo della morte e coprirlo con il simbolo della lussuria, del desiderio e della decadenza?”. L’opera è carica di ulteriori spunti filosofici ed estetici: dal chiaro attacco frontale alla caducità della vita (e dell’arte), in riferimento al vanitas vanitatum, e monito per chi confida in effimere ricchezze alla domanda se l’opera valga così tanto (circa 20 milioni di dollari per la realizzazione e un valore stimato di 100 milioni di dollari) in quanto oggettivamente preziosa o in quanto prodotto artistico. Al di là del legame con la morte, infatti, penso che proprio questo cortocircuito tra valore reale e valore dipeso dal fatto di essere opera è tra gli aspetti più interessanti.
Per chi voglia approfondire l’argomento e sentire opinioni a favore o contro il “teschio” non c’è sito migliore di quello realizzato dal Rijksmuseum di Amsterdam. Facilmente navigabile e suggestivo, permette di personalizzare la ricerca e scegliere le osservazioni che si vuol sentire. Una sorta di sistema solare di idee e opinioni gravitante intorno all’opera.
Dopo la commissione di una pala d’altare a Bill Viola, il Capitolo della cattedrale di St. Paul a Londra, proseguendo il St Paul's Cathedral Arts Project, un programma in corso che mira a esplorare l'incontro tra arte e fede, ha affidato nientemeno che a Damien Hirst la realizzazione della prossima opera che sarà svelata al pubblico a novembre.
La presenza di Hirst nella chiesa simbolo d'Inghilterra è destinata a far discutere, anche se non è la prima volta che l'artista ha esposto in un luogo sacro. Nel 2007 presso la cappella All Hallows aveva esposto un cranio di bambino in argento e cuori trafitti con siringhe e lamette da barba.
Presso la galleria White Cube nel 2003 ha esaminato e riflettuto su Dio e la religione in uno spettacolo con opere quali Prodigal Son.
La mostra comprendeva anche un pezzo chiamato Gesù e i discepoli, formato da 13 carri armati di vetro, compresa la testa mozzata di una mucca con strumenti di metallo conficcati, e un’altra opera chiamata l'Ascensione di Gesù che vedeva una colomba in un armadio di vetro .
Tra le altre opere di Hirst che fanno riferimento alla religione vi è poi il suo diamante incrostato nel cranio, l'Amore di Dio, venduto all'asta per 50 milioni di dollari.
Come per Viola non posso che appoggiare le scelte lungimiranti del Capitolo, vere e proprie commissioni che mirano a rendere la cattedrale un monumento all’arte del nuovo secolo, facendone un luogo estremamente comunicativo e suggestivo. In fondo dell’arte contemporanea bisognerà salvare pur qualcosa e nessun luogo come una chiesa è capace di preservare arte e memoria.
Per le ultime due giornate del Tour de France, appena concluso, il ciclista americano Lance Armstrong, grande appassionato d’arte contemporanea, per il progetto Stages mirato raccogliere fondi per la Lance Armstrong Foundation e per la lotta contro il cancro, ha gareggiato con una bici griffata nientemeno che da Damien Hirst.
La bici di Hirst è solo l’ultima di una serie di bici personalizzate da artisti di fama e che il ciclista ha usato durante il Tour, per poi metterle all’asta. Gli artisti coinvolti in una varietà di personalizzazione delle biciclette della Trek sono KAWS, Kenny Scharf, Shepard Fairey, Marc Newson, Yoshitomo Nara ed appunto Damien Hirst, il cui lavoro può essere visto sul sito Trek e su flickr.
Damien Hirst ha decorato una Trek Madone inserendo, a mo’ di decupage, una serie di ali reali di farfalle, dal telaio fino al cerchioni, che si ripetono in precise composizioni geometriche, staccate e installate una ad una dagli assistenti, come in alcune sue celebri opere, col suo classico senso di horror vacui. Come ha spiegato lui stesso “It was a great opportunity to work with someone I admire and create the bike — something I’ve never done before. The technical problems were immense, as I wanted to use real butterflies and not just pictures of butterflies, because I wanted it to shimmer when the light catches it like only real butterflies do, and we were trying not to add any extra weight to the bike. Doing something crazy like this is ultimately about transportation and not simply transport, and what Lance does when he rides it is the same thing. I think Lance loves it!”.
Non sono mancate le critiche da parte degli ambientalisti; in alcuni casi infatti si tratta perfino di specie relativamente rare, come la cosiddetta farfalla di Morpho (”Blue Morpho”).
L’artista, non nuovo a queste contaminazioni con l’industria, si era già cimentato in un’impresa simile decorando una Harley-Davidson.
Per quanto irriverenti e fonte di scandalo, i famosi corpi di animali imbalsamati e messi in formaldeide dimostrano un forte legame con l’iconografia classica; ecco allora queste opere, dalla polemica fine a se stessa, assumono connotati simbolici che li pongono sotto una nuova luce quale esempio di moderne sopravvivenze.