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domenica 16 febbraio 2014

Arte e Scienza: il tallone d'Achille Bonito Oliva



Parte domenica Fuori Quadro, la trasmissione che prenderà il posto di Passepartout su Rai 3. Ma il cambio di guardia è più una successione, poiché Philippe Daverio e Achille Bonito Oliva collaborano insieme nella rivista Art e dossier.

Achille Bonito Oliva (aka ABO), diventato il critico più importante in Italia, è di fatto nella posizione di rappresentare l’arte contemporanea italiana.

In passato, negli anni '70, cavalcando il post-moderno ABO ha lanciato la Transavanguardia, un movimento cioè che si ritiene libero di attraversare e riproporre gli stili senza l’obbligo d’innovare.

Oggi con la sua trasmissione, ABO si propone di ripercorrere la storia dell’arte contemporanea attraverso le sue tematiche principali e i suoi protagonisti.

Presentando la sua trasmissione ad Artribune, ABO promette di “dimostrare che gli artisti sono soggetti parlanti e pensanti che non lavorano solo con l’istinto e la gestualità, ma con la disciplina e un progetto.”

Questa affermazione sembra stabilire che l’arte possa andare in due direzioni diverse.

Abbiamo interrogato un artista romano, Sergio Lombardo che si definisce avanguardista nei principi nonostante l’avanguardia venga considerata dalle istituzioni come una pagina storica conclusa.

Lombardo fa parte degli artisti storici attualmente in mostra al Palazzo delle Esposizioni dove rimette in scena una performance degli anni '70, parte dei suoi Concerti Aleatori in cui l’estetica dipende da un calcolo informatico.

Per Lombardo infatti il caso e la spontaneità - come qualsiasi altro valore - vanno misurati con consapevolezza dagli artisti. Un approccio opposto all’eclettismo teorizzato da ABO che, secondo Lombardo, pone erroneamente l’arte come arbitraria.

Gli abbiamo perciò chiesto se l’arte, secondo lui, può essere sia istintiva che scientifica ed ecco la sua risposta:

" L'uomo è sia istintivo che razionale, ovviamente. Ma mentre l'artista-scienziato dispone anche dell'istinto, l'artista-stregone non dispone del metodo sperimentale. Insomma l'ingegnere è anche istintivo, ma l'istintivo non è per forza ingegnere.

Nell'arte contemporanea i due metodi (scientifico e istintivo) rappresentano teorie opposte, per cui una dovrebbe escludere l’altra. L'artista-stregone è creazionista-primitivista, l'artista-scienziato è evoluzionista-futurista. 

A partire dal Surrealismo fino agli Anni '50 del secolo scorso, l'artista ha idealizzato e cercato di imitare l'istinto animalesco ritenendolo più "creativo", più "spontaneo" e sopratutto più "bello" del ragionamento scientifico. Questa teoria sta alla base dell'evoluzione stilistica di Jackson Pollock e di altri importanti artisti di derivazione surrealista e dadaista, che negli Anni '50 giunsero all'Informale. 

L'avanguardia degli Anni '60, di cui sono stato un esponente, capì che quell'idea estetica conduceva alla regressione biologica dell'uomo fino al punto di idealizzare, come più creativo, più spontaneo e più bello, il comportamento della scimmia rispetto a quello dell'uomo.

Pertanto, le teorie dell'avanguardia degli Anni '60, che dalla Pop Art, attraverso il Minimalismo, arrivano al Concettualismo, abbracciavano il metodo scientifico perché lo ritenevano un'evoluzione rispetto all'istinto animale: per noi, chi scimmiottava la scimmia stava semplicemente fingendo di essere ciò che non era, mentre lo scienziato non finge di essere qualcos'altro. Ecco perché decidemmo di ripartire non più dal Surrealismo o dal Dadaismo, bensì dal Futurismo che idealizzò la macchina, l'aereo, e cioè la tecnologia, riconoscendo nell'Ingegnere futurista l'ideale creativo dell'uomo.

Negli Anni '70 purtroppo vi fu di nuovo un cambio di paradigma ed un ritorno al semplicismo, all'ignoranza, all'arbitrio sciamanistico, all'anacronismo, al passatismo e infine all'oscurantismo. L'arbitrio fu dunque considerato più "libero" del ragionamento scientifico.

La Transavanguardia di Achille Bonito Oliva ha per di più teorizzato l'arbitrario scimmiottamento dell'avanguardia storica, spacciandolo per libertà creativa.

Non vedo perciò come, da questa teoria, ci si possa estendere fino ad inglobare anche la scienza."

Vediamo, magari se- nel corso delle puntate di Fuori Quadro - ABO, con le sue immancabili intuizioni, risolverà il problema.

Raja Elfani su Linkiesta

martedì 2 giugno 2009

Ernst Haeckel e la Vita delle Forme

Ernst Haeckel è stato uno dei primi e dei principali esponenti del darwinismo in Germania, che egli interpretò, e in parte corresse, soprattutto sotto l'influenza della filosofia della natura di Goethe. Il darwinismo rappresentava per Heckel non solo una teoria scientifica e filosofica, ma anche uno strumento di liberazione politica e religiosa. Egli concepì una morfologia strettamente meccanicistica, come parte integrante, con la chimica e la fisica, della scienza della natura: forma, materia e forza.

Haeckel fu anche un grande disegnatore e pensatore, viaggiava in tutto il mondo per scoprire e descrivere organismi marini molto primitivi ma anche per analizzare la loro strabiliante bellezza e ricchezza vitale. Tra i numerosi libri che ha pubblicato con molto successo spicca “Forme artistiche della natura” (Kunstformen der Natur, 1904), volume dedicato interamente alle forme di vita marina e famoso specialmente per le sue tavole che illustrano meduse, radiolari, coralli e organismi minimali in uno stile così particolare capace di far diventare questi organismi simboli di un’estetica della natura, sviluppata su presupposti scientifici e su un’innata pulsione artistica.

Per questo libro Haeckel ha dipinto gli organismi marini generalmente con colori vivaci su sfondo scuro, sottolineando la loro struttura simmetrica con composizioni molto studiate ed armoniche. Dedicava grande attenzione ai dettagli e ai colori, rivelando un mondo incredibilmente affascinante, di una bellezza immateriale come le vetrate di certe cattedrali gotiche. Le sue tavole da disegno, infatti, sono diventate anche fonte di ispirazione per l’Art nouveau per artisti come René Binet e Louis Comfort Tiffany.
Riuscì a trasformare così i suoi studi non in asettiche descrizioni specialistiche, da laboratorio, ma in composizioni di forme in quanto tali, forme organiche, di certo, ma assolutamente valide dal punto di vista estetico. Icone organiche, appunto, trionfo dell’ornamento vitale in una natura che forgia, come l’arte e più dell’arte, forme valide e perfette che lo scienziato-artista riporta al principio di simmetria.

A sottolineare la validità e la bellezza di tali incisioni, di questi esseri viventi analizzati in quanto forme vitali, se guardate bene nel post precedente, troverete una tavola del libro, inserita per sbaglio tra le immagini, forse in virtù della morfologia circolare degli elementi, ma poi volutamente lasciata per far intendere come poi tutte le forme (antiche e moderne, naturali o artificiali) si possano ricollegare ad un’unica estetica della simmetria.

Qui tutte le tavole.

Cfr: E. Canadelli, Icone organiche. Estetica della natura in Karl Blossfeldt ed Ernst Haeckel.

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René Binet’s designs for electric lighting, Paris Louis Comfort Tiffany agrafe-rene

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