giovedì 30 giugno 2011

The Museum of Me e la fine della curatela

L'intel ha sviluppato un'applicazione per facebook che, partendo dalle immagini, contatti, video e messaggi presenti nel vostro account realizza una vera e propria esibizione delle vostre notizie. Si chiama The Museum of Me. Cose già fatte ma il bello del programma è l'ambientazione in un vero e proprio "museo del '900" come anche la linea curatoriale in accordo con le ultime tendenze (pareti bianche, luce diffusa o ambienti scuri, installazioni video, allestimento minimale). Una vera e propria esperienza che dura circa 3 minuti, il tempo di scorrere, col filmato, nelle varie sale del museo per osservare la vostra vita musealizzata. Quello che colpisce è la gradevolezza della mostra in quanto, ad un occhio attento, ripropone forme di allestimento già viste con i classici enormi ambienti asettici. Il problema del sistema dell'arte contemporanea, allora, è che siamo arrivati ad un tal punto di standardizzazione che una mostra può essere realizzata da algoritmi risultando verosimile e piacevole. Per non parlare del messaggio di fondo insito nell'applicazione, ovvero dell'esposizione di se stessi in quanto opere d'arte e con qualcosa di interessante da dire al di la di tutto. Non contano qui i 15 minuti di notorietà di Wahrol ma la vita come opera di Duchamp. Esibire tutto è un modo per non mostrare nulla e per eliminare i valori dal metro di giudizio. Il fatto che ognuno possa entrare in un museo, senza aver fatto nulla, è proprio il sistema che muove l'arte di oggi.

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