Dopo l'incursione di
Space Invaders a Roma lo scorso dicembre, con tanto di mostra conclusiva presso la galleria
Wunderkammern, curata da Bonito Oliva, ecco un'altro artista che si confronta con la città e i suoi oggetti iconici. Si chiama
Clet e lavora sui cartelli stradali usati come base per raffigurazioni minimali e ironiche, giocando con le linee forza della segnaletica, alterate e piegate all'idea progettuale di fondo. Un'altra invasione ironica e spiazzante di immagini sintetiche, in legame-scontro con la realtà urbana. Una su tutta la geniale idea di una crocifissione ai piedi del cartello Strada senza via d'uscita. Come egli stesso ha affermato: “Sempre più invaso dalla segnaletica stradale, lo spazio urbano deve farsi reversibile, aggiungere significati a quelli originari, orientare altri e nuovi gradi di lettura“.
ROMA - Cuori rossi o monete da un euro sulla freccia che incanala i veicoli nella direzione obbligatoria. Metafore opposte, come un punto interrogativo, al bivio tra materia e spirito. Peccato che la svolta dall'ingorgo etico non sia perentoria come per il traffico.
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Il misterioso vigile urbano dei sentimenti, notato anche dai lettori del Corriere, incolla sticker rimovibili sui segnali stradali: non fuorvianti - la lettura rimane chiara - ma comunque fuori posto. Motivo per cui, dai quotidiani ai blog, cresce la curiosità: chi sarà mai l'autore degli insoliti adesivi apparsi qua e là, dal Tridente al Lungotevere? L'ultimo street artist con uno spiccato senso dell'umorismo? Le figurine - silhouette stilizzate o simboli di vario tipo - sono firmate Clet Abraham: 44 anni, francese, ma fiorentino d'adozione. Creativo a tutto tondo - pittore, scultore, disegnatore - diplomato all'Accademia di Belle Arti in Bretagna.L'idea è nata un anno fa: «È assurdo che nelle città italiane - osserva Clet, a Valencia per uno dei suoi blitz estetici - i cartelli siano ovunque nei centri storici, deturpando la vista di monumenti e palazzi antichi». E ammette di voler provocare quando li definisce «l'unica forma d'arte contemporanea che sia riuscita a imporsi con tale prepotenza nello spazio pubblico». Tant'è: dal capoluogo toscano a Bologna, Torino e, ora, anche Roma la sua protesta visiva corre da un disco di lamiera all'altro. Ingloba divieti d'accesso e spartitraffico, la «T» di strada senza uscita e la «P» di parcheggio. Nella selva di segni e suoni metropolitani, richiama l'attenzione con lievi cortocircuiti: qua una carambola di auto tricolori, là una «Pietà» stilizzata.Eppoi Cristi crocifissi, angeli, diavoli, moderni Cirenei con pesanti travi sotto il braccio. «La religione è il mio messaggio più forte - spiega l'autore di parabole illustrate - per le sue implicazioni sociali. Sono cattolico non praticante, ma trovo che la perdita d'identità, di valori, sia una deriva pericolosa». Insomma, no a clacson, polveri sottili e caduti sull'asfalto: il suo carburante, pulito e a impatto zero, è nell'anima. Energia rinnovabile, a patto di non inquinarla con veleni chimici e aberrazioni culturali. La sua rivoluzione pacifica è affidata a uno stuolo di pigmei: santi o dannati, comunque ambasciatori di nuove forme espressive. Da queste sagome primitive sale un rumore di fondo, una lieve distonia, che risuona nell'orecchio. Pifferai magici, suadenti proprio per la loro indecifrabilità: sono circa 300 quelli sparsi nella Capitale, un po' come le briciole di Pollicino. «Ho scelto gli incroci importanti, le zone di passaggio - dice Clet - per ottenere la massima visibilità. L'intervento, visto il tam-tam, mi pare che abbia funzionato». Nessuna remora ad agire fuori dalle regole? «Penso che la street art sia sempre esistita - valuta l'ideatore - anche nel David di Michelangelo. Il punto è se è autorizzata o meno... Ecco, la mia appartiene alla seconda categoria!».
Assolutamente magnifico!
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