giovedì 17 dicembre 2009

Napoli – Ritorno oltre il barocco

In questo periodo Napoli si può definire oltremodo la capitale del barocco in virtù di due importanti mostre. La prima, molto interessante, curata da Nicola Spinosa e intitolata Ritorno al Barocco. Da Caravaggio a Vanvitelli, si divide in 6 musei della città e presenta opere per lo più di recente acquisizione conoscitiva o mai esposte in città. Rispettivamente:
Capodimonte: storie sacre e profane da Caravaggio a Solimena (1606-1747)
Castel Sant’Elmo: restauro di dipinti e oggetti dal 1600 al 1750. Obiettivo sul barocco con le fotografie di Luciano Pedicini.
Certosa e Museo di San Martino: Il barocco in Certosa-scultura barocca-ritratti storici e immagini della città.
Museo Duca di Martina: le arti decorative.
Museo Pignatelli: Natura in posa
Palazzo Reale: architettura, urbanistica e cartografia da Domenico Fontana a Ferdinando Sanfelice, corredi barocchi nell’appartamento storico e presepe.

Ritorno al barocco documenta, rispetto alle tre mostre storiche organizzate dalla soprintendenza tra il 1979 e il 1984 (Civiltà del Settecento a Napoli, con sedi a Napoli, Chicago e Detroit; Painting in Naples from Caravaggio to Luca Giordano, con sedi a Londra, Washington, Parigi e Torino; Civiltá del Seicento a Napoli, con sede a Napoli), i progressi degli studi di questi ultimi trent´anni su aspetti, momenti e ′generi′ che caratterizzarono la cultura artistica napoletana dall´arrivo del Caravaggio nel 1606 alla presenza in città di Luigi Vanvitelli e Ferdinando Fuga nel 1750.

Tra i capolavori esposti la Flagellazione di Caravaggio, la Salomè con la testa del Battista di Battistello Caracciolo, il Martirio di San Lorenzo di Stanzione, l’Adorazione dei Magi del Maestro dell’annunciazione ai pastori.

Caracciolo, Salomè e la testa di Battista Maestro dell´Annuncio ai pastori, Adorazione dei Magi

Caravaggio_Flagellazione Stanzione, San Lorenzo

barock

La seconda, che reputo estremamente affascinante, si intitola BAROCK - Arte, Scienza, Fede e Tecnologia nell’Età Contemporaneae e nasce di per sé da un cortocircuito concettuale, ovvero da un suggestivo ricorso all’anacronismo. L’assunto principale della mostra, visitabile al MADRE fino al 5 aprile, è dimostrare come artisti contemporanei abbiamo seguito, nella realizzazione delle loro opere, gli stessi meccanismi visivi che hanno reso grandiosa e potente l’arte barocca. L’interesse dei contemporanei per il mondo della scienza e delle nuove tecnologie è lo stesso che afferrava anche gli artisti seicenteschi; entrambi inoltre puntano sulle sensazioni, sulla meraviglia, sullo stupore, sull’irreale realizzabile, quasi sull’assurdo: sull’affermare la possibilità di comprendere e cambiare il mondo allargandone i confini sensoriali e percettivi. Il tutto evidenziato da un’esuberante strategia espositiva. La scelta degli artisti, infine, è di tutto rilievo: Adel Abdessemed, Micol Assaël, Matthew Barney, Domenico Bianchi, Bianco - Valente, Antonio Biasiucci, Keren Cytter, Mircea Cantor, Maurizio Cattelan, Jake & Dinos Chapman, Claire Fontaine, Lara Favaretto, Gilbert & George, Douglas Gordon, Mona Hatoum, Damien Hirst, Anish Kapoor, Jeff Koons, Jannis Kounellis, Shirin Neshat, Carsten Nicolai, ORLAN, Philippe Parreno, Giulia Piscitelli, Michal Rovner, Cindy Sherman, Jeff Wall, Sislej Xhafa. Cio’ che accomuna a colpo d’occhio gli artisti presenti nella mostra ai maestri del barocco e’ il fatto che operano tutti attraverso immagini -sensazionali-, che puntano a colpire i sensi, ad essere estreme nella loro violenza, nella loro sensualità, nella loro franchezza, sovvertendo ogni categoria e sconfinando da ogni definizione. Come se l’arte, oggi come nel XVII secolo, dovesse osare sempre di piu’ per reinventare un mondo divenuto piu’ incerto sulle sue varie e contraddittorie e spesso terribili rappresentazioni. (fonte).

Jake e Dinos Chapman-forhead Giuslia Piscitelli-operaio

Molto interessante l’opera di Cattelan – Untitled – del 2008. Riporto il testo della scheda ripreso dal sito del MADRE.

“Una donna di spalle, la faccia e il corpo costretti contro un lenzuolo bianco del tutto simile a quello di un letto d’ospedale o di morte. È un’immagine di coercizione e di tortura, che la posizione verticale rende simile a una crocefissione, ma senza riprenderne alcuna tradizionale iconografia: la figura non è inchiodata a due pali e non è frontale. Esposta per la prima volta nel 2008 sulla facciata della chiesa di Pulheim (Colonia) per esprimere la lotta dell’uomo contro il potere della morte, quest’installazione basa la propria forza perturbante sul ribaltamento delle coordinate spaziali dal piano alla parete, per rappresentare una condizione femminile di asservimento e prostrazione, di negazione e annullamento dell’identità, dal momento che della figura non è possibile in alcun modo intravedere il volto. E il ricordo corre a Ipazia d’Alessandria, fatta a pezzi nel 415 d.C., e ai roghi delle caccie alle streghe. La particolare iconografia è mutuata da un ritratto di Francesca Woodman, l’artista italo-americana morta suicida nel 1981 a soli 22 anni, in cui l’autrice si raffigura attaccata allo stipite superiore di una porta. Fotografia che Cattelan traduce nel 2007 in resina per esporla alla Kunsthaus di Bregenz. La morte è il tema attorno al quale ruota la riflessione dell’artista - da Bidibibodibiboo, il piccolo scoiattolo suicida, a Piumino, la tomba per un cagnolino - ma ora è affrontato in modo più diretto e sconcertante e, soprattutto, senza la solita ironia. “Noi siamo forse le uniche creature – spiega Cattelan - intimamente consapevoli del fatto che dovranno morire, anche quando la morte non è imminente.”

Cattelan-untitled-2008 Francesca Woodman

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