domenica 15 novembre 2009

Cos’è la Bellezza? Le 10 qualità che rendono l’arte bella

 

Riporto la traduzione di un bell’articolo uscito sul Telegraph qualche giorno fa dall’emblematico titolo Che cos'è la bellezza - le 10 qualità che rendono l'arte bella; un buono spunto per riflettere sul significato dell’arte con significativi esempi che cercherò di ampliare con impressioni personali.

1) Natura. (Il viadotto Milau)

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L’arte, attraverso le sue forme, sia essa figurativa o astratta, o semplicemente design come in questo caso, richiama sempre in un modo o nell'altro alla natura. Il viadotto Milau è stato progettato da Norman Foster e costruito nel 2004. Come un albero che scaturisce dalla terra, ciascuna delle sue colonne sembra integrata con la natura. Oltre ad essere in natura, inoltre, il ponte fa qualcosa per la natura: esso porta a ri-vedere. Ci parla infatti della la vastità e della luce della valle Milau, e come essa si configura imponendo la valle allo sguardo dello spettatore. Il ponte conquista la natura, ma è anche rispettoso verso di essa.

2) Semplicità. (La Madonna del Parto di Piero della Francesca)

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La Madonna rinascimentale di Piero della Francesca è un modello insuperato di semplicità nel senso più puro del termine. Una tenda con all'interno una pura simmetria di forme: al centro una donna con un bel viso giovanile, semplicemente delineato. Ad entrambi i lati due angeli che reggono la tenda, due forme identiche ma invertite nella posa e nei colori. Minime modifiche differenziali ma estremamente attrattive per la vista che resta colpita dalla chiara semplicità e descrittività dell’evento. Una donna incinta in una tenda intesa come un grembo universale che mostra il suo ventre come una nuova tenda: la creazione della vita continua all'interno.

3) Unità. (I mosaici del Duomo di Monreale).

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Il principio dietro la bellezza dei mosaici nel Duomo di Monreale, realizzati nel 12 ° secolo, è l'unità. L’artista usa pezzi di marmo o di vetro deliberatamente in un modo non uniforme in una singola scena ma ogni scena, in rapporto con le altre, trova nell’insieme un organico equilibrio e un’unità di fondo. Si crea pertanto un’unità visiva globale che persiste in tutti i 6.000 metri quadrati di tessere come se fosse un’invisibile energia visiva. Questa energia scorre verso la parte superiore dell'abside della chiesa dove l’enorme Cristo Pantocratore (il dito mignolo di un metro di lunghezza) rimanda questo flusso di nuovo verso il resto della chiesa.

4) Trasformazione. (L’arte rupestre)

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L’arte rupestre è durata 50.000 anni. Non è mai cambiata di molto. Qualcosa di reale, là fuori nel mondo, si trasforma in qualcosa di simbolico nella grotta. Non è che gli animali erano esteticamente belli e gli uomini delle caverne amavano dipingerli. Raffigurare animali era un'operazione psichica con la quale i primitivi imbrigliavano le potenze animali che volevano assorbire. Non bisogna guardare a quest’arte col metro di oggi, esprimendo giudizi personali e di gusto. Queste figure sono state dipinte affinché una forza potente si manifestasse attraverso le immagini e l’uomo potesse assorbire vigore e controllo. E l'elemento richiesto per questo atto di trasformazione magica è in se bellezza.

5) Ambiente. (Le gallerie d’arte contemporanea).

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Grandiosità spaziale;  bianco puro; bruni pavimenti in legno magnificamente rifiniti; caratteristiche di finito e di inumana perfezione; è presente il segno dell’uomo ma non il suo disordine: questa è l'esperienza della galleria d'arte contemporanea. Molte persone non si aspettano che l'arte contemporanea comunichi bellezza ma, in quanto umani, siamo sempre alla ricerca della bellezza come di un qualcosa di religioso; in questo senso la ricerca del bello è come la ricerca di Dio. Il culto dell’arte contemporanea ha tutto il mistero della religione voodoo ma lascia fuori la religiosità tradizionale per fornire invece una nuova saggezza che tutto comprende. Fornisce enigmi mentali, ipotesi di possibilità, impressioni e traumi. E la nostra esperienza indugia sulla bellezza anche quando l'arte stessa è brutta o insignificante o visivamente arbitraria. Allora non è negli oggetti (che si possono apprezzare o meno) ma nei contesti splendidamente progettati che la nostra ricerca di bellezza e armonia viene soddisfatta.

6) Movimento. (La Creazione dell’uomo di Michelangelo)

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Come può l'uomo tornare in paradiso? Questa domanda è praticamente la storia della Cappella Sistina di Michelangelo. Ma in termini di bellezza l’elemento che colpisce, indipendentemente da cosa vi è scritto nei testi e nei saggi, è l'incredibile movimento che pervade tutta la volta. La torsione delle ginocchia enormi e del busto, la fronte aggrottata, i capelli come un mare turbolento offrono una costante animazione alla scena; una torsione costante che traduce il movimento muscolare in moto dell’anima. Michelangelo ha creato una nuova forma fisica deformata, eccessivamente anatomica, ma non orribile; la ricerca di un sublime terrificante. Nella rassicurante e armonica arte rinascimentale quest’operazione sul corpo e il movimento dovette stridere molto. Ma è proprio ciò che oggi ci emoziona. 

7) Modelli. (Mosaico con Amorini. Museo Bardo. Tunisi)

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I mosaici romani del Nord Africa portavano negli ambienti casalinghi la potenza dei modelli dell’arte. Un mosaico è sempre composito a causa della natura modulare del mezzo. Questi amorini, dettagli di un mosaico molto più grande, raffigurano la vivificazione dell’oceano. Le creature sono disposte in una sorta di griglia dalla struttura simile. Ogni figura è leggermente diversa ma c'è un impulso d’insieme che accomuna tutti. Gli intervalli tra gli elementi, gli spazi vuoti, infatti sono vivaci come gli oggetti stessi. L'oceano è tutto uguale e possente, metafora della benevolenza della natura. L'arte offre alla natura uno schema, o una struttura, in quanto la natura è ontologicamente modellata e strutturata.

8) Sorpresa. (Magritte, L’incauto dormiente)

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La bellezza in arte è sempre legata all’elemento della sorpresa. Nell’opera del belga appaiono gli oggetti dei sogni di un uomo intesi come simboli. Sono solo le icone degli oggetti che non svelano però i loro significati. E poi la figura è un altro simbolo o è realmente un uomo che sogna? Magritte è così ermetico circa il significato delle sue opere tanto che l’unica cosa alla quale non sembra interessato è la bellezza. All’interno di questa sorta di blob grigio si coglie l’eco di una bellezza semplificata, apparentemente semplice ed immediata ma concettualmente insondabile.

9) Selezione (Charlene di Robert Rauschenberg, Stedelijk Museum)

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Questo dipinto del 1954 è composto da oggetti e pezzi trovati in giro. Legno rosso, vernice rossa, tessuto rosso, un ombrello di garza; alcune parti dipinte dallo stesso Rauschenberg di rosso, con accenti di verde, bianco e giallo. Trasmette la stessa bellezza dell'arte medievale o rinascimentale. Ma non è la stessa bellezza perché non risponde all’esigenza di comprensione della realtà della società. Nell’opera non vi sono gerarchie di forme o di figure, evidenze maggiori, elementi preminenti e  concettualmente sovrastanti; non vi è un Dio. Siamo di fronte ad una mentalità aperta che si interroga circa la differenza tra il casuale e l'importante. Propone una selezione di oggetti inseriti senza una premeditata selezione e quindi ugualmente importanti e insignificanti per l’opera.

10) Spontaneità. (Arearea di Gauguin, Musée d'Orsay)

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Nell’opera vi è una spiccata semplificazione che rende la donna una sorta di irreale cartone animato. Ma il quadro nel suo insieme è qualcosa di diverso. La tensione ad armonizzate e contrastare i colori è potente e delicata al tempo stesso. E’ il colore puro che coniuga l’arte e la bellezza: le linee di contorno, le forme semplificate, la ricerca di intime armonie rendono l’opera autentica emozione personale. Quindi è la bellezza del dipinto nel suo insieme che rende bella la donna e non viceversa. La semplicità del dipingere diventa semplicità delle forme e salva le figure dal banale.

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