mercoledì 30 settembre 2009

La Roma di Morten Krogvold

 

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La Roma fotografata da Morten Krogvold ha veramente un che di eterno e di immutabile. Il bianco e nero, le luci fredde e radenti, i forti chiaroscuri, i tagli prospettici rendono queste foto le naturali prosecuzioni delle molte incisione che hanno riprodotto, nei secoli, il volto della Città Eterna. Queste immagini hanno qualcosa di antico, come se il passato fosse la condizione stessa di una città millenaria. Sorprende così come un luogo tanto famoso e riprodotto nell’arte non smetta mai di suggestionare lo spettatore e l’artista, rivelandoci sempre qualcosa di nuovo e di misteriosamente sublime.

La mostra Luoghi a Roma - Steder I Roma. Fotografie di Morten Krogvold sarà visitabile dal 27 Settembre al 8 Novembre 2009 presso Palazzo Braschi.

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Via clikblog.

martedì 29 settembre 2009

Ancora sul Caravaggio…un ritratto ed una Maddalena

 

Apprendo e riporto dal blog Caravaggio400, ottimamente realizzato e sempre aggiornato sul pittore del quale, ricordo, cadrà nel 2010 il quarto centenario della morte, alcune notizie interessanti sul pittore, naturalmente tutte da approfondire.

La prima riguarda la Deposizione di Simone Peterzano, suo maestro, che celerebbe una giovanile Maddalena del ben più dotato allievo. Il Peterzano, naturalmente, avrebbe ricoperto la figura per invidia, vedendosi superato dal giovane ragazzo. In realtà questo tipo di vicissitudine è un topos in tutta la storiografia artistica e lo si ritrova in  moltissime vite. Sarebbe comunque da indagare.

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La seconda notizia riguarda, invece, il ritrovamento di un un presunto ritratto del pittore, l’unico ritratto contemporaneo del Caravaggio. Ad oggi l’unico conosciuto è il celebre ritratto di Ottavio Leoni, suo amico, realizzato però anni dopo la morte del pittore. Le motivazioni del team che ha fatto la scoperta sono tutte da analizzare con attenzione critica prima di un’attribuzione così pesante “…opera di un artista di scuola romana del primo Seicento e si trattava del ritratto di un artista, come rivelavano le chiome lunghe e incolte. I suoi caratteri somatici corrispondevano perfettamente a quelli di Michelangelo Merisi…probabilmente, si sarebbe fatto ritrarre con una camicia di foggia semplice o, ancora più verosimilmente, a petto nudo, come nel "Bacchino". Sul suo viso, avremmo dovuto leggere i segni di una salute cagionevole e una certa espressione di distacco contemplativo. Sempre in ragione del suo narcisismo artistico, dovevamo aspettarci – in un ritratto autorizzato o in un autoritratto - il suo volto sbarbato, a differenza dell’opera eseguita dal Leoni”.

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Le Carceri del Piranesi in 3D

Non pensavo sinceramente che qualche folle programmatore si sarebbe avventurato a ricreare, a computer, nientemeno che le “Carceri d’invenzione” del Piranesi, quanto di più terribilmente infinito sia riuscita mai a creare la mente umana. Scopro con piacere che qualcuno vi ha fatto sopra la propria tesi di laurea in “scenografia della realtà virtuale” rifacendo a 3D una celeberrima tavola della serie. Il risultato non è niente male. Nessun paragone naturalmente con il tetro e angoscioso stile delle tavole, capolavoro irriproducibile dell’acquaforte, ma la prova è da lodare.


La religione delle cose-Pasolini, il cinema e la pittura

“La mia pittura è dialettale: un dialetto come ‘lingua per la poesia’. Squisito,
misterioso: materiale da tabernacoli. Sento ancora -
quando dipingo - la religione delle cose”.

Questa la dichiarazione di poetica del regista ed intellettuale del ‘900 italiano più legato alla storia dell’arte (a cominciare dalla sua tesi di laurea sulla pittura italiana del Novecento). Diceva “A Roberto Longhi sono debitore della mia ‘fulgurazione figurativa’” e nessuna figura più di quella del grande critico poteva accostarsi alla sua vena creativa; continuava “Il mio ricordo personale di quel corso […] è, in sintesi, il ricordo di una contrapposizione o netto confronto di forme. Sullo schermo venivano infatti proiettate delle diapositive. I totali e i dettagli dei lavori, coevi ed eseguiti nello stesso luogo, di Masolino e di Masaccio. Il cinema agiva, sia pur in quanto mera proiezione di fotografie. E agiva nel senso che una ‘inquadratura’ rappresentante un campione del mondo masoliniano – in quella continuità che è appunto tipica del cinema – si ‘opponeva’ drammaticamente a una ‘inquadratura’ rappresentante a sua volta un campione del mondo masaccesco”.

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Fu un valente pittore dilettante ma al cinema riservò tutta la sua vena creativa squisitamente pittorica “La mia macchina da presa si muove su fondi e figure sentiti sostanzialmente come immobili e profondamente chiaroscurati. […] Non si può concepire una pala d’altare con le figure in movimento. Detesto il fatto che le figure si muovano.”

Fu attratto dai pittori della realtà: Caravaggio per esempio fornì i modelli per la rappresentazione del sottoproletariato romano ma se il Merisi raffigurava i Santi come popolani, lui ambiva a raffigurare i popolani come Santi. Per non parlare dell’affresco tracciato col Vangelo secondo Matteo. Attraverso però l’uso della pittura come artificio caricaturale (il film nel film, il quadro nel quadro, tableau vivant) raggiunse la massima rappresentatività pittorica. Sul colore dell’episodio La Ricotta riferiva “Intendo il colore esattamente come la musica, cioè come qualcosa che riguarda il cinema non nella sua sostanza semiologica o grammaticale, almeno per ora, cioè fino a quando la riproduzione dei colori non sarà oggettivamente perfetta, ma riguarda la sostanza estetica: è quasi un’aggiunta, appunto come la musica. Per questi motivi un regista è costretto a comportarsi, con il colore, in maniera un po’ estetizzante e formalistica, e questo è successo anche a me, benché in principio mi ribellassi”.

“I passi ‘pittorici’ del film sono citazioni con una funzione abbastanza precisa: sono citazioni di due pittori, due manieristi: Rosso Fiorentino e Pontormo. Ho ricostruito perfettamente i loro quadri, non perché rappresentino la mia visione delle cose, né perché mi piacciano: non ho proceduto ad alcuna ricostruzione in prima persona, ma semplicemente per rappresentare lo stato di spirito nel quale il regista, protagonista della Ricotta, concepisce un film sulla Passione. Concetto del tutto opposto al mio quando ho fatto il Vangelo. Queste citazioni rientrano così nel campo dell’esorcismo: ricostruzione esattissima, molto raffinata, molto formalista, proprio ciò che non avrei voluto fare nel Vangelo.”

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La dissacrazione della realtà della sua ultima terribile opera, Salò, richiama invece l’arte contemporanea in quanto dissacrazione del reale della quotidianità, del perbenismo, della tradizione; nel processo terroristico di privazione del senso vengono coinvolte infatti le avanguardie (Dadaismo, Surrealismo) che con le loro ossessioni sul sesso, sul non senso, sulla “crudeltà” diventano non modelli di composizione ma sottese esperienze di creazione artistica, delirio di un’umanità lucidamente degradata.

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E di seguito alcuni suoi autoritratti:

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lunedì 28 settembre 2009

Oro Buttato- Alcune riflessioni

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Come c’era da aspettarsi la puntata di ieri sera di Presa Diretta, su Rai 3, dedicata allo sfacelo dei nostri beni culturali ha creato molte reazioni sul web tra esperti ai lavori e non. Del resto l’oro buttato di cui parla il titolo colpisce trasversalmente tutti i settori dal turismo all’economia, dalla ricerca alla formazione diventando ben più di una denuncia, ma l’atto di accusa verso una politica nazionale che sempre meno ha creduto nella cultura come elemento di sviluppo culturale ed economico. La nazione con più opere d’arte al mondo, tanto elogiata viscidamente dal Premier il quale riesce a far apparire come se tutto il nostro patrimonio sia, tra le tante cose, merito suo, in realtà è quella che meno investe in ricerca, conservazione e valorizzazione. Le eccellenze certamente ci sono ma se, come si apprende dal reportage, anche l’ICR rischia di finire chiuso e dismesso per mancanza di fondi allora non si sa più a cosa appellarsi. L’ICR, infatti, per chi non lo sapesse è il centro, fondato da Cesare Brandi, che ha insegnato a tutto il mondo come condurre un restauro moderno. L’amarezza e lo sconforto ci sono tutte; le colpe, “fortunatamente”, cadono trasversalmente a destra e a sinistra; le altre nazioni ci surclassano in quanto a efficienza (Montpelier, per quanto ben valorizzata, non sarà mai come Napoli, Parma, Ferrara, ecc. ecc.) e le soprintendenze devono cavarsela con quattro soldi (ai beni artistici in Molise solo 200 mila euro che non bastano, volendo, neanche per i caffè). Paradossalmente, in tutta questa incuranza, vedo forse l’ultima opportunità, per i viaggiatori venuti dall’estero, di rivivere le emozioni del gran tour. Durante il corso dell’700 e dell’800, nel loro viaggio di formazione, alcuni giovani della nobiltà europea giunti in Italia avendo come meta culmine Roma, spesse volte, incautamente, si avventuravano anche verso il Sud alla ricerca delle antichità della Magna Grecia e dei romani, situate in particolare intorno Napoli e Pozzuoli, giungendo a volte sino in Calabria e Sicilia. Ebbene, oltre ai pericoli del viaggio, tra briganti e disavventure, l’ambiente che trovavano davanti ai loro occhi, selvaggiamente pittoresco e abbandonato, è proprio quello che si ritrova oggi. Custodi assenti, aree abbandonate nascoste alla vista, raccattati ciceroni da quattro soldi, bellezza sublime e incuranza totale.

Resta alla fine la condanna ma è ben poca cosa; il senso di impotenza è ben maggiore. Solo una presa di coscienza, ma dubito, potrebbe cambiare le cose.

Per chi non ha visto la puntata o vorrebbe rivedersela, lo può fare dal sito della Rai.tv a questo link.

Per chi fosse rimasto colpito dai luoghi meno conosciuti indagati nella puntata, ecco una breve lista di link che ne trattano:

Piscina Mirabilis a Miseno (link 1, link 2, link 3)

Sepino (link 1, link 2, link 3, link 4, link 5, link 6)

Pozzuoli Museo Archeologico (link 1)

Terme di Diocleziano (link 1, link 2, link 3)

…ed è già molto se sono riuscito a trovare dei link, naturalmente non ufficiali, che descrivono in maniera relativamente scientifica e precisa il sito; per il museo di Portici, per esempio, tanto elogiato per la sua sistemazione museografica, neanche una misera pagina web fatta come si deve. Il link inserito è uscito veramente da una fortuita ricerca. Forse cominciare dall’informazione non sarebbe male…

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P.s. Vorrei cominciare da oggi, per quanto mi permette il blog e il tempo a disposizione, a dedicare qualche post proprio a tali argomenti, ovvero ad esempi di “Oro buttato” dei quali sono a conoscenza. Proprio di stamattina, e ringrazio il mio amico Mosè, la notizia assurda delle disavventure della statua del Nettuno del Montorsoli a Messina. La statua faceva parte della splendida fontana del Nettuno del 1557, commissionata dal Senato di Messina, una delle poche fontane, insieme a quella di Orione, scampata al tragico terremoto. Assai danneggiata nello scorso secolo, ha subito notevoli lavori di restauro e di ripristino; in particolare fu sostituita con una copia e portata nel museo di Messina. Dopo un’ulteriore intervento di restauro, riuscito benissimo, doveva essere trasportata nella nuova sede museale. Per far ciò la statua venne ingabbiata con una rete di tubi in acciaio e spostata di luogo. L’intervento riuscì alla perfezione sennonché, per essere liberata dai tubi, si pensò bene di ricorrere nientemeno che al flex. Naturalmente i tubi sono stati tagliati ma le scintille incandescenti provocate dall’arnese si sono conficcate nella statua, per circa 10 centimetri, provocando evidenti danni, quasi irreversibili. Un ulteriore restauro ha ripristinato, ma relativamente, la superfice iniziale del manufatto.

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Segui il gruppo Oro Buttato su Facebook da questo link

giovedì 24 settembre 2009

Paul Gachet. Il “medico” degli impressionisti

 

Una delle più affascinanti figure della storia dell’impressionismo fu Paul Gachet. Fu medico della Compagnia delle Ferrovie del Nord ma fu anche un medico specializzato in omeopatia, uno psichiatra (nel 1852 ricevette un encomio per la sua tesi Étude sur la Mélancolie), un darwiniano, un socialista, uno studioso di chiromanzia, un collezionista e un mecenate sempre  generoso e amico di tutti quegli artisti che gravitavano intorno alla corrente dell’Impressionismo. Nel 1870 aveva partecipato alle riunioni della Nouvelle Athenes, conoscendo Manet e Degas prima di trasferirsi, nel 1872, ad Auvers sur Oise, dove ebbe inizio l' amicizia con Cezanne, Pissarro e Van Gogh.  Vero e sincero compagno dei pittori trascorse molto tempo con Charles Méryon durante la lunga degenza, seguì il recupero di Auguste Renoir dalla polmonite nel 1882, consigliò Édouard Manet contro l'amputazione della gamba.

Si ricorda soprattutto comunque l’amicizia con Van Gogh; il soggiorno di Van Gogh in casa del dottor Gachet avvenne dal maggio al luglio del 1890, quando il pittore, ancora una volta, attraversava un periodo di crisi per il matrimonio del fratello Théo e la nascita di suo nipote. Rendendosi conto della necessità di allontanare il fratello da Parigi, su consiglio di Pissarro Théo si era rivolto al dottor Gachet. Pissarro sapeva che il medico s'interessava di malattie mentali e pensava che avrebbe potuto avere un'influenza benefica su Vincent. Infatti il dottor Gachet con i suoi discorsi e con la sua terapia, che consisteva soprattutto nel consigliare all'ammalato di pensare unicamente alla sua pittura, contribuì a restituire un certo equilibrio allo sventurato. Ma un giorno, il 27 luglio, in assenza del medico, Van Gogh si sparò in pieno petto. Si può pensare che se fosse stato ad Auvers il medico avrebbe saputo dissuaderlo dal darsi la morte, o almeno avrebbe potuto curarlo efficacemente. Ma quando ritornò era troppo tardi.

Da questa amicizia derivò lo splendido ritratto del dottore, tra i suoi capolavori. Il dipinto è estremamente innovativo: Van Gogh abbandonò le pose statiche e convenzionali dei precedenti. Il triste volto del dottore, ebbe modo di affermare Van Gogh in una lettera indirizzata al collega ed amico Paul Gauguin, è  “l'espressione disillusa del nostro tempo” . In un altro messaggio al fratello Theo il pittore scrive “la testa con un berretto bianco, molto bionda, molto chiara; anche la carnagione delle mani molto bianca, un frac blu e uno sfondo blu cobalto. Le mani sono mani da ostetrico, più chiare del volto”. A ciò si unisce lo splendido trattamento del colore e il ricorso alla classica iconografia della Malinconia (in riferimento sia alla tesi del medico che al suo temperamento saturnino). In un’altra lettera infatti scrive “In questo ritratto il dottor Gachet ha un’espressione malinconica, che talvolta appare come una smorfia quando la osservi. Ed è questo, tuttavia, che si deve dipingere. Perché ci si rende conto che a paragone dei vecchi ritratti, così calmi, c’è espressione e passione nei volti come li dipingiamo ora, un senso di speranza e un lamento. Triste, ma dolce, chiaro, intelligente. Molti ritratti dovrebbero essere così.”

Del quadro esiste un’altra copia conservata all’Orsay nella quale Vincent ha eliminato  il bicchiere e i libri, lasciando risaltare la pianta di digitale (al tempo usata come rimedio fitoterapico per la cura di diverse malattie) sul fondo rosso, trattando in modo più sommario lo sfondo.

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…Eugène Delacroix Tasso nell’ospedale di sant’Anna a Ferrara, citato da Van Gogh in diverse lettere e probabilmente ispiratore della posa del ritratto…

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…la Malinconia o Allegoria della Malinconia (con la classica mano sulla guancia)…

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…il dottor Gachet…

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…la figlia e la moglie (Margherita Gachet) in due quadri di van Gogh…

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…Cezanne La casa del Dottor Gachet a Auvers, 1873 e il suo “giardino” dipinto da Van Gogh…

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…Il medico fu, come visto, artista dilettante e incisore (diede lezioni di acquaforte a Cézanne e più tardi a Van Gogh) e si firmava Paul van Ryssel; ecco alcune sue opere vicine allo stile dell’amico Vincent…

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…e suo il tragico schizzo di Vincent appena deceduto…

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…e per finire il primo e l’ultimo ritratto del medico realizzati rispettivamente da Armand Gautier nel 1859 e da Norbert Goeneutte nel 1891

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Fonti:

 http://www.artnet.com/magazine/features/robinson/robinson5-17-99.asp

http://it.wikipedia.org/wiki/Ritratto_del_dottor_Gachet

http://www.nadar1874.net/Gachet.html

mercoledì 23 settembre 2009

“Combo” di Blu e Ellis

 

Quando la tecnica dello stop-motion si unisce alla street-art ecco che per miracolo nascono nuove forme, vive e surreali, che abitano spazi e si muovono nell’ambiente come singolari elementi biologici. E’ il caso dei lavori di Blu, artista multiforme e geniale, dallo stile fumettistico e con una spiccata visione dell’ambiente che trasfigura con i suoi graffiti. Interferenze urbane, sillogi di corpi deformati e deformanti, singolari appropriazioni di ambienti degradati, riqualificazioni e provocazioni.

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Ancor più delle sue opere “fisse”, sono i video quelli che colpiscono. Frame by frame le masse si muovono, si appropriano dei luoghi, vi giocano, avanzano nell’ambiente, ne diventano parte. Lasciano una scia fatta di sequenze passate, di forme che sono state, e, mutando continuamente, diventano una malinconica poesia urbana.

Combo è il suo ultimo video realizzato insieme a David Ellis e girato in una masseria abbandonata della campagna pugliese. (fonte). Da non perdere anche l’altro video Muto, famosissimo sul web.

COMBO a collaborative animation by Blu and David Ellis (2 times loop) from blu on Vimeo.

Blu su Vimeo.

Musée d’Orsay-Le acquisizioni

 

Solo un appunto, nulla più, per mostrare come dovrebbe essere la politica di un museo in materia di acquisizioni. Lungimiranza e completamento delle collezioni. E soprattutto trasparenza. Al Musee d’Orsay il 20% del prezzo del biglietto d'ingresso alle collezioni permanenti viene destinato a questo scopo. Da noi il costo del biglietto non basta neanche per l’ordinaria manutenzione.

Ultime acquisizioni. Modi d’acquisizione.

E questo ciò che si riesce ad acquisire:

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