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venerdì 21 settembre 2012

La crocifissione di San Giovanni della Croce e Dalì

San Giovanni della Croce non è stato solo uno dei più grandi mistici cristiani ma anche un sommo artista sia come poeta che come disegnatore. Un giorno, siamo nel 1575, nella chiesa dell'Incarnazione Giovanni ha una visione. Mentre è appartato in preghiera, in un'angolo che da sul transetto, Cristo gli appare sulla Croce. Ha la testa reclinata sul petto, le braccia sostenute da pesanti chiodi, le gambe piegate sotto il peso del corpo, con un'espressione di assenso totale al sacrificio. Cessata la visione prende carta e penna e riproduce quanto ha visto. E' l'unico disegno di Giovanni che si conserva (ma non è improbabile che dovette farne altri) e unica è l'impressione che si ha guardandolo poiché il mistico prevale sul tragico. E' violento ma percorso da una grande dolcezza, la densità dei tratti, l'anatomia del corpo in contorsione, la nervosità delle linee hanno fatto credere ad un disegno miracoloso ma è normale che Giovanni abbia studiato disegno e pertanto la carica mistica aumenta la forza evocativa. Cristo è contemplato di lato e dall'alto, con uno scorcio di incredibile realismo, ed emana il senso supremo del sacrificio e della costrizione. Non è un caso che secoli dopo Dalì nel 1951, durante la sua fase di recupero della pittura rinascimentale e dell'iconografia cristiana, eseguirà un crocifisso ispirandosi proprio allo schizzo del santo accentuando la prospettiva e lo scorcio impossibile.

S. Giovanni della Croce - crocifissione

Dalì - Il Cristo di San Giovanni della Croce
L’opera fa parte della copiosa produzione pittorica di Salvador Dalì dopo il suo drammatico distacco dal movimento surrealista, voluto nel 1934 da André Breton. La grande tela è oggi conservata all’Art Gallery di Glasgow in Scozia. Ai margini della composizione un desolato paesaggio lacustre disegnato con grande precisione è popolato solo da tre figure, rese sommariamente, occupate nella poro attività di pescatori. I netti profili delle basse montagne che si stagliano contro l’orizzonte sono segnati da una luce vitrea emessa dal sole ormai al tramonto. Come una visione il cielo si apre e appare una crocifissione, colta dall’alto, che occupa la parte più ampia dello spazio, forse a ricordare che l’umanità deve necessariamente rispondere del sacrificio di Nostro Signore. La luce divina colpisce con violenza la parte superiore della grande croce e sfiora il corpo senza vita di Cristo mettendone in risalto la muscolatura; il gioco chiaroscurale è determinante sia per rendere più palpabile il miracolo che per aumentare la drammaticità consona alla scena. Salvador Dalì lo dipinse in un momento di rimeditazione del mondo cattolico, contemporaneamente alla pubblicazione del “Manifesto Mistico”, a cui l’artista affida le sue riflessioni sul delicato tema e a una serie di opere a soggetto sacro fra le quali voglio qui ricordare la crocifissione del Metropolitan di New York, datata 1954, che però propone un modulo ammanierato che rende opaca la composizione. Nonostante l’attualizzazione del tema sacro, in questo quadro Salvador Dalì mantenne rapporti con la pittura del passato: la figura vicina alla barca è desunta da “Le Nain”, mentre quella a sinistra è tratta da un disegno preparatorio di Velàzquez per la Resa di Brera.

E' questa l'opera di un artista geniale che, dopo aver vagato errante in cerca d'assoluto, alla fine confida: "Il Cielo non si trova nè in alto nè in basso, nè a destra nè a sinistra, il Cielo si trova esattamente al centro dell'uomo che ha Fede...Ora io non ho ancora la Fede e temo di morire senza Cielo".

giovedì 12 luglio 2012

Le architetture impossibili di Jean François Rauzier

Jean François Rauzier è un artista francese nato nel 1952. Dall'esperienza di fotografo, pittore e scultore per 30 anni, Rauzier ha cominciato a sperimentare nuove tecniche di espressione ed ha elaborato quella che viene definita "Hyper-Photo". Tecnica digitale che unisce insieme un numero impressionante di singole immagini. Gli scatti, dalle architettura impossibili e surreali, uniscono la visionarietà di Piranesi e l'assurdo di Escher il tutto con una tecnica impeccabile e molteplici citazioni e riproposizioni di celebri architetture. Provare a navigare, per esempio, in questa veduta di Venezia (o in ogni altro scatto in modalità schermo intero) è un'esperienza estraniante.










giovedì 17 marzo 2011

Surrealisti

Girando su internet ho trovato questa splendida foto di Anna Riwkin che ritrae insieme i maggiori esponenti del surrealismo. Da sinistra Tristan Tzara, Paul Éluard, André Breton, Hans Arp, Salvador Dalí, Yves Tanguy, Max Ernst, René Crevel and Man Ray. Parigi 1933. E mi piace paragonarla con la celebre foto dei futuristi.



venerdì 5 novembre 2010

Moebius a Parigi

Dal 12 ottobre 2010 al 13 Marzo 2011 la FondazioneCartier per l'arte contemporanea a Parigi ospita la mostra MOEBIUS-TRANSE-FORME, la più significativa esposizione organizzata in Francia dedicata ai lavori di Jean Giraud, tra i più grandi fumettisti di tutti i tempi. La qualità della mostra si può intuire già "navigando" e interagendo con un inedito disegno su questo link: http://fondation.cartier.com/


E' per me l'occasione per segnalare di nuovo quest'artista (evidenziato già per l'incredibile visione di una Venezia Celeste), che considero tra i più grandi nel mondo dei fumetti, il cui stile surreale e onirico mi ha sempre colpito. Significativa la sua collaborazione con Alejandro Jodorowsky, sceneggiatore per diverse storie. Di seguito alcune immagini che volevo postare da tempo a testimonianza delle sue indubbie qualità e, in fondo, il primo episodio di Arzak Rhapsody, serie scritta, realizzata e animata da Moebius.



La serie dedicata a Jimi Hendrix










martedì 10 novembre 2009

Arturo Schwarz, il Dada e il Surrealismo

Arturo Schwarz è uno storico dell’arte, saggista e docente che ha scritto saggi sulla Kabbalah, sul tantrismo, sull'alchimia, sull'arte preistorica e tribale, sull'arte e la filosofia dell'Asia, sull'anarchia. Grande esperto delle avanguardie del Novecento, in particolare del Dadaismo e Surrealismo, aveva una grande collezione di lavori di Marcel Duchamp, André Breton, Man Ray, Jean Arp che, donata allo Stato, oggi forma un nucleo di eccezionale importanza e qualità alla GNAM. Possedeva anche la più importante biblioteca al mondo sulle avanguardie che cercò di donare allo stesso modo allo Stato italiano ma un ministro, ritenendo quella “robaccia” materiale pornografico e anticlericale rifiutò; non accettando l’offerta di 2 milioni di dollari del Getty Museum lo storico regalò quell’immensa mole di testi allo stato d’Israele.

ARTURO SCHWARTZ

Storico dell’arte controcorrente ha maturato negli anni una visione fortemente spirituale e mistica sulle correnti di primo Novecento, con riferimenti al mondo dell’alchimia e delle filosofie orientali; riporto a riguardo una sua frase su Magritte che permette di cogliere le vastità del suo pensiero:

Sconcertava sentirlo sostenere che la conoscenza può dissipare l’ignoranza, ma non può chiarire un mistero. Al contrario, è il mistero che nutre la consapevolezza. Il compito dell’artista, secondo Magritte, doveva essere quello di creare apparizioni che rivelino il mistero assoluto. Senza mistero, nulla davvero esiste. Il mistero è ciò che deve esistere affinché la realtà sia possibile. È il mistero che ci consente di partecipare alla vita dello spirito. Le nostre sensazioni, noi stessi e la pittura, dovrebbero tutti e tre divenire una cosa sola col mistero che ci appartiene”. («Una giornata con Manritte»).

Di seguito segnalo due articoli online:

Il Surrealismo. Una filosofia di vita.

A proposito del Surrealismo e dei suoi detrattori.

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L’interesse sul personaggio è dato dal fatto che questi è il curatore dell’interessantissima mostra aperta al Complesso del Vittoriano a Roma, "La riscoperta di Dada e Surrealismo" (9 ottobre 2009-7 febbraio 2010) che si annuncia come una delle più imponenti e complete mostre mai realizzate sull’argomento. Oltre 500 opere tra olii, sculture, readymade, assemblaggi, collage, disegni automatici ripercorrono nella sua interezza la nascita, il susseguirsi dei Manifesti e delle principali mostre, il cammino figurativo dei tanti protagonisti di questi due movimenti rivoluzionari che tanto potere eversivo hanno avuto tra le avanguardie artistiche del Novecento e tanta influenza hanno esercitato sull’arte successiva alla prima metà del secolo scorso.

Questa mostra ha il grande pregio di offrire una panoramica, probabilmente unica per la completezza e la qualità delle opere esposte, dei soli due movimenti artistici delle avanguardie storiche che, oggi più che mai, hanno conservato la loro attualità e la loro carica eversiva. Arturo Schwarz sottolinea come “Dada e il Surrealismo siano stati gli unici due movimenti dell’avanguardia storica a non limitarsi a una rivoluzione visiva, ma a propugnare invece una rivoluzione culturale, nel senso maoista di “rivoluzione ininterrotta” e di abolizione dell’antinomia tra teoria e pratica… Dada e il Surrealismo suggerivano una nuova filosofia della vita”.

E’ sempre Schwarz a spiegare il titolo della mostra “Dada e Surrealismo riscoperti”. “Riscoperti” perché la maggior parte delle mostre dedicate a questi due movimenti si sono quasi sempre limitate a presentare i protagonisti più conosciuti dimenticando quelli che vi militarono che hanno invece contribuito a precisarne l’etica e l’estetica. L’esposizione al Vittoriano vuole offrire una panoramica la più esaustiva possibile di queste due filosofie di vita uniti dal comune scopo di rinnovamento ma divisi radicalmente sui loro scopi. Dada fu una rivolta per la rivolta partita dalla tabula rasa per negare in modo radicale tutti i valori; il Surrealismo si collocò sin da subito sotto il segno dell’impegno, dell’engagement altrettanto radicale.
Prendete un giornale. Prendete un paio di forbici. Scegliete nel giornale un articolo che abbia la lunghezza che voi desiderate dare alla vostra poesia. Ritagliate l’articolo. Tagliate ancora con cura ogni parola che forma tale articolo e mettete tutte le parole in un sacchetto. Agitate dolcemente. Tirate fuori le parole una dopo l’altra disponendole nell’ordine con cui le estrarrete. Copiatele coscienziosamente. La poesia vi rassomiglierà. Eccovi diventato ‘uno scrittore infinitamente originale e fornito di sensibilità incantevole…” : ecco cosa consiglia Tristan Tzara nel 1920 ed ecco sempre lui esclamare nel Manifesto Dada del 1918 che “Dada non significa nulla” e che “l’opera d’arte non deve essere la bellezza in se stessa perché la bellezza è morta”.

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Comunicato stampa della mostra.

lunedì 7 settembre 2009

“Destino” di Salvator Dalì

Volevo scrivere già da tempo questo post ma non riuscivo mai a trovare il video ottimale; con sommo piacere voglio proporvi oggi un piccolo capolavoro dell’animazione Disney inserito integralmente su youtube da un paio di mesi; si tratta di “Destino” di Salvator Dalì.

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La storia del cortometraggio è complicata; Walt Disney amava l’artista Dalì e lo stesso artista spagnolo definiva l’inventore del cinema d’animazione il più grande artista surreale vivente. L’idea originale del film risale 1945; il progetto doveva essere il risultato della collaborazione tra l’animatore statunitense Walt Disney e l’artista spagnolo Salvador Dalì, con le musiche eseguite dal compositore messicano Armando Dominguez.

Molto probabilmente il cortometraggio doveva essere inserito nel sequel di Fantasia, capolavoro assoluto di Walt il cui fascino misterioso, la bellezza dei disegni, l’armonia con la musica non finisce mai di colpirmi; riuscita nelle sale nel 1969 infatti riscosse un entusiasmo inaspettato per il suo stile visionario che la faceva considerare un'opera psichedelica. Il progetto prevedeva una vera e propria opera globale da far uscire a scadenze prestabilite, chiamando a realizzare i vari cortometraggi i più grandi artisti e disegnatori allora in circolazione; solo il relativo insuccesso alla prima uscita fece naufragare l'idea. I disegni e i bozzetti preparativi di Destino vennero realizzati dallo stesso Dalí in otto mesi, tra il 1945 e il 1946. Tuttavia, a causa di problemi di natura finanziaria, il progetto fu abbandonato: la Walt Disney, infatti, fu colpita da una grave crisi economica durante la Seconda Guerra Mondiale. Hench produsse un piccolo test d’animazione della durata di circa 18 secondi, nella speranza di un futuro recupero del progetto.

Nel 1999, il nipote di Walt Disney, Roy Edward Disney, mentre stava lavorando per la realizzazione di Fantasia 2000, il sequel tanto atteso, rispolverò il progetto di Destino e decise di ripristinarlo; per il completamento del cortometraggio vennero incaricati gli studios Disney di Parigi. Il film fu prodotto da Baker Bloodworth e diretto dall’animatore francese Dominique Monfrey, per la prima volta nelle vesti di regista. Un team di circa 25 animatori si diede da fare per decifrare gli storyboard criptici di Dalí ed Hench (avvalendosi anche dei diari scritti dalla moglie di Dalì, Gala). Alla fine il risultato è questo cortometraggio di circa 6 minuti in cui sono mescolati elementi di animazione classica a ritocchi apportati con la computer grafica.
Il cortometraggio non è tuttora in commercio quindi consiglio, prima che la Disney lo tolga dalla rete, di vederlo e scaricarlo.

Destino tratta di una storia d'amore in puro stile disneyano, narrando il viaggio di una ballerina attraverso un paesaggio desertico e un inquietante scenario surreale. L’alfabeto è quello classico degli oggetti dei quadri di Dalì: orologi molli, torri oscillanti, grucce, piramidi e ballerine senza testa che sembrano effettivamente le animazioni dei suoi quadri; l’interpretazione dell’artista però era stata molto diversa: per questi, infatti, il punto chiave della storia doveva essere il baseball come metafora della vita.

“Questi sette minuti di miscela di animazione ed azione in vivo, è una storia di amore senza dialoghi fra due giovani amanti, il "bat" e la palla; dovendo superare numerosi ostacoli per il loro affetto. Include immagini tipiche di Dali come occhi vestiti, orologi sciolti, formiche, il campanario di un monasterio, la torre di Babel, una parete corrosa dalle sabbie del tempo, una testa di ballerina che si trasforma in una palla, una scultura di Venus che viene alla vita come una bella donna, e due teste con corpi di tartarughe ; fra molte altre cose. Disney direbbe "Dali ha concepito per la prima volta il 'baseball' americano come una coreografia di un ballet". (fonte).

I disegni e le tele originali sono molto belli ed hanno effettivamente un che di cinematografico; ne ho inseriti alcuni:

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ritrovando anche qualche riferimento alla grande arte del passato, in questo caso a Bellini

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ed ecco finalmente il corto. Buona visione.



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