sabato 13 luglio 2013
Marina Abramovic - Perchè sono felice
lunedì 27 maggio 2013
Anche la performance ha un cuore - Marina Abramovic incontra Ulay
lunedì 20 dicembre 2010
Allora & Calzadilla al MoMA
venerdì 11 giugno 2010
Performance O-Dio
O - DIO
Sta di fatto che se si riesce a comprendere per un solo attimo ciò che si odia veramente, se si riesce ad esplicitarlo, in quel preciso istante l'odio cambia.
La parola il pensiero uscito dalla stanza buia del nostro inconscio acquisisce un anelito di luce e già cambia natura intraprendendo il suo dissolvimento.
Il progetto/performance che gli artisti propongono, segue questo percorso psicologico, ma anche antropologico, che idealmente la mostra stessa incomincia, l'odio quando è esplicitato è già sulla strada della propria illuminazione, e quindi della propria fine.
L'opera infatti, prenderà forma attraverso un'investigazione che gli artisti condurranno intorno a ciò che la parola odio evoca in un individuo. Verranno interrogate quindi (attraverso vari mezzi: social networks, posta elettronica, interviste dirette, fogli di carta etc.) diverse persone, un numero non definito. A tutti verrà rivolta una domanda semplice, e a bruciapelo, "Cosa Odi?" L'importante è che rimanga una traccia tangibile delle opinioni di ciascun "partecipante".
La stessa cosa proseguirà nei giorni di permanenza in Polonia fino alla fase finale del progetto, nella Galleria d'Arte.
Qui tutti i concetti raccolti rivivranno esteticamente (attraverso l'uso di luci e proiezioni) negli spazi della Galleria incrociandosi e intrecciandosi tra di loro, creando nuove frasi, nuovi significati.
L'attore li raccoglierà, si farà carico sciamanicamente del messaggio e lo condurrà in alto. Col fuoco, con l'aria. (Tutto il materiale raccolto e storicizzato artisticamente in Galleria, volerà con un enorme pallone nel cielo)
L'odio viene accompagnato dal basso all'alto. Dal terrigno all'etereo, dal buio all'atmosfera. E questo rito psicomagico interpreterà l'essenza stessa dell'odio: un sentimento che vive nell'essere recondito, che nella sua pesantezza si lega alla terra (e spesso alle cose terrene) ma che ha la potenza di poter bruciare, infiammarsi, quindi volare, quindi creare. Come diceva Karl Kraus : "L'odio deve rendere produttivi. Altrimenti è più intelligente amare."Il tutto con la consapevolezza della esistenza di una complementarietà degli opposti, della compresenza di due principi che mai possono essere considerati definitivi, ma sono sempre in continua trasformazione. Il progetto è una sorta di work in progress che ricaverà la sua forza dalla relazione diretta ed immediata con il pubblico che parteciperà all'evento, sarà inoltre un atto performativo creato grazie all'energia degli artisti e a quella dei fruitori della loro opera. (Fonte).
giovedì 29 aprile 2010
Tanti volti per Marina
martedì 16 marzo 2010
Marina Abramovic - The Artist Is Present
mercoledì 27 gennaio 2010
The Kiss
domenica 15 novembre 2009
Alterazioni Video – Sinfonia n.1
Che cos’e’ Alterazioni Video?
Alterazioni Video e’ un organismo, un network, una società per Azioni, un’attivita’ commerciale, un bilocale di 25 metri quadrati, un nome sbagliato che viene voglia di cambiare, una scusa per non mettersi a lavorare per l’ennesima stagione, un progetto di comunicazione fastidiosa, un contenitore di progetti improponibili o bocciati e soprattutto un’idea per iniziare.
Leggo questa definizione da un bell’articolo su exibart (fonte) e mi soffermo sul loro ultimo lavoro Sinfonia n.1, una performance multimediale basata sulla comunicazione della gioia. L’opera dalla struttura di una sinfonia è un insieme di azioni caotiche e diverse ripetute in loop attraverso la sincronia digitale, il materiale che si trova sulla scena e la teatralità che conferisce all’azione una durata. Simpaticamente colpito dalla loro performance posto il video e rimando al loro sito per ulteriori informazioni.
http://www.alterazionivideo.com/index.php
venerdì 17 aprile 2009
Genitalpanik
Un esempio è questa metopa dal duomo di Modena o questo bassorilievo del XIII sec. definito la Putta di porta Tosa:
Come simbolo di seduzione e con una forte accezione di realismo, tipico della sua poetica, il tema sarà ripreso nell’800 da Courbet che creerà una sorta di paesaggio sessualizzato:
Su questo rapporto fra terra femminile e riguardante s’imposta invece un’opera capitale del percorso artistico del Novecento, che può ben considerarsi una delle prime installazioni che si ricordino. È il celebre assemblaggio di Marcel Duchamp intitolato Dati: 1. La cascata d’acqua. 2. Il gas illuminante: al di là di una porta chiusa, da una fessura (che pare di fortuna) si può sbirciare una figura femminile nuda che tiene in mano una lampada a gas.
“La donna – un manichino ricoperto di pelle di maiale trattata dall’aspetto estremamente convincente – ha una posa assai esplicita che ricorda quella del quadro di Courbet: sdraiata su un prato di sterpi, rappresenta la Terra. Di lei non è possibile, come nel caso della donna di Courbet, scorgere il volto; è la femminilità della natura, sempre pronta a procreare eppure eternamente vergine. A fecondarla, con lo sguardo, quell’uomo, o meglio “l’uomo” che la sbircia dalla fessura della porta senza, però, poterla mai raggiungere. La presenza dell’acqua della cascata sullo sfondo, del fuoco della lampada che tiene in mano, della terra su cui è distesa e dell’aria tersa che riempie il cielo, simboli dei quattro elementi primordiali, originari della vita (terra, acqua, aria e fuoco), fa di questo scorcio uno spicchio di paesaggio sessualizzato. Tanto l’uomo che guarda, quanto l’artista che ha creato l’opera, ma che poi, una volta creatala, si è trovato nella stessa posizione del primo, finiscono per sentirsi immersi in un universo pervaso dalla vita fervente. Qui le colline si ammantano di verde o di giallo autunnale al ritmo del respiro delle stagioni e, come un’immensa madre, la terra morbida dalle chiome di bosco e di foresta, dalle vene pulsanti di acque torrentizie, dai denti bianchi di roccia scintillante, accoglie gli uomini che sanno amarla.
Duchamp impiegò più di vent’anni per realizzare quest’opera che ha un po’ il sapore della summa di una lunga tradizione iconografica, simbolica e, se si vuole, religiosa” (M. Bussagli).
E per mostrare come tale gesto-raffigurazione non sia solo una velleità artistica ricordo come questo comportamento fosse ben noto ad Ernesto De Martino, che si rifaceva ad un esempio rumeno in Morte e pianto rituale. Questa azione, il ricorso all'esibizione della vulva nei momenti di intensa crisi cosmica o sociale, connessa ad antichissime costumanze documentate nella tradizione mediterranea ed in altre tradizioni, quella giapponese e quella egizia, interveniva quando il gruppo parentale era immerso nel delirio di morte e di abbandono, quanto tutto l'universo sembrava farsi vano per l'emergenza improvvisa del dissolversi nel rituale del lutto.
cfr. M. Bussagli, Il nudo nell'arte; B. Pasquinelli, Il gesto e l'espressione.