Per chi dovesse trovarsi in centro a Roma verso il tardo pomeriggio non può perdersi lo spettacolo di una delle più suggestive macchine barocche ideate nel '600. Ogni giorno infatti alle 17:30, tra suoni e luci, nalla splendida chiesa del Gesù, nei pressi di Largo Argentina, viene attivata la macchina dell'altare di sant'Ignazio di Loyola, nella cappella omonima disegnata e completata dal padre gesuita Andrea Pozzo.
Dopo molti anni nei quali era possibile vedere solo la grande pala d'altare attribuita allo stesso Pozzo, e che rappresenta il Santo che riceve da Cristo risorto il vessillo con il monogramma del nome di Gesù, simbolo della compagnia, in realtà oggi si scopre che la tela fa solo da sipario alla momumentale statua di Ignazio, fondatore della Compagnia, (opera di Pierre II Le Gros, ricostruita da Adamo Tadolini), il quale, in un trionfo di argenti ed ori, angeli e pietre preziose, si proietta in avanti verso la sua glorificazione.
Grazie ad una grande campagna di restauro infatti, e alla risistemazione del sistema di carrucole della macchina per la movimentazione della tela, è stato possibile riproporre quel meccanismo che tanto dovette suscitare emozioni e sorpresa un tempo tra i fedeli: la macchina è una specie di "cinematografo" dell'epoca, o meglio, un teatro, e quindi c’è la tela del Pozzo che fa vedere la missione che riceve Sant’Ignazio e poi, quando si scopre la statua, Sant’Ignazio che ha compiuto il suo servizio ed entra nella gloria, materializzato e sfavillante nello sfarzo della preziosa matericità della sua statua; un miracolo ricostruito.
Un artificio barocco, la ricerca della sorpresa e del consenso tramite lo stupore, una cappella che si fa didattica per immagini, che cerca la meraviglia e il consenso in uno dei luoghi cardine della lotta controriformistica delle Chiesa, un gioiello del Barocco romano, un miracolo di artificio e di materializzazione di un concetto, teatralità e suggestione. Semplicemente "meraviglia".
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