sabato 17 ottobre 2009

Hirst 48 tra Pop Life e Pittura ritrovata

Non credo molto alle classifiche ma qualcosa vorrà pur dire se Damien Hirst, nell’ultimo anno, non solo ha perso il primo posto ma si colloca addirittura alla posizione 48 della celebre classifica delle personalità più influenti nel campo artistico contemporaneo, The Power 100, stilata dall’importante rivista ArtReview che invece assegna la palma del vincitore a Hans Ulrich Obrist. Da un artista, quindi, si è passati ad un curatore e critico d’arte il che lascio a voi stimare se sia un bene o un male.

In effetti questa classifica arriva in un momento un po' particolare per l’uomo che "ha preso tutti i soldi del mondo dell'arte", ovvero Hirst, il quale proprio il 14 ottobre ha inaugurato alla Wallace Collection una personale dal titolo No Love Lost, Blue Paintings (titolo tratto da un verso di una canzone del gruppo post-punk Joy Division). Scordatevi carcasse di animali o medicine, questa mostra segna infatti il ritorno dell’artista alla pittura (con le proprie mani), una sorta di crisi delle mezza età.

Sin dall'inizio della carriera Hirst ha messo in discussione tutto ciò che significa essere un artista. 'No Love Lost' testimonia invece il ritorno ad un una sensibilità diversa con una serie di dipinti che, nelle parole dell'artista sono "profondamente legati al passato”. L’esposizione alla Wallace nasce dall’idea di presentare queste opere in un ambiente classico, nel contesto di quadri di antichi maestri della grande tradizione europea, in una sorta di costante dialogo. Le opere, spesso in trittici, geometrizzate da gabbie e linee come i quadri di Bacon, hanno come filo conduttore il Blu di Prussia, colore intenso e spirituale accostato a tematiche di morte e di vanitas. Opere più che dignitose ma che di certo, se fossero di un altro artista, difficilmente, grazie alle sole loro intrinseche qualità, entrerebbero in una galleria così importante.

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Se tutti i commentatori concordano che Hirst ha mantenuto la continuità tematica con il periodo precedente, continuando a proporre soggetti che hanno al centro la decadenza del corpo e la morte, le opinioni sul valore delle tele sono assai diverse. E così sul Times Rachel Campbell-Johnston definisce la mostra “orribile e oscena”, attaccando la scelta dei responsabili della Wallace Collection di ospitarla (“un sacrilegio”, aggiunge), Sarah Crompton sul Daily Telegraph si dice “interdetta” anche confessa di provare ammirazione per il talento di Hirst, mentre sul Guardian Mark Brown esprime un giudizio positivo e loda il coraggio mostrato da Hirst “nell’iniziare un nuovo cammino”.

Hirst dal canto suo ha affermato “la crisi economica che ha sconvolto la vita di milioni di persone mi ha fatto capire che la sobrietà deve diventare un valore di primaria importanza e, per quello che mi riguarda, l’importanza della tradizione pittorica va riscoperta”.

(Lungo articolo dal The Independent con Video).

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Intanto, proprio in questi giorni, sempre a Londra presso la Tate Modern si è aperta un’altra importante esposizione dal titolo Pop Life: Art in a Material World, una mostra che di certo lascerà il segno e che espone anche diverse opere più “tradizionali” dell’artista. Tra gli altri illustri nomi Richard Prince, Keith Haring, Cattelan, Jeff Koons, artisti della Ybas ;di fatto i curatori, puntando molto sul periodo tra la fine degli anni ‘80 e gli inizi del ‘90, hanno voluto mostrare il lato più pop della Pop art con opere di sicuro effetto.

(Le immagini della mostra – un articolo)

(la mostra sul sito della Tate…e che dire della splendida Pop Life Boutique?)

pop life

jeff lo sporcaccione Cattelan-inri

warhol-pop


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