“Che cos’è la grande arte? La grande arte è quella che ti fa fermare quando giri l’angolo e dire, “cazzo, cos’è?” È quando ti trovi davanti ad un oggetto col quale hai un rapporto personale fondamentale, stretto e capisci qualcosa sull’essere vivi che non avevi mai capito prima”. Sono parole di Damien Hirst tratte dal suo Manuale per giovani artisti.
For the Love of God è forse la sua opera più famosa e controversa; presentata per la prima volta alla "White Cube Gallery" di Londra consiste in un teschio reale formato da diamanti e denti umani. Come avrà a dire lo stesso artista: “Ho voluto celebrare la vita infernale con la morte. Cosa c’è di meglio nell’esprimere ciò prendendo l’ultimo simbolo della morte e coprirlo con il simbolo della lussuria, del desiderio e della decadenza?”. L’opera è carica di ulteriori spunti filosofici ed estetici: dal chiaro attacco frontale alla caducità della vita (e dell’arte), in riferimento al vanitas vanitatum, e monito per chi confida in effimere ricchezze alla domanda se l’opera valga così tanto (circa 20 milioni di dollari per la realizzazione e un valore stimato di 100 milioni di dollari) in quanto oggettivamente preziosa o in quanto prodotto artistico. Al di là del legame con la morte, infatti, penso che proprio questo cortocircuito tra valore reale e valore dipeso dal fatto di essere opera è tra gli aspetti più interessanti.
Per chi voglia approfondire l’argomento e sentire opinioni a favore o contro il “teschio” non c’è sito migliore di quello realizzato dal Rijksmuseum di Amsterdam. Facilmente navigabile e suggestivo, permette di personalizzare la ricerca e scegliere le osservazioni che si vuol sentire. Una sorta di sistema solare di idee e opinioni gravitante intorno all’opera.
Se cerchi tra le faccie trovi anche la mia :)
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