Parlare della Galleria Corsini, gioiello di collezione privata nel cuore di Roma, a palazzo Corsini alla Lungara, occuperebbe troppi post. Prima galleria nazionale d'arte antica nata dalla donazione allo stato della collezione privata del cardinale Neri Maria Corsini, raccolta nel Settecento, conserva capolavori di Beato Angelico, Rubens, Murillo, Luca Giordano, Caravaggio, Salvator Rosa e molti altri. Da diversi anni corre il rischio di rimanere chiusa per mancanza di fondi e in questi ultimi tempi, anche dopo un riuscito restauro delle sale e un riordinamento della collezione volto a mettere in luce l'originale disposizione a quadreria, è al centro di polemiche circa il passaggio di molti suoi capolavori presso l'altra galleria nazionale a Palazzo Barberini. La Galleria diverrebbe così un vuoto contenitore per mostre temporanee e accoglierebbe solamente opere minori. Oggi sembra che questa soluzione, momentaneamente, sia stata scongiurata dal consiglio superiore dei Beni Culturali.
L'importanza della galleria ce la spiega Philippe Daverio nell'ultimo numero di ArtDossier; questi, ragionando sulla dislocazione come nascita del museo europeo, così scrive:
"L'Italia rimane particolare. Solo il museo di Brera, voluto dall'impero napoleonico, rientra nella categoria dei musei sorti per dislocazione di opere già collocate altrove. Sorge da contributi forzati di raccolte ecclesiali e museali precedenti. Per il resto il fidecommesso, quell'istituto giuridico testamentario che obbligava l'erede a mantenere l'eredità e trasmetterla in toto al proprio successore, aveva garantito, fino alla sua abolizione nel 1865, il mantenimento delle più eminenti fra le raccolte private della penisola. Alcune di queste furono acquistate dallo stato postunitario e mantenute in loco: così l'origine dei musei integri come quello di villa Borghese. Così per la collezione Doria Pamphilij, tuttora privata e collocata nella sua sede storica. Così per la raccolta della Galleria Corsini. Raccolta questa voluta dal cardinale Neri Corsini, nipote di papa Clemente XII . Il pregio di questa tipologia museale consiste nel proporre al visitatore tagli di storia intatti, storia del gusto e dei costumi, in ambienti magicamente conservati. Il difetto, secondo parametri didattici ottocenteschi, è la mancanza d'una disposizione educativa della storia dell'arte secondo parametri di catalogazione accademica. La didattica oggi è affidata a una vasta editoria che l'Ottocento ignorava e alle mostre che spesso ne sono lo stimolo. L'orientamento recente del gusto e del sapere ricerca quindi con attenzione luoghi storici intatti, per via della complessità e "autenticità" che trasmettono. Purtroppo le sovrintendenze non hanno ancora recepito il mutamento del rapporto fra materiali conservati e apprendimento sicché la galleria Corsini corre oggi il richio d'essere spogliata per andare a costruire parte del nucleo d'un museo centrale romano, per visitatori, si presume, ancora in redingotta che sono stati iniziati ai misteri delle arti con antichi dagherrotipi".
Consiglio a tutti di appoggiare la causa su questo gruppo di facebook "Salviamo la galleria Corsini dallo smembramento" e di visionare questa puntata di Passapartout sull'argomento: "Dimmi quel che hai ti dirò chi sei"
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