In occasione del ritorno oggi in edicola de Il Male dopo 29 anni, giornale che cambiò la concezione della satira in Italia, vorrei parlare dell'Arte Maivista, un vero e proprio movimento artistico nato negli anni '70 con tanto di manifesti. “L’Arte Maivista”, si legge nel progetto originale, “è quell’arte imprevista, multipla, alta, bassa, media, pop e anti-pop, inventata, e pubblicata - dal 1977 in poi - dalle riviste “certificate maiviste” come Frigidaire, Cannibale, Il Male, Frìzzer (su cui apparve per la prima volta nell’85 il “Manifesto del Maivismo” di Andrea Pazienza e Vincenzo Sparagna), Vomito, Tempi Supplementari, Il Lunedì della Repubblica, il Nuovo Male, la Piccola Unità ecc. ecc.
Queste riviste, tutte al principio originali esperimenti autonomi, sono divenute poi, non solo in Italia, dei modelli di comunicazione “altra” per l’originalità dei loro autori e collaboratori (dei quali - tra l’altro - moltissimi sono oggi tradotti e amati in decine di paesi).
Il Maivismo è un’arte multiforme, con autori spesso diversissimi tra loro, ma uniti nel rifiuto - ironico e consapevole - della “storia ufficiale dell’arte”, ovvero del “pensiero unico” dell’estetica dominante, che si basa sulla distinzione sistemica tra “arte per il popolo” e “arte per le elites”.
IL MAIVISMO DI FRIGIDAIRE,
ovvero i vertici dell'arte bassa
Queste pagine sono dedicate a una forma d'arte che solo da pochi anni, grazie agli autori qui rappresentati, è divenuta visibile. Non perché le opere non ci fossero, ma perché non erano state mai viste. L'ironia del manifesto "maivista" esprimeva d'altra parte un doppio senso sociale ed estetico del concetto di visione.
L'arte maivista è sia quella che lo sbarramento del privilegio e dello spettacolo sociale ha effettivamente "nascosto", sia quella che, proiettata a gran luce sullo schermo, è divenuta così abbagliante da non permettere più la "visione".
In altri termini c'è un'arte che sta sotto gli occhi, "le opere esistono", ma che non vediamo, "non sono state mai viste". Dobbiamo dunque imparare a "vederle", nel senso di accettare la "mobilità sociale" dell'arte e l'incursione di un diverso immaginario su quello "accademico" e "prevedibile". Dobbiamo incoraggiare l'imprevisto estetico che viene dal "basso". E dobbiamo anche accettare l'imprevisto che viene dall'"altrove".
L'imprevisto che ci sembrava di conoscere già, di aver catalogato e incasellato in qualcosa.
È destino particolarissimo, e affascinante, del fumetto, questa categoria estetica della riproducibilità assoluta, che esiste solo in funzione di un trucco scenico.
Qui gli attori recitano di profilo in modo che il loro naso domini la scena. Là il muscolo del braccio è così gonfio che potrebbe esplodere. Sullo sfondo case, cortili, giardini, campagne innevate, cavalli e cammelli, navi e gomene, aerei e macchine della squisitezza, esseri che non sono, come dice Scozzari, che "macchine a molla", come me, come voi, come tutti.
Prima con Cannibale, prepotentemente fondato da Stefano Tamburini nel '77, trascinandovi dentro il meglio del nuovo fumetto mondiale (Scozzari, Pazienza, Liberatore, Mattioli); poi con Frigidaire e la sua sterminata serie di "filiazioni editoriali" (Frìzzer, Tempi Supplementari, Vomito, Il Lunedì della Repubblica) questa ricerca (che trovò un suo momento di esplosiva convergenza già su "Il Male" tra il '78 e l' '80) è andata diventando da progetto/provocazione sequenza estetica costruttiva, progetto e mutamento reale di scenari concreti.
È la scoperta che l'arte può uscire dal suo "territorio" se vuole esplorare le sue latitudini più lontane.
In questa vicenda di gruppo e d'ambiente, dominata da figure auto-affermative (come, al limite, me medesimo), dove il giudizio estetico tradizionale è respinto o sospeso, perché indifferente al contenuto individualissimo dell'approccio all'immagine, si può anche cercare l'ancoraggio all'arte "bassa" del comic d'evasione, ma è un ancoraggio difficile e forzato.
Liberatore s'innalza ben oltre il bravissimo Corben e aspira alla potenza trasgressiva di Michelangelo.
Scozzari non insegue l'espressionismo di Grosz o di Dix, poiché lo ha "digerito" ab ovo, dal profondo dei suoi influssi sull'immaginario fumettistico americano e fantascientifici.
Mattioli non è un replicante di Disney, ma una sua intelligente "creatura incarnata", un suo acutissimo "ri/creatore".
Infine Pazienza, l'indimenticabile Paz, non crea né la perfezione, né il consenso: li possiede come un al di qua della poesia, un al di qua dell'estetica, anche nei ritratti da bar, anche nelle caricature paradossali della parodia disegnativa.
E Stefano Tamburini, figura centrale e 'storicamente fondativa" di tutta questa storia "maivista", è un architetto del bricolage, un costruttivista della pagina che incasella e traduce in unico flusso linguistico la diversità del segno e del segnale "maivista".
L'arte di Frigidaire, racogliendo in questa sigla questa prima linea post 1977 e pre 2000, è stata per me il punto di raccordo della mia passione per il disegno con la mia passione per la parola.
In questo ciclo ho scoperto che eravamo tutti solissimi e insostituibili, ma anche confusi sulla scala di una sfida, sul filo di un abisso.
E in questo purgatorio paradisiaco e infernale, a mezza strada tra la vetta fredda e inutile dell'archeologia artistica e il rantolare del vento nelle umide spelonche dell'underground, abbiamo scoperto che non bastava e non basta dire che "il fumetto è arte", né bastava "alludere" all'accademia per rendere "artistico" un fumettino volgarino volgarino (destino crudelmente poco "carino" di tanti valvolini tardofuturisti, tantofiloturisti). No. L'invenzione è una traccia dolorosa che s'incide dolcemente nelle coscienze e ritorna, senza più né padre, né madre, né etichette, nell'universo misterioso e buio, ma non cieco, dei sogni di tutti i nostri simili, dall'Ovest all'Est, dal Nord al Sud del pianeta Terra.
Vincenzo Sparagna
Snork - Supplemento autonomo de "Il Lunedì della Repubblica" n.22
24 giugno/7 luglio 1991
MANIFESTO DELLA PITTURA MAIVISTA
Noi Certificati Artisti Maivisti sopportiamo che:
Tutta l'arte rifà il verso a se stessa.
L'Arte vera è quella Maivista.
"(...) Il Maivismo è tensione verso il fugace, labile apparizione onirica, come gli affreschi romani scoperti durante gli scavi della metropolitana, e che al primo contatto con l'aria si sono Dissolti" (Nardella).
Avevate mai visto le pitture del maestro Vincenzo Sparagna?
Sicuramente no. E non certo per l'esiguità della produzione,
che è vastissima. Ma perché le opere non venivano viste!
"(...) Maivismo è l'underground che si cela alla vista, il promuoversi
per poi negarsi, tanto più che, oltreché promuoversi, non si è fatto
quasi niente" (Nardella).
L'Arte Maivista è tutta l'arte che non avete visto mai e che potete invece da oggi vedere sulle riviste qualificate Maiviste che per le loro (le riviste maiviste) caratteristiche peculiari resistono pochissimo all'occhio di chi le sfoglia, e che per raggiungere questo obiettivo si sacrificano di essere bruttissime.
Un'opera, non appena vista, diventa Giavista* - Perché resti almeno Pokovista** è fondamentale che:
Non tiri l'occhio - Non attragga e non repella - Non suggestioni,
evochi, scateni i ricordi - Non si capisca - Non denunci, provochi,
ammetta - Non abbia tempo né età - Non abbia un fine - Non abbia
una fine - Non! Non! Non!
Sia del maestro Vincenzo Sparagna***
Venga recensita da Andrea Pazienza****
Somigli a questo manifesto.
Roma aprile 85 - Noi Certificati Artisti Maivisti
Vincenzo Sparagna e Andrea Pazienza
Note al Manifesto della Pittura Maivista.
* Gustav Giavosky (1903-1990) Fondatore della Pittura Giavista.
** Jack Francisco Pokovski (1961-1968) Iniziatore della pittura Pokovista.
*** Vincenzo Sparagna (1951-...) il massimo del Maivismo.
**** PAZ (....). l'imprinter del Maivismo.
Snork - Supplemento autonomo de "Il Lunedì della Repubblica" n.22
24 giugno/7 luglio 1991
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