Un confronto interessante quello proposto da la Pinacothèque di Parigi, incentrato sull'analisi dei rapporti tra i lavori scultorei di Giacometti e la statuaria etrusca. Un fil rouge che emerge netto nell’attacco dell’articolo di Florence Besson per Elle France: senza saperlo, gli Etruschi facevano come Giacometti e il contrario. Questa corrispondenza a 3000 anni di distanza salta magicamente agli occhi.
Se l’interesse per la figura primitiva è un topos che compare molto presto nei lavori di Giacometti, è con l’incontro diretto con l’arte dell’antica popolazione che si produce un “considerabile sconvolgimento”, imprimendo una caratterizzazione incomparabile alle sue sculture. Un faccia a faccia costruito attraverso le visite al dipartimento di archeologia del Louvre e durante l’esposizione sull’arte e la civiltà etrusca tenutasi a Parigi nel 1955, per completarsi con un viaggio a Volterra. Nel cuore dell’Etruria, Giacometti scoprirà l’Ombra della sera (nome attribuitele dal poeta Gabriele d’Annunzio), statuetta votiva conservata al museo Guarnacci che costituisce uno dei simboli emblematici del mondo etrusco e influenzerà attivamente la serie delle donne di Venezia e L’uomo che cammina (assegnata recentemente per una somma pari a più di 74 milioni di euro). E’ nei guerrieri slanciati appartenenti a un popolo misterioso che risiede lo spunto della scelta volta ad esaltare la verticalità, è nel loro tratto sottile che si gioca la cifra emaciata all’estremo di quelle che sono diventate le sue opere più rappresentative. Centocinquanta oggetti etruschi e una trentina di sculture di Giacometti si mostrano in questo “eccezionale avvicinamento” dando prova tangibile della loro fraternità.
L'Ombra della sera |
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