sabato 21 maggio 2011

Non ci sono più i Padiglioni di una volta

Bisognerebbe aprire un Salon de refuses, o meglio un salon di coloro che hanno rifiutato. Il Padiglione Italia più contestato di sempre, e che entrerà nella storia per l'assenza di una linea curatoriale e l'assurdità di una selezione a dir poco approssimativa, come di chi non ha il coraggio di far delle scelte. Come se incaricare 2000 persone per selezionare altri 2000 artisti fosse la strada giusta. E senza parlare dell'assenza di organizzazione e di fondi. Basta leggere questa lettera-risposta di Luca Vitone, uno dei tanti artisti che ha avuto la prontezza di dire no.

Gentili signori
Vi ringrazio per la convocazione ma soprattutto ringrazio Pierluigi Cerri, che non ho il piacere di conoscere personalmente, ma di cui ho profonda stima sul piano professionale, per aver segnalato il mio nome.
Devo però ammettere che mi ha non poco sconcertato l’inserimento del mio nome nella lista degli artisti rappresentanti il Padiglione Italia alla 54a Biennale di arti Visive di Venezia, scaricabarile dal sito ufficiale della Biennale stessa, senza essere stato consultato né, di fatto, invitato.


Stiamo parlando della mostra di arte contemporanea che ancora oggi rappresenta una delle esposizioni più prestigiose, accreditate e visitate del mondo;  la prima Biennale di Venezia della Storia venne allestita nel 1895.
Proprio rispetto alla tradizione di questa manifestazione, ai miei occhi appare ancora più grave la leggerezza professionale con cui sono stato infine contattato. Dopo aver appreso di essere presente nella suddetta lista, resa pubblica da più di una settimana, ho ricevuto una e-mail sabato 14 maggio alle ore 15.35, dove tra l’altro si accenna a una telefonata da me mai ricevuta, in cui mi si chiede di spedire un’opera indicandomi un indirizzo, invitandomi a farla pervenire tra il 16 e il 20 maggio con  la precisazione che la copertura assicurativa partirà dal luogo di ricezione. Spedire un “pacco” insomma senza sapere che tipo di spazio è stato destinato al mio lavoro, senza aver avuto la possibilità di fare un sopralluogo e di conseguenza decidere l’opera da esporre, per una mostra che si inaugura il primo giugno. Ça va sans dire che non sono queste le modalità di lavoro consone a un’istituzione di tale importanza.
A ben riflettere Vittorio Sgarbi ha sempre dileggiato, offeso, screditato l’arte contemporanea e oggi che per incarico ministeriale si trova a curare il Padiglione Italia, non poteva che invitare centinaia di artisti in modo acritico, banalizzando un’istituzione e contribuendo a screditare culturalmente il paese agli occhi del mondo.
Vittorio Sgarbi nell’allegato che conteneva la mia lettera di invito afferma che il coinvolgimento di tante persone nella scelta degli artisti da invitare muove dal desiderio “di non cedere alla tentazione di una scelta arbitraria”, in questo senso e senza alcun intento polemico, vorrei rilevare che l’arte contemporanea per il fatto di non avere subito alcuna selezione dal tempo, dalla Storia, richiede un criterio selettivo altamente professionale che implica il rischio dell’errore, l’assunzione della responsabilità dell’arbitrio, conditio sine qua non per la qualifica di critico, curatore, storico dell’arte contemporanea.
Per continuare con ciò che dice Vittorio Sgarbi, “Vorrei dire di sì per gentilezza, vorrei dire di no per dignità… Vorrei fare un pò la vittima”, mentre sottoscrivo le prime due affermazioni, voglio dire che no, la vittima proprio non la voglio fare.
E proprio per  questo vi chiedo gentilmente di rimuovere il mio nome dalla lista dei partecipanti alla mostra, svilita e offesa da tale atteggiamento.
Sottolineando il mio profondo dispiacere e rammarico nel rinunciare a partecipare a un’esposizione importante, se non fondamentale per la carriera di un artista.

Distinti saluti,
luca vitone

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