Arturo Schwarz è uno storico dell’arte, saggista e docente che ha scritto saggi sulla Kabbalah, sul tantrismo, sull'alchimia, sull'arte preistorica e tribale, sull'arte e la filosofia dell'Asia, sull'anarchia. Grande esperto delle avanguardie del Novecento, in particolare del Dadaismo e Surrealismo, aveva una grande collezione di lavori di Marcel Duchamp, André Breton, Man Ray, Jean Arp che, donata allo Stato, oggi forma un nucleo di eccezionale importanza e qualità alla GNAM. Possedeva anche la più importante biblioteca al mondo sulle avanguardie che cercò di donare allo stesso modo allo Stato italiano ma un ministro, ritenendo quella “robaccia” materiale pornografico e anticlericale rifiutò; non accettando l’offerta di 2 milioni di dollari del Getty Museum lo storico regalò quell’immensa mole di testi allo stato d’Israele.
Storico dell’arte controcorrente ha maturato negli anni una visione fortemente spirituale e mistica sulle correnti di primo Novecento, con riferimenti al mondo dell’alchimia e delle filosofie orientali; riporto a riguardo una sua frase su Magritte che permette di cogliere le vastità del suo pensiero:
“Sconcertava sentirlo sostenere che la conoscenza può dissipare l’ignoranza, ma non può chiarire un mistero. Al contrario, è il mistero che nutre la consapevolezza. Il compito dell’artista, secondo Magritte, doveva essere quello di creare apparizioni che rivelino il mistero assoluto. Senza mistero, nulla davvero esiste. Il mistero è ciò che deve esistere affinché la realtà sia possibile. È il mistero che ci consente di partecipare alla vita dello spirito. Le nostre sensazioni, noi stessi e la pittura, dovrebbero tutti e tre divenire una cosa sola col mistero che ci appartiene”. («Una giornata con Manritte»).
Di seguito segnalo due articoli online:
Il Surrealismo. Una filosofia di vita.
A proposito del Surrealismo e dei suoi detrattori.
L’interesse sul personaggio è dato dal fatto che questi è il curatore dell’interessantissima mostra aperta al Complesso del Vittoriano a Roma, "La riscoperta di Dada e Surrealismo" (9 ottobre 2009-7 febbraio 2010) che si annuncia come una delle più imponenti e complete mostre mai realizzate sull’argomento. Oltre 500 opere tra olii, sculture, readymade, assemblaggi, collage, disegni automatici ripercorrono nella sua interezza la nascita, il susseguirsi dei Manifesti e delle principali mostre, il cammino figurativo dei tanti protagonisti di questi due movimenti rivoluzionari che tanto potere eversivo hanno avuto tra le avanguardie artistiche del Novecento e tanta influenza hanno esercitato sull’arte successiva alla prima metà del secolo scorso.
Questa mostra ha il grande pregio di offrire una panoramica, probabilmente unica per la completezza e la qualità delle opere esposte, dei soli due movimenti artistici delle avanguardie storiche che, oggi più che mai, hanno conservato la loro attualità e la loro carica eversiva. Arturo Schwarz sottolinea come “Dada e il Surrealismo siano stati gli unici due movimenti dell’avanguardia storica a non limitarsi a una rivoluzione visiva, ma a propugnare invece una rivoluzione culturale, nel senso maoista di “rivoluzione ininterrotta” e di abolizione dell’antinomia tra teoria e pratica… Dada e il Surrealismo suggerivano una nuova filosofia della vita”.
E’ sempre Schwarz a spiegare il titolo della mostra “Dada e Surrealismo riscoperti”. “Riscoperti” perché la maggior parte delle mostre dedicate a questi due movimenti si sono quasi sempre limitate a presentare i protagonisti più conosciuti dimenticando quelli che vi militarono che hanno invece contribuito a precisarne l’etica e l’estetica. L’esposizione al Vittoriano vuole offrire una panoramica la più esaustiva possibile di queste due filosofie di vita uniti dal comune scopo di rinnovamento ma divisi radicalmente sui loro scopi. Dada fu una rivolta per la rivolta partita dalla tabula rasa per negare in modo radicale tutti i valori; il Surrealismo si collocò sin da subito sotto il segno dell’impegno, dell’engagement altrettanto radicale.
“Prendete un giornale. Prendete un paio di forbici. Scegliete nel giornale un articolo che abbia la lunghezza che voi desiderate dare alla vostra poesia. Ritagliate l’articolo. Tagliate ancora con cura ogni parola che forma tale articolo e mettete tutte le parole in un sacchetto. Agitate dolcemente. Tirate fuori le parole una dopo l’altra disponendole nell’ordine con cui le estrarrete. Copiatele coscienziosamente. La poesia vi rassomiglierà. Eccovi diventato ‘uno scrittore infinitamente originale e fornito di sensibilità incantevole…” : ecco cosa consiglia Tristan Tzara nel 1920 ed ecco sempre lui esclamare nel Manifesto Dada del 1918 che “Dada non significa nulla” e che “l’opera d’arte non deve essere la bellezza in se stessa perché la bellezza è morta”.
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