Leo Steinberg, uno degli storici e critici dell’arte di maggiore celebrita’ della seconda meta’ del XX secolo, ma al tempo stesso anche autore di controversi studi, e’ morto domenica sera nella sua casa di Manhattan all’eta’ di 90 anni. L’annuncio della scomparsa e’ stato dato oggi dalla sua assistente Sheila Schwartz al ”New York Times”. Steinberg era considerato uno dei massimi esperti mondiali del Rinascimento e del Barocco italiano e si era affermato per i suoi studi su Leonardo da Vinci, Michelangelo e Francesco Borromini.
"Tutta l'arte ha per oggetto se stessa. Tutta l'arte originale va alla ricerca dei propri limiti e la differenza tra l'arte del passato e l'arte modernista non ha a che fare con la presenza o meno dell'autodefinizione, ma con la direzione che questa autodefinizione prende”
Tra questi sicuramente si può ricordare il testo da cui è tratta la frase iniziale “Other criteria” pubblicato nel 1972. Nel saggio, che rappresenta la versione integrale di un discorso pronunciato durante una famosa conferenza del 1968 presso il MoMA, lo studioso nato a Mosca nel 1920 criticava l'eccessivo formalismo di Clement Greenberg, trovando nuovi strumenti per analizzare le opere d'arte. Usando un criterio simpatetico infatti secondo Steinberg il critico poteva sospendere il suo gusto per riconoscere la pienezza di quella determinata opera d'arte. Facendo poi innumerevoli esempi sull'arte del passato, propose la definizione di pianale (flatbed) per il piano pittorico, in questo modo questo concetto invitava a comprendere l'opera in tutta la sua integrità, attraverso i diversi processi che avevano permesso la sua creazione, non soltanto la materia di cui era fatta. Su questa definizione molti studiosi nel corso degli anni hanno discusso, Steinberg infatti è stato senza dubbio in tutta la sua vita uno studioso controverso, spesso criticato per le sue interpretazioni, che comunque sono rimaste fondamentali negli studi del settore. Come fu il caso nel 1983 del testo “The Sexuality of Christ in Renaissance Art and in Modern Oblivion” che analizzava la costante raffigurazione nelle opere d'arte rinascimentali dei genitali del Cristo, rappresentati per comprovare la sua umanità. Steinberg era anche un importante collezionista di stampe, nel 2002 ha infatti donato all'Università del Texas, dove aveva insegnato, un importante corpus che comprende più di 3200 opere (tra cui stampe di Durer, Piranesi, Lorrain, Rembrant, Matisse, Grosz, Picasso, Johns).
La grande varietà delle opere che nel corso degli anni ha collezionato, così come i suoi scritti raccontano quello che è stato uno dei suoi tratti più distintivi, e da cui tutti gli storici dell'arte dovrebbero imparare, ossia la grande libertà e la straordinaria modernità con cui si muoveva nelle sue ricerche, non soltanto attraverso la varietà dei temi trattati e per il suo metodo limpido e schietto, ma anche per il suo stile diretto che ha permesso una comprensione attenta e puntuale di quei fenomeni. (Da Arskey)
Rileggendo queste poche righe si avverte subito lo spirito libero e senza pregiudizi del suo autore, Leo Steinberg, considerato uno fra i più grandi storici d'arte americani del Novecento e che è venuto a mancare all’età di 90 anni domenica 13 marzo nel suo appartamento di New York. L'annuncio ufficiale è stato dato ieri sul “New York Times” ed è stato confermato dalla sua assistente Sheila Schwartz. Dallo studio degli artisti rinascimentali, alla sua interpretazione dell'opera Les damoiselles d'Avignon di Picasso nel saggio “The Philosophical Brothel”, fino ad arrivare alle tendenze americane degli anni Cinquanta e Sessanta, attraverso la conoscenza diretta e la promozione di artisti a lui contemporanei, tra cui non si possono non citare Jasper Johns, Robert Raushenberg, Jackson Pollok e Willem de Koonig; la sua vita è stata costellata da continue, infinite e meditate ricerche, che condotte con uno stile poco ortodosso, sono diventate fondamentali nello studio storico artistico.
Tra questi sicuramente si può ricordare il testo da cui è tratta la frase iniziale “Other criteria” pubblicato nel 1972. Nel saggio, che rappresenta la versione integrale di un discorso pronunciato durante una famosa conferenza del 1968 presso il MoMA, lo studioso nato a Mosca nel 1920 criticava l'eccessivo formalismo di Clement Greenberg, trovando nuovi strumenti per analizzare le opere d'arte. Usando un criterio simpatetico infatti secondo Steinberg il critico poteva sospendere il suo gusto per riconoscere la pienezza di quella determinata opera d'arte. Facendo poi innumerevoli esempi sull'arte del passato, propose la definizione di pianale (flatbed) per il piano pittorico, in questo modo questo concetto invitava a comprendere l'opera in tutta la sua integrità, attraverso i diversi processi che avevano permesso la sua creazione, non soltanto la materia di cui era fatta. Su questa definizione molti studiosi nel corso degli anni hanno discusso, Steinberg infatti è stato senza dubbio in tutta la sua vita uno studioso controverso, spesso criticato per le sue interpretazioni, che comunque sono rimaste fondamentali negli studi del settore. Come fu il caso nel 1983 del testo “The Sexuality of Christ in Renaissance Art and in Modern Oblivion” che analizzava la costante raffigurazione nelle opere d'arte rinascimentali dei genitali del Cristo, rappresentati per comprovare la sua umanità. Steinberg era anche un importante collezionista di stampe, nel 2002 ha infatti donato all'Università del Texas, dove aveva insegnato, un importante corpus che comprende più di 3200 opere (tra cui stampe di Durer, Piranesi, Lorrain, Rembrant, Matisse, Grosz, Picasso, Johns).
La grande varietà delle opere che nel corso degli anni ha collezionato, così come i suoi scritti raccontano quello che è stato uno dei suoi tratti più distintivi, e da cui tutti gli storici dell'arte dovrebbero imparare, ossia la grande libertà e la straordinaria modernità con cui si muoveva nelle sue ricerche, non soltanto attraverso la varietà dei temi trattati e per il suo metodo limpido e schietto, ma anche per il suo stile diretto che ha permesso una comprensione attenta e puntuale di quei fenomeni. (Da Arskey)
Da questo link una sintesi del suo fondamentale saggio
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