martedì 14 dicembre 2010

Arte demenziale o perdita dell'aura

Provocatorio e irridente articolo di Luca Beatrice sulla pagine del Giornale, dove analizza il fenomeno, molto comune su facebook, della manipolazione in chiave demenziale di opere d'arte (il gruppo Opere d'Arte Idiote). Qualcuna è anche simpatica, come la cena pulp di Emmaus del Caravaggio o il David obeso; la Maja(la) desnuda è quasi geniale. Tra i soggetti preferiti si segnala la Gioconda e l'Urlo di Munch. Per il resto solo una profonda perdita dell'aura. Fra qualche anno ci ritroveremo di questo passo come in quella scena di Futurama dove il tiro al piattello si faceva con le tele di Leonardo.

«Stupido come un pittore». È ciò che diceva di sé Martin Kippenberger, uno degli artisti più trasgressivi e provocatori transitati sulla terra alla fine dello scorso secolo (per intenderci, è quello della rana crocefissa), avendo compreso quanto fosse difficile dire qualcosa di nuovo e intelligente attraverso una tecnica ormai inadatta ai tempi. A metà anni ’90, peraltro, andò di moda per un breve periodo la corrente soprannominata «Bad Painting», cattiva nei contenuti e pessima nella forma, sponsorizzata da Charles Saatchi che poi se ne pentì in fretta. Il teorico del gruppo, Martin Maloney, spiegava che i pittori avrebbero dovuto dipingere come dei dilettanti, con uno stile trasandato che ne lasciasse trapelare la totale incapacità. E così anche la pittura finisce per perdere l’aura, scivolando nel ridicolo, nel brutto senza appello.
Il fatto è che, a differenza di altri linguaggi, la pittura schifosa inevitabilmente fa ridere, perché sembra il manufatto di un cretino. Non che qualcuno non ci avesse già provato: l’Andy Warhol intento a replicare l’Ultima Cena leonardesca o i quadri metafisici di de Chirico hanno raggiunto inquietanti vette comiche, per non dire di un altro americano, Mike Bidlo, che per anni ha riprodotto in pittura l’orinatoio di Duchamp. Come non avesse portato abbastanza guai l’originale...
Questo genere di arte, paragonato al cinema o alla tv, andrebbe iscritto nel sottosettore della parodia: la messa alla berlina di un quadro, un film o un testo serio, accentuandone ipertroficamente le assurdità, i paradossi, equivocando coi doppi sensi... Se cercate in facebook la pagina «Opere d’arte idiote», tra le centinaia di immagini postate potreste trovarci qualcosa di interessante e una sorta di linea estetica involontaria sul nostro presente, dove la stupidità è davvero un valore aggiunto.
Basta un normale programma grafico per rielaborare un’immagine, estrapolandone un particolare o aggiungendovene un altro completamente fuori contesto, allo scopo di alterarne il significato. Infinite variazioni sul tema che rileggono un’opera d’arte del passato. In testa a questa particolare classifica c’è ancora la Gioconda, già sbeffeggiata da Duchamp con un bel paio di baffi, quindi l’Urlodi Munch, un dipinto che ha avuto il torto di portarsi addosso un così tragico significato da apparire francamente insopportabile. Ad esempio la Gioconda interpreterà il ruolo di una cicciona alla Botero o di Bart Simpson, di un gangsta rap o di un cyborg o di una bionda appena uscita dal chirurgo estetico; può partecipare a un party lesbo o andarsene sulla luna, finché, sfinita, deciderà di uscirsene dal quadro. Per quanto riguarda l’Urlo, i navigatori di facebook si domandano perché diavolo quello strano individuo debba strillare così forte: ha fatto gol, l’hanno spaventato, molestato o, magari, gli hanno soffiato una vuvuzela nell’orecchio?
Un critico sveglio potrebbe inventarsi la nuova tendenza dell’«arte demenziale» e selezionare lacréme in questo crescente campionario di idiozie. Qualcosa di spiritoso e acuto qua e là appare, come il Dejeneur sur l’herbe trasformato in uno strip poker, i famosi Coniugi Arnolfini in stile Playmobile e il mondo di Escher rifatto con il Lego. Abbiamo anche un Picasso del periodo blu che ritrae Keith Richards e Darth Vader dentro il paesaggio romantico per eccellenza, le montagne avvolte della nebbia da Caspar Friedrich. Una risata la strappa anche la Maja(la) Desnuda che riceve la visita, certamente gradita, di Rocco Siffredi.
Nel book fotografico delle «Opere d’arte idiote» ci finiscono anche degli artisti veri, o quanto meno convinti sulla carta di contare sulla legittimità del proprio mestiere. In primis uno dei massimi esponenti della street art, il famigerato Banksy, che ancora non riusciamo a distinguere da un vero cialtrone. Quindi Filippo Panseca, negli anni Ottanta inventore delle faraoniche scenografie per Bettino Craxi ai convegni del Psi, autore di un ciclo di dipinti sugli Amori di Silvio; infine Giuseppe Veneziano, pittore pop piuttosto noto in Italia, che riesce sempre a fare incazzare qualcuno nonostante i colori zuccherosi e infantili dei suoi quadri, una sapiente e cinica mescolanza tra sacro e profano, pornografia e innocenza, infanzia e depravazione. Lui sì, perfettamente consapevole che l’idiozia è strettamente connessa al fare arte, anzi addirittura necessaria. Che l’intellettualismo sia ormai lontano anni luce dalla cultura del presente lo dimostra proprio la crescente quantità di immagini postate in questa categoria, dove l’accesso è libero e bisogna farsi largo tra le scemenze per trovare quel non molto di buono che c’è in giro, in Rete o in galleria.





E se proprio vogliamo dirla tutta preferisco quest'altro gruppo (Anche le Statue e i Quadri parlano) dove l'ironia è maggiore, e anche l'effetto. Alcuni dialoghi sono geniali ed esilaranti. Ecco un selezione:






1 commento:

  1. La mia opera preferita rimane, La lezione di anatomia di Rembrandt con Allegro Chirurgo http://farm2.static.flickr.com/1343/5128556321_129a9887fc.jpg

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