Pensando ad un'immagine adatta per augurare a tutti i lettori del blog un buon Natale, la prima che mi è venuta in mente, di certo per la sua bellezza, è la pala con l'Adorazione dei pastori del Correggio. La tela, conosciuta anche col nome della Notte, commissionata nel 1522 per la chiesa di San Prospero di Reggio Emilia, è tra i capolavori dell'artista per l'intimo e tenero legame tra le figure, per l'aria domestica e felice che vi si respira e per l'incredibile gioco di luci ed ombre con la luce sacra del bambino che investe ogni cosa, riverberando tra le nubi dove stupendi angeli, che richiamano gli affreschi della cupola di Parma, animano la composizione. Il Bambino, adagiato nudo nella mangiatoia, è la fonte di luce della scena, elemento fondato sulle Rivelazioni di Santa Brigida di Svezia che, a metà del XIV secolo, affermava che lo splendore del Bambino alla nascita oscurava ogni altro lume presente, anche la luce del cero che S. Giuseppe sorreggeva con la mano, particolare questo che si ritrova frequentemente nell’iconografia fiamminga offrendo agli artisti l’occasione per nuove soluzioni luministiche. L’Adorazione dei pastori simboleggia la promessa del regno di Dio rivolta per primi ai poveri e agli strati più modesti della società. Lo spontaneo omaggio del popolo è vissuto in un rapporto dialettico quasi paritario con la Sacra Famiglia, con la quale pastori e contadini condividono la povertà dell’ambiente ed una precaria situazione sociale, ma ciò non fa vacillare la fede nel riconoscimento del Re-Signore, bensì ne esalta come assolutamente naturale la scelta di manifestarsi proprio fra gli umili del suo popolo. Nell’arte occidentale i due momenti principali della Natività, l’Adorazione dei pastori e quella dei magi, solo eccezionalmente sono riuniti in un’unica raffigurazione, anzi nel corso dei secoli le due rappresentazioni vengono sempre più distinte, attribuendosi un rilievo specifico alla Natività ed un altro all’Adorazione dei magi.
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