Ippocrate di Coo o di Kos, considerato il padre della medicina, ci ha lasciato un aforisma che ritengo estremamente affascinante. La frase recita così: "Ὁ βίος βραχὺς, ἡ δὲ τέχνη μακρὴ, ὁ δὲ καιρὸς ὀξὺς, ἡ δὲ πεῖρα σφαλερὴ, ἡ δὲ κρίσις χαλεπή" (Ho bíos brachýs, he de téchne makré, ho de kairós oxýs, he de peîra sphaleré, he de krísis chalepé). Verrà ripreso dalla lingua latina: Vita brevis, ars longa, occasio praeceps, experimentum periculosum, iudicium difficile a significare "la vita è breve, l'arte è lunga, l'occasione fuggevole, l'esperimento pericoloso, il giudizio difficile". In forma abbreviata - Vita brevis, ars longa - l'aforisma è citato da Seneca nel suo De brevitate vitae.
In breve la frase è da legare al tema del giudizio e dell’insufficienza dell’uomo a possedere, nell’arco di una vita, tutti gli strumenti per comprendere la vastità di un tema. Mi piace intendere l’aforisma così: l’arte è così grande e la vita tanto breve ovvero considerare come l’immensità dell’arte, con le sue molteplici valenze semantiche, culturali, estetiche, non si può possedere appieno, neanche durante tutta una vita. Vi è una completa sproporzione tra il giudizio dell’uomo e il concetto di arte, come vi è differenza tra l’imperfezione del primo e la perfezione dell’altra. Non impossibilità di giudizio, bensì universalità dell’arte. Vanitas.
Ed era anche il motto dei "Nice"!
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