E continuando con le Annunciazioni ho trovato quest’altra versione in chiave contemporanea dove il messaggio passa per un televisore; la fotografa è Roberta Torre (la regista di Tano da morire) la quale ha saputo fondere la cultura pop e l’iperrealismo, il kitsch e l’ossessione per il corpo femminile, realizzando una serie di scatti di donne comuni (dal titolo Ma-donne) dove gioca tra inquadrature cinematografiche e un sottile gusto per l’ironia ed il grottesco, non dimenticandosi mai della tradizione, in particolare dell’iconografia siciliana tradizionale.
Suggestivi e mai banali sono anche gli altri scatti della serie dove propone una sorta di “santine popolari” naif e barocche, sacre e ordinarie; "donne comuni, corpi che ho vestito, spogliato e sezionato come una bambina fa con la sua Barbie, trasformandole in donne ultraterrene (ma-donne) fino ad arrivare alla loro essenza sacrale e misteriosa: la femminilità"; infatti "Ma-donna prima ancora che a una visione sacra rimanda all'etimologia (laica) del termine: mia donna".
Ma non è nuovo, in campo fotografico, la forte ispirazione verso l’iconografia mariana rivista in chiave pop-olare dove la Vergine assume lo status di icona, ma in senso moderno; non è più “eikon”, immagine (sacra), ma figura legata ad uno stile, un look o un modo di vita che può essere riproposto o sovvertito (come nel caso delle foto di Pierre e Gilles o il celebre manifesto di Lady Vendetta). La de-sacralizzazione dell’iconografia sacra attraverso un meccanismo di ostensione-ostentazione porta ad un’immagine di facciata che mantiene solo l’involucro del divino, portato all’ennesima potenza iconica, con un progressivo dissolversi del mistico. Quello che resta saranno solo corpi assenti.
Tutto il resto è kitsch.
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