Il MoMA di New York sta ospitando fino al 31 marzo la significativa personale di Marina Abramović. La mostra è la prima dell’artista a includere sia opere di documentazione che performance. Organizzata da Klaus Biesenbach – direttore del P.S.1 e chief curator del dipartimento media e performance art del MoMA – presenta oltre cinquanta opere create dalla Abramović nell’arco di quattro decadi. Tra le più importanti artiste contemporanee la Abramovic ha sempre interagito col corpo, il suo, e con temi crudi che vanno dalla morte all’olocausto alle tradizioni della sua terra natia, i balcani, rivisitate con occhio lucido e grottesco. Le sue “macabre” performance giocano sulla valenza estetica del corpo, feticcio o involucro da usare come tela grezza, e sulla catarsi che l’atto artistico comporta. La sessualità, sempre esplicita, non cade mai nell’osceno bensì, celata dalla forza rivelatrice della carne, diventa una sorta di preghiera.
L’evento del Moma è, inoltre, senza precedenti poiché rappresenta la sua più grande fatica, diventando la più lunga performance della sua carriera; tale intervento artistico infatti la vede impegnata 7 ore al giorno per ben 3 mesi, per circa 600 ore totali di performance. “Le performance richiedono un'energia sterminata e, invecchiando, il corpo è in difficoltà” spiega Abramovic, “eppure le mie azioni diventano sempre più lunghe e difficili con il passare degli anni. Perché con la forza della mente si può fare qualunque cosa: non serve un allenamento olimpionico, ma volontà e disciplina”. Abramovic sarà presente, durante gli orari di apertura al pubblico, seduta in assoluto silenzio ad un tavolo nell’atrio del museo. Gli spettatori avranno la possibilità di sedersi di fonte a lei per tutto il tempo che riterranno necessario, diventando così parte integrante e necessaria della performance, nonostante l’artista rimarrà in silenzio. Fondamentale anche in questo caso la presenza del pubblico che mai come nella performance riesce ad entrare esso stesso nell’opera d’arte, a stretto contatto con l’artista (fonte).
La performance è fruibile in Live-Streaming dal sito del Moma, basta cliccare l’immagine qui in basso.
E dal sito GlobArtMag le ironiche ma interessanti impressioni del critico Jerry Saltz sulla mostra: “Ho avuto un contatto genitale alla mostra di Marina Abramovic”
Ho avuto l'opportunità di vederla anche a Torino alla GAM, quella donna è un genio!
RispondiEliminaA me pare solo una grande masochista:..
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