Per una volta tanto, dopo la disastrosa e inquietante campagna-minaccia del MibAc “Se non lo visitate lo portiamo via”, una bella campagna pubblicitaria che punta ad un incontro personale con le opere, non immune da una certa componente sentimentale e anacronistica quanto basta.
La vita dell’arte, come spiega Settis in Futuro del “classico”: “La plasticità è come un’energia che scaturisce dal profondo segreto del loro essere: attraversa tutto il corpo, carica di emozioni, desideri e problemi che la spingono interiormente a provocare questo o quel movimento”. Queste parole del grande regista teatrale K. S. Stanislavskij, riferite agli attori, si prestano bene a descrivere la forza espressiva delle statue. Gli antichi infatti, per la loro consuetudine col teatro, conoscevano l’universalità del linguaggio del corpo e l’importanza dell’indagine psicologica, ed esprimevano mirabilmente le tensioni della vita interiore nella plastica dei corpi. Tensioni ed emozioni che realmente lo spettatore rivive in sé (come oggi la scoperta dei “neuroni specchio” conferma). Questo fenomeno dell’empatia suscitata dalle arti visive è sembrato particolarmente adatto a rappresentare l’auspicio di “saper guardare al classico come qualcosa di sorprendente da riconquistare ogni giorno”.
Il Link al sito: http://www.archeorm.arti.beniculturali.it/node/782
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Ana