venerdì 25 dicembre 2009
La Notte di Correggio
giovedì 17 dicembre 2009
Napoli – Ritorno oltre il barocco
In questo periodo Napoli si può definire oltremodo la capitale del barocco in virtù di due importanti mostre. La prima, molto interessante, curata da Nicola Spinosa e intitolata Ritorno al Barocco. Da Caravaggio a Vanvitelli, si divide in 6 musei della città e presenta opere per lo più di recente acquisizione conoscitiva o mai esposte in città. Rispettivamente:
Capodimonte: storie sacre e profane da Caravaggio a Solimena (1606-1747)
Castel Sant’Elmo: restauro di dipinti e oggetti dal 1600 al 1750. Obiettivo sul barocco con le fotografie di Luciano Pedicini.
Certosa e Museo di San Martino: Il barocco in Certosa-scultura barocca-ritratti storici e immagini della città.
Museo Duca di Martina: le arti decorative.
Museo Pignatelli: Natura in posa
Palazzo Reale: architettura, urbanistica e cartografia da Domenico Fontana a Ferdinando Sanfelice, corredi barocchi nell’appartamento storico e presepe.
Ritorno al barocco documenta, rispetto alle tre mostre storiche organizzate dalla soprintendenza tra il 1979 e il 1984 (Civiltà del Settecento a Napoli, con sedi a Napoli, Chicago e Detroit; Painting in Naples from Caravaggio to Luca Giordano, con sedi a Londra, Washington, Parigi e Torino; Civiltá del Seicento a Napoli, con sede a Napoli), i progressi degli studi di questi ultimi trent´anni su aspetti, momenti e ′generi′ che caratterizzarono la cultura artistica napoletana dall´arrivo del Caravaggio nel 1606 alla presenza in città di Luigi Vanvitelli e Ferdinando Fuga nel 1750.
Tra i capolavori esposti la Flagellazione di Caravaggio, la Salomè con la testa del Battista di Battistello Caracciolo, il Martirio di San Lorenzo di Stanzione, l’Adorazione dei Magi del Maestro dell’annunciazione ai pastori.
La seconda, che reputo estremamente affascinante, si intitola BAROCK - Arte, Scienza, Fede e Tecnologia nell’Età Contemporaneae e nasce di per sé da un cortocircuito concettuale, ovvero da un suggestivo ricorso all’anacronismo. L’assunto principale della mostra, visitabile al MADRE fino al 5 aprile, è dimostrare come artisti contemporanei abbiamo seguito, nella realizzazione delle loro opere, gli stessi meccanismi visivi che hanno reso grandiosa e potente l’arte barocca. L’interesse dei contemporanei per il mondo della scienza e delle nuove tecnologie è lo stesso che afferrava anche gli artisti seicenteschi; entrambi inoltre puntano sulle sensazioni, sulla meraviglia, sullo stupore, sull’irreale realizzabile, quasi sull’assurdo: sull’affermare la possibilità di comprendere e cambiare il mondo allargandone i confini sensoriali e percettivi. Il tutto evidenziato da un’esuberante strategia espositiva. La scelta degli artisti, infine, è di tutto rilievo: Adel Abdessemed, Micol Assaël, Matthew Barney, Domenico Bianchi, Bianco - Valente, Antonio Biasiucci, Keren Cytter, Mircea Cantor, Maurizio Cattelan, Jake & Dinos Chapman, Claire Fontaine, Lara Favaretto, Gilbert & George, Douglas Gordon, Mona Hatoum, Damien Hirst, Anish Kapoor, Jeff Koons, Jannis Kounellis, Shirin Neshat, Carsten Nicolai, ORLAN, Philippe Parreno, Giulia Piscitelli, Michal Rovner, Cindy Sherman, Jeff Wall, Sislej Xhafa. Cio’ che accomuna a colpo d’occhio gli artisti presenti nella mostra ai maestri del barocco e’ il fatto che operano tutti attraverso immagini -sensazionali-, che puntano a colpire i sensi, ad essere estreme nella loro violenza, nella loro sensualità, nella loro franchezza, sovvertendo ogni categoria e sconfinando da ogni definizione. Come se l’arte, oggi come nel XVII secolo, dovesse osare sempre di piu’ per reinventare un mondo divenuto piu’ incerto sulle sue varie e contraddittorie e spesso terribili rappresentazioni. (fonte).
Molto interessante l’opera di Cattelan – Untitled – del 2008. Riporto il testo della scheda ripreso dal sito del MADRE.
“Una donna di spalle, la faccia e il corpo costretti contro un lenzuolo bianco del tutto simile a quello di un letto d’ospedale o di morte. È un’immagine di coercizione e di tortura, che la posizione verticale rende simile a una crocefissione, ma senza riprenderne alcuna tradizionale iconografia: la figura non è inchiodata a due pali e non è frontale. Esposta per la prima volta nel 2008 sulla facciata della chiesa di Pulheim (Colonia) per esprimere la lotta dell’uomo contro il potere della morte, quest’installazione basa la propria forza perturbante sul ribaltamento delle coordinate spaziali dal piano alla parete, per rappresentare una condizione femminile di asservimento e prostrazione, di negazione e annullamento dell’identità, dal momento che della figura non è possibile in alcun modo intravedere il volto. E il ricordo corre a Ipazia d’Alessandria, fatta a pezzi nel 415 d.C., e ai roghi delle caccie alle streghe. La particolare iconografia è mutuata da un ritratto di Francesca Woodman, l’artista italo-americana morta suicida nel 1981 a soli 22 anni, in cui l’autrice si raffigura attaccata allo stipite superiore di una porta. Fotografia che Cattelan traduce nel 2007 in resina per esporla alla Kunsthaus di Bregenz. La morte è il tema attorno al quale ruota la riflessione dell’artista - da Bidibibodibiboo, il piccolo scoiattolo suicida, a Piumino, la tomba per un cagnolino - ma ora è affrontato in modo più diretto e sconcertante e, soprattutto, senza la solita ironia. “Noi siamo forse le uniche creature – spiega Cattelan - intimamente consapevoli del fatto che dovranno morire, anche quando la morte non è imminente.”
martedì 15 dicembre 2009
Ars longa, vita brevis
Ippocrate di Coo o di Kos, considerato il padre della medicina, ci ha lasciato un aforisma che ritengo estremamente affascinante. La frase recita così: "Ὁ βίος βραχὺς, ἡ δὲ τέχνη μακρὴ, ὁ δὲ καιρὸς ὀξὺς, ἡ δὲ πεῖρα σφαλερὴ, ἡ δὲ κρίσις χαλεπή" (Ho bíos brachýs, he de téchne makré, ho de kairós oxýs, he de peîra sphaleré, he de krísis chalepé). Verrà ripreso dalla lingua latina: Vita brevis, ars longa, occasio praeceps, experimentum periculosum, iudicium difficile a significare "la vita è breve, l'arte è lunga, l'occasione fuggevole, l'esperimento pericoloso, il giudizio difficile". In forma abbreviata - Vita brevis, ars longa - l'aforisma è citato da Seneca nel suo De brevitate vitae.
In breve la frase è da legare al tema del giudizio e dell’insufficienza dell’uomo a possedere, nell’arco di una vita, tutti gli strumenti per comprendere la vastità di un tema. Mi piace intendere l’aforisma così: l’arte è così grande e la vita tanto breve ovvero considerare come l’immensità dell’arte, con le sue molteplici valenze semantiche, culturali, estetiche, non si può possedere appieno, neanche durante tutta una vita. Vi è una completa sproporzione tra il giudizio dell’uomo e il concetto di arte, come vi è differenza tra l’imperfezione del primo e la perfezione dell’altra. Non impossibilità di giudizio, bensì universalità dell’arte. Vanitas.
sabato 12 dicembre 2009
Sesto convegno della nuova critica d’arte italiana
Lodevole iniziativa quella che si svolgerà a Termoli il 17 e 18 dicembre. Presso il liceo Artistico Statale “B. Jacovitti”, in via Corsica, organizzato da Nino Barone si terrà il IV Convegno della Nuova Critica d’Arte Italiana. Riporto l’interessantissimo programma con i vari interventi i quali, ad una prima analisi, vogliono essere spunti di riflessione sullo stato dell’arte in Italia e in Molise oggi.
PROGRAMMA
Giovedì 17 dicembre 2009
ore 10.00/10.30 Apertura dei lavori del Convegno e saluto delle Autorità:
Dirigente Scolastico del Liceo Artistico”B: Jacovitti” Antonio Mucciaccio
Presidente della Provincia di Campobasso Nicola D'Ascanio,
Presidente del Consiglio Regione Molise Michele Picciano
Assessore alla Cultura della Provincia di Campobasso Nicola Occhionero
Assessore ai Servizi Sociali e Scolastici Antonio Russo
ore 10.30 /10.45 Presentazione del Convegno a cura degli organizzatori
Nino Barone, Antonio Picariello, Giuseppe Siano
ore 10.45/13.00 Interventi
Gasbarrini Antonio
Angelus Novus:l'arte nelle macerie / le macerie dell'arte
Ferrara Daniele
Il contemporaneo in Molise
Picariello Antonio
LE UNIVERSITA' DEI CRITICI + LE ACCADEMIE DEGLI ARTISTI = EPISTEMOLOGIA + PENSIERO + TECNICA = ELOGIO DELLA STUPIDITA' IN “A” COME AMICIZIA
Siano Giuseppe
Contributi per una nuova estetica, a partire dall'esperienza della manifestazione ARTMEDIA
Caliendo Giada
Il sogno dell'arte: un'indagine irrinunciabile
Romoli Luciano
Algoritmi – Eidoalgoritmi
ore 12.30/13.20 Dibattito e conclusioni
ore 17.30/18.30 Performance dell'artista Albert Mayr, Sala Colitto
Venerdì 18 dicembre 2009
ore 10.00712.30 Inizio dei lavori, interventi
Bordini Silvia
Arte e multimedialità
Mayr Albert
Musiche del tempo
Salerno Giuseppe
Tempo Reale, l'arte telematica in Italia (1986/1991)
Vitiello Aristide
Identità e territorio – Ruolo dell'arte e architettura
Ferraris Paola
Le prove dell'avanguardia
D'Ambrosio Matteo
L'Arte? Si è trasferita, e il resto non conta
Vicari Alessandra
Scatti di Genere
ore 12.30/13.20 Dibattito e conclusioni
ore 17.30/18.30 Performance dell' artista Albert Mayr con gli studenti del Liceo Artistico “Azione nella Città”
mercoledì 9 dicembre 2009
La “Natività” di Caravaggio in pasto ai maiali
Con grande tristezza pubblico queste rivelazioni del pentito Spatuzza le quali, se fossero vere, scriverebbero la parola fine sulla lunga e misteriosa vicenda del quadro di Caravaggio. Pare strano che la Mafia, di certo attentissima al valore materiale dell’oggetto e al suo peso “politico”, sia stata così maldestra da rovinarlo irrimediabilmente (quando si tratta di opere d’arte non si può essere mai sicuri delle loro vicende e passaggi) ma le parole del pentito, se fossero riscontrate, non lascerebbero più molta speranza.
"Ho saputo da Filippo Graviano nel carcere di Tolmezzo intorno al 1999 che il quadro era stato distrutto negli anni Ottanta. La tela era stata affidata ai Pullarà (capimafia della cosca di Santa Maria di Gesù), i quali l'avevano nascosta in una stalla, dove era stata rovinata, mangiata dai topi e dai maiali, e perciò venne bruciata". Fonte
Un Caravaggio in pasto ai maiali mi fa piangere letteralmente il cuore.
Resta l’ipotesi che Spatuzza abbia confuso il dipinto. Anni fa il pentito Francesco Marino Mannoia, deponendo nel processo a Giulio Andreotti, rivelò che i ladri, inesperti, danneggiarono irreparabilmente la tela nel tentativo di avvolgerla. Ma si è poi accertato che il furto di cui parlava il collaboratore riguardava un altro quadro, di valore artistico inferiore, del pittore Vincenzo da Pavia. ''Siamo sicuri che la Natività è ancora integra'', aveva detto il colonnello Musella quando, nelle settimane scorse, ha partecipato a Palermo alla presentazione del libro ''Il muro di vetro'' del giornalista e scrittore Giuseppe Quatriglio che ricostruisce appunto in forma romanzata la vicenda del Caravaggio rubato. Anche il procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone, titolare dell'inchiesta, si è detto sicuro che il quadro non è andato distrutto.