Un interessante proposta per leggere la Grande Bellezza di Sorrentino sotto lo sguardo della storia dell'arte con influenze e ispirazioni. Il film vive in effetti di questo perenne scambio osmotico tra bellezza, struttura e forma, e disordine (sopratutto interno e mentale) e decadenza. Uno sguardo disincantato e trasognato tra le pieghe di una città eterna per nome e per questo quasi indifferente, o superiore, agli sviluppi della microstoria. Ma il tempo che passa, e segna i passi dei protagonisti, è forse l'elemento che più di tutti concorre a trasfigurare l'esistenza singola e collettiva. Allora la città appare come un'infinito elogio alla vanità e alla bellezza delle cose.
"L’invito a scorrere mentalmente i fotogrammi de La Grande Bellezza chiedendo loro se riescono a vedere nella filigrana di quest’opera alcune grandi opere della storia dell’arte del nostro Paese, anzi del nostro continente. Nella galleria qui acclusa vengono infatti proposte della ‘diadi’: un frammento del film di Sorrentino e un’opera della storia dell’arte (l’intero o un dettaglio), l’uno come codice cifrato dell’altra, in un gioco di riflessi che meriterebbe, forse, un’analisi sistematica e dettagliata. Chi ha condotto questa ricerca – che proponiamo come atto di informazione realizzato davvero gratis et amore da tutti coloro che vi hanno preso parte – ha pensato e trovato decine di diadi: quelle della galleria di PEM, che l’
Istituto italiano di cultura di Los Angeles ha accolto per offrirle in visione a chi passa in quelle sale all’approssimarsi della notte degli Oscar, sono solo alcune, citate qui come fossero il campionario di una mostra ancora da fare e di un libro da scrivere". (Fonte:
Treccani)
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Rembrandt, attribuito, Testa di Cristo, XVII sec. Filadelfia, Philadelphia Museum |
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Georges Seurat, Studio per Une dimanche après midi à l’Île de la Grande Jatte, 1884-1885. New York, Metropolitan Museum of Art |
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Umberto Boccioni, La risata, 1911 New York, Museum of Modern Art (MoMA) |
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Amedeo Modigliani, Nudo disteso, 1917 New York, Metropolitan Museum of Art |
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Luis Tristán de Escamilla, Santa Monica, 1616. Madrid, Prado |
Complimenti per gli accostamenti, che trovo molto pertinenti, e per il coraggio della tua riflessione, ossia il riconoscimento del valore artistico della rappresentazione visiva attuata dal regista in contrapposizione a quella critica cinematografica che l'ha interpretata piuttosto come un ecamotage.
RispondiEliminaTi invito a fare lo stesso lavoro con il film precendetne "This must be the place" in cui ho visto molti riferimenti all'arte statunitense, in particolare ad Hopper, come nella prima scena della donna alla finestra dove la contaminazione permea finanche gli aspetti scenografici (http://www.heliosfera.blogger.com.br/Edward%20Hopper%20ttt.jpg) .
Un saluto, Roberto
Ti ringrazio per l'apprezzamento. Lo trovo un film visionario nel senso che viene privilegiata la visione al racconto e alla poesia. I contrasti sono molti e la Roma che emerge è esattamente quella di oggi, vuota e muta perchè ormai il popolo ha abbandonato il suo centro storico rimasto in mano a faccendieri, politici, vip e aristocratici decaduti. Non è la Roma di Pasolini, Scola, Monicelli ma neanche quella di Fellini. Molti per sminuirlo pongono il contrasto con Roma di Fellini ma la visione della Roma a lui contemporanea è esattamente una visione eccessiva, barocca e sostanzialmente critica e decadente (basta vedere le scene del ritrovamento degli affreschi romani o della sfilata di moda) mentre per tornare alla Roma autentica anche Federico ha dovuto ricordare quella fascista della sua giovinezza. Guarderò con attenzione allora anche quest'altro film.Un saluto
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